mercoledì 22 ottobre 2014

VINCENZO CARBONELLI

Insigne patriota, compì i primi studi presso il seminario predilendo i grandi della letteratura latina ed italiana, quali Livio, Tacito, Dante, Machiavelli, Alfieri e Foscolo. Sono i grandi che predilesse, le cui “ossa sembrano ancor fremere amor di patria”. Andò a Napoli a studiare medicina e si iscrisse alla “Giovane Italia”.Il suo “vivace” carattere ne fece un “capo” fra i giovani che lo conoscevano e lo seguivano.  Lo sdegno contro la tirannide, l’odio contro chi usurpava la sua terra con il proprio dominio, venne alimentato dall’esito negativo della spedizione dei fratelli Bandiera, ragion per cui si impegnò in prima linea per indurre il governo borbonico a concedere un sistema politico meno oppressivo e più libero.Le riforma di Pio IX, di Carlo Alberto e del Granduca di Toscana alimentarono di speranza gli ideali patriottici, anche se Fernando II perseverava nel suo vetusto sistema poliziesco.L’insurrezione di Palermo e la proclamazione della Repubblica in Francia diedero l’avvio ai moti rivoluzionari nel Mezzogiorno. Il 12 febbraio 1848 il nostro concittadino, alla testa di accesi liberali, diede vita ad una significativa rivolta. Percorrendo le vie di Napoli gridava”Abbasso il fedifrago Bozzelli”, che da liberale era diventato reazionario. Passò davanti al palazzo dell’Ambasciatore d’Austria, si appropriò dello stemma che raffigurava l’aquila bicipide, la ruppe e distribuì i pezzi a coloro che erano con lui. Era palese lo sdegno verso la nazione che aveva sostenuto i borboni e l’aveva privato della libertà. Il Bozzelli si salvò ma il ministero reazionario cadde.Il 10 marzo chiese ed ottenne l’espulsione dei gesuiti. Dopo aver partecipato ad altri conflitti tumultuosi si rifugiò a Roma, accostandosi ai repubblicani.Presidente del Comitato dei cospiratori contrastò e si prodigò per abbattere il potere temporale dei Papi; con la proclamazione della repubblica romana, avendo saputo di essere stato condannato a morte, si arruolò, con Mameli ed altri, al seguito di Garibaldi.Caduta la Repubblica volle raggiungere Venezia, ultimo presidio austriaco. Fu fatto prigioniero e sottoposto a crudeli torture, ma una notte si precipitò in mare e fu salvato da un veliero turco che lo portò in salvo in un villaggio presso Costantinopoli.Riuscì a raggiungere Marsiglia e poi Parigi, ma fu espulso per aver ancora una volta cospirato contro il Borbone.A Genova entrò in contatto con il Pisacane e quando nel 1854 scoppiò il colera si dedicò a curare i malati.Ecco nel frattempo sopraggiungere la Spedizione dei Mille: vi prese parte col grado di maggiore.Catalafimi lo vide valoroso combattente, al Ponte dell’Ammiragliato salvò Benedetto Cairoli.Calmò i tumulti accesi in Irpinia e partecipò alla battaglia del Volturno.Fedele agli ideali mazziniani e garibaldini, combattè durante la terza guerra d’indipendenza nel Tirolo contribuendo alla vittoria di Bezzecca.Sempre tra i seguaci di Garibaldi prese parte alle imprese di Monterotondo e Mentana.Il 18 novembre 1865 fu eletto dai suoi tarantini deputato e, postosi alla sinistra, difese con veemenza la democrazia e i diritti di Taranto.Morì a Roma nel 1901, portando con sé il ricordo di quanto aveva fatto  fieramente come patriota per l’unità e la grandezza dell’Italia e, nella vita privata, come medico.La città di Taranto gli dedicò una delle piazze principali.



domenica 12 ottobre 2014

RICORDIAMO L'AUTUNNO DEL 1864 COME IL PERIODO DI FONDAZIONE DI FIRENZE CAPITALE D'ITALIA!

Esattamente 150 anni fa, a partire dal 15 settembre, con gli accordi tra Italia e Francia ovvero la "convenzione di settembre" con cui l'Italia s'impegnava a non invadere lo stato della Chiesa, prima, poi con i tumulti popolari di Torino del 21-22 settembre contro lo spostamento della capitale(più di 500 vittime),e l'iter parlamentare che si concluse il 19 novembre con il voto favorevole di 269 deputati, Firenze divenne capitale d'Italia col proposito di avvicinare la capitale al centro geografico del paese, ideale auspicato da sempre da Garibaldi. Nello stesso anno, per non creare alcun alibi a coloro che gridavano al "complotto massonico" contro Torino,il generale dovette dimettersi da gran maestro della massoneria, e dedicarsi alla prima internazionale dei lavoratori(fondata pochi mesi prima)e alla Lega internazionale della Pace e della Libertà.I torinesi forse avevano ragione di recriminare su questa decisione visto che il Piemonte era lo stato che aveva dato "corpo" legale e militare al nuovo stato italiano, tuttavia altre regioni avevano partecipato al moto d'indipendenza nazionale, e ricordiamo la Sicilia che aveva dato fiatoalla rivolta di tutto il sud, la Sardegna che aveva preservato il Regno sabaudo negli anni bui di Napoleone,l'Emilia-Romagna e soprattuttoil Granducato di Toscana che si erano uniti liberamente al regno d'italia(sabaudo)pur trovandosi in una situazione economica-sociale non del tutto spregevole!I fiorentini sapevano bene che la loro città sarebbe stata una capitale di "passaggio" in vista di Roma, baricentro d'italia, ma erano ben consci,come lo siamo ancora noi oggi,che Firenze era, comunque, la capitale delle arti e della letteratura italiana, ed è ancora un primato fiorentino che s'identifica col PRIMATO DEGLI ITALIANI, quello di dare al mondo l'ideale della BELLEZZA che -come disse Dostojevsky- "E' l'ideale che salverà il mondo!"

mercoledì 8 ottobre 2014

AMOR DI PATRIA

"Perché amo l’Italia? Non ti si son presentate subito cento risposte? Io amo l’Italia perché mia madre è italiana, perché il sangue che mi scorre nelle vene è italiano perché è italiana la terra dove son sepolti i morti che mia madre piange e che mio padre venera, perché la città dove son nato, la lingua che parlo, i libri che m’educano, perché mio fratello, mia sorella, i miei compagni, e il grande popolo in mezzo a cui vivo, e la bella natura che mi circonda, e tutto ciò che vedo, che amo, che studio, che ammiro, è italiano. Oh tu non puoi ancora sentirlo intero quest’affetto. Lo sentirai quando sarai un uomo, quando ritornando da un viaggio lungo, dopo una lunga assenza, e affacciandoti una mattina al parapetto del bastimento, vedrai all’orizzonte le grandi montagne azzurre del tuo paese; lo sentirai allora nell’onda impetuosa di tenerezza che t’empirà gli occhi di lagrime e ti strapperà un grido dal cuore. Lo sentirai in qualche grande città lontana, nell’impulso dell’anima che ti spingerà fra la folla sconosciuta verso un operaio sconosciuto dal quale avrai inteso passandogli accanto, una parola della tua lingua. Lo sentirai nello sdegno doloroso e superbo che ti getterà il sangue alla fronte, quando udrai ingiuriare il tuo paese dalla bocca d’uno straniero. Lo sentirai più violento e più altero il giorno in cui la minaccia d’un popolo nemico solleverà una tempesta di fuoco sulla tua patria, e vedrai fremere armi d’ogni parte, i giovani accorrere a legioni, i padri baciare i figli, dicendo: - Coraggio! - e le madri dire addio ai giovinetti, gridando: - Vincete! - Lo sentirai come una gioia divina se avrai la fortuna di veder rientrare nella tua città i reggimenti diradati, stanchi, cenciosi, terribili, con lo splendore della vittoria negli occhi e le bandiere lacerate dalle palle, seguiti da un convoglio sterminato di valorosi che leveranno in alto le teste bendate e i moncherini, in mezzo a una folla pazza che li coprirà di fiori, di benedizioni e di baci. Tu comprenderai allora l’amor di patria, sentirai la patria allora, Enrico. "
Cuore-Edmondo De Amicis

(perdonate la fonte ripetitiva delle citazioni, ma questo libro esprime perfettamente tutti i valori italiani,i valori in cui credo, quei valori che hanno reso grande la nostra patria e che tutti dovrebbero seguire, ma che purtroppo stiamo perdendo)

lunedì 6 ottobre 2014

FIRENZE CAPITALE D'ITALIA



 
 RICORDIAMO L'AUTUNNO DEL 1864 COME IL PERIODO DI FONDAZIONE DI FIRENZE CAPITALE D'ITALIA!
Esattamente 150 anni fa, a partire dal 15 settembre, con gli accordi tra Italia e Francia ovvero la "convenzione di settembre" con cui l'Italia s'impegnava a non invadere lo stato della Chiesa, prima, poi con i tumulti popolari di Torino del 21-22 settembre contro lo spostamento della capitale(più di 500 vittime),e l'iter parlamentare che si concluse il 19 novembre con il voto favorevole di 269 deputati, Firenze divenne capitale d'Italia col proposito di avvicinare la capitale al centro geografico del paese, ideale auspicato da sempre da Garibaldi.
Nello stesso anno, per non creare alcun alibi a coloro che gridavano al "complotto massonico" contro Torino,il generale dovette dimettersi da gran maestro della massoneria, e dedicarsi alla prima internazionale dei lavoratori(fondata pochi mesi prima)e alla Lega internazionale della Pace e della Libertà.
I torinesi forse avevano ragione di recriminare su questa decisione visto che il Piemonte era lo stato che aveva dato "corpo" legale e militare al nuovo stato italiano, tuttavia altre regioni avevano partecipato al moto d'indipendenza nazionale, e ricordiamo la Sicilia che aveva dato fiatoalla rivolta di tutto il sud, la Sardegna che aveva preservato il Regno sabaudo negli anni bui di Napoleone,l'Emilia-Romagna e soprattuttoil Granducato di Toscana che si erano uniti liberamente al regno d'italia(sabaudo)pur trovandosi in una situazione economica-sociale non del tutto spregevole!
I fiorentini sapevano bene che la loro città sarebbe stata una capitale di "passaggio" in vista di Roma, baricentro d'italia, ma erano ben consci,come lo siamo ancora noi oggi,che Firenze era, comunque, la capitale delle arti e della letteratura italiana, ed è ancora un primato fiorentino che s'identifica col PRIMATO DEGLI ITALIANI, quello di dare al mondo l'ideale della BELLEZZA che -come disse Dostojevsky- "E' l'ideale che salverà il mondo!"