martedì 23 febbraio 2016
L'Italia prima e dopo l'Unita'
La pace e i trattati di Vienna del 1814-15 obbedirono solo in parte, per quel che riguarda l'Italia, a un criterio di Restaurazione. Scomparvero infatti le due antiche Repubbliche di Genova (comprendente la Liguria) e di Venezia (comprendente il Veneto), inglobate rispettivamente nel Regno di Sardegna e nel Lombardo-Veneto austriaco; il Ducato di Parma, Piacenza e Guastalla fu assegnato in godimento personale a Maria Luisa d'Asburgo, moglie di Napoleone, e a lei rimase fino alla sua morte (1847), allorché passò a Carlo Ludovico di Borbone Parma, cui era stato provvisoriamente dato il Ducato di Lucca, a sua volta annesso nel 1847 al Granducato di Toscana.La geografia politica dell'Italia nel 1848 riproduce quella decisa nel Trattato di Vienna, salvo alcuni piccoli mutamenti dinastici riguardanti il Ducato di Parma, che cedette Guastalla al Ducato di Modena, e il Ducato di Massa e Carrara, che nel 1829 era passato sempre al Ducato di Modena.Il nucleo forte del processo di unificazione si compie nel biennio ‘59-'60 con una prima tappa che vede la cessione al Regno sardo della Lombardia austriaca, poi l'insurrezione e la conseguente annessione delle Legazioni Bologna e Emilia, del Granducato di Toscana, del Ducato di Modena, di Parma e Piacenza, e una seconda tappa che vede, prima, la conquista e l'annessione del Regno delle Due Sicilie grazie alla spedizione dei Mille e, in seguito, l'occupazione da parte dell'esercito sardo-piemontese delle Marche e dell'Umbria. Contemporaneamente, in adempimento degli accordi di Plombières, il Piemonte cedeva alla Francia Nizza e la Savoia.Nel 1866 si completò l'espulsione del dominio austriaco dalla penisola italiana in seguito alla terza guerra di indipendenza, che registrò le poco brillanti prestazioni dell'esercito italiano ma la decisiva vittoria dei prussiani suoi alleati che ottennero da Vienna il Veneto, poi ceduto all'Italia.Il 20 settembre 1870 ebbe termine il dominio temporale del papa, che da un decennio si era ormai ridotto solo al Lazio e a Roma, occupata in quella data dalle truppe italiane.
mercoledì 10 febbraio 2016
Risorgimento In Italia
Nel 1859, una guerra franco-piemontese contro l’Austria porta all’annessione della Lombardia al Piemonte e alla ripresa delle insurrezioni popolari negli altri Stati italiani.
Nel 1860, Giuseppe Garibaldi con un migliaio di volontari accende l’insurrezione popolare nel più vasto tra gli stati italiani, il Regno delle Due Sicilie. Prima l’isola e poi le regioni meridionali sono conquistate dalle truppe garibaldine e dagli insorti che sconfiggono l’esercito borbonico del re di Napoli.
Il 26 ottobre 1860 Garibaldi consegna l’Italia meridionale a Vittorio Emanuele II di Savoia, re di Piemonte, Liguria e Sardegna.
Il 17 marzo 1861 a seguito dell’annessione con voto plebiscitario delle regioni centrali viene proclamato il Regno d’Italia, con capitale Torino.
Nel 1866 il Regno d’Italia alleatosi alla Prussia conquista il Veneto a seguito di una guerra contro l’Austria.
Nel 1860, Giuseppe Garibaldi con un migliaio di volontari accende l’insurrezione popolare nel più vasto tra gli stati italiani, il Regno delle Due Sicilie. Prima l’isola e poi le regioni meridionali sono conquistate dalle truppe garibaldine e dagli insorti che sconfiggono l’esercito borbonico del re di Napoli.
Il 26 ottobre 1860 Garibaldi consegna l’Italia meridionale a Vittorio Emanuele II di Savoia, re di Piemonte, Liguria e Sardegna.
Il 17 marzo 1861 a seguito dell’annessione con voto plebiscitario delle regioni centrali viene proclamato il Regno d’Italia, con capitale Torino.
Nel 1866 il Regno d’Italia alleatosi alla Prussia conquista il Veneto a seguito di una guerra contro l’Austria.
giovedì 4 febbraio 2016
I processi milanesi del 1820-1823
Negli anni 1820-1823 due clamorosi processi furono intentati nel Lombardo-Veneto contro esponenti del movimento liberale patriottico, il cui gruppo dirigente ne risultò pesantemente indebolito.Il primo, prese le mosse nell'ottobre del 1820 dall'intercettazione per opera della polizia pontificia di una missiva che Pietro Maroncelli aveva scritto al fratello Francesco, residente a Bologna.Il contenuto della lettera, trasmessa alla polizia austriaca, determinò la scoperta dell'organizzazione carbonara in Lombardia e quindi l'arresto, tra gli altri, di Maroncelli stesso e di Silvio Pellico.Il processo si svolse quasi interamente a Venezia sotto la direzione del giudice Salvotti e si concluse nell'agosto del 1821 con la condanna a morte dei due principali imputati; Giandomenico Romagnosi, coinvolto nelle indagini e arrestato nel giugno del 1821, venne invece dichiarato innocente e scarcerato nel dicembre dello stesso anno.Nel febbraio del 1822 anche le condanne di Maroncelli e Pellico per decisione imperiale vennero commutate in lunghi anni di carcere duro (vent'anni al primo e quindici al secondo).Nel marzo del 1821 una delazione ad opera di Carlo Castillia aveva nel frattempo avviato un'indagine su alcune trame dei federati lombardi per l'intervento dei piemontesi in Lombardia e la formazione di un governo provvisorio liberale, e aperto la strada ad un nuovo procedimento giudiziariSolo nel dicembre 1821 si giunse però all'arresto di Gaetano Castillia, fratello del delatore, di Giorgio Pallavicino Trivulzio, che con lui era stato in Piemonte nel marzo, di Federico Confalonieri, capo dell'intera cospirazione, e di altri quarantadue indiziati.Questo secondo processo, istituito da una commissione speciale presieduta prima dal giudice Menghin poi ancora una volta da Salvotti, durò quasi due anni, e si concluse nel novembre 1823 con le condanne a morte dei tre principali imputatati.Ancora una volta una decisione imperiale, dovuta in parte alla coraggiosa azione svolta a Vienna dalla moglie di Confalonieri, Teresa Casati, commutò la pena di morte in lunghi anni di carcere duro (ergastolo a Confalonieri e vent'anni a Pallavicino e Castillia).Benché l'orrore destato dal racconto delle sofferenze che i patrioti patirono allo Spielberg, rivelato nel 1832 dalle Mie prigioni di Pellico, fosse per l'Austria un colpo durissimo, nessuno di loro una volta tornato in libertà, tra il 1830 e il 1836, assunse funzioni politiche di primo piano: così, pur conservandosi una rete settaria nel Lombardo-Veneto, per alcuni anni non furono organizzate in quella zona cospirazioni e congiure.
lunedì 1 febbraio 2016
Firenze e la libertà dei moderni
- Il trasferimento della capitale a Firenze nel 1865 apre una discussione più ampia sul policentrismo italiano. Firenze sta di fronte alla futura e definitiva capitale dell'Italia unita come il modello di una storia nazionale alternativa, gravitante intorno al nucleo dell'esperienza comunale e signorile del Centro-Nord. In questa vera e propria costruzione culturale dello spazio italiano e dei suoi poli di attrazione molto contarono gli autori stranieri, che all'Italia e alla sua storia affidarono una più vasta funzione nel ripensare le basi della civiltà occidentale nel corso del secolo diciannovesimo. Due erano i modelli storici che si contendevano l'interpretazione di Firenze. Da un lato, quello di Sismondi e della celebrazione delle repubbliche italiane del Medioevo; dall'altro, William Roscoe con la sua biografia di Lorenzo de' Medici, in cui libertà politica e sviluppo artistico stavano ancora insieme seppure in un rapporto di forte tensione. Alla fine di questo percorso intellettuale c'è La civiltà del Rinascimento di Jacob Burckhardt, per il quale la libertà e la lotta politica, la vivace vita mercantile sono al servizio della prepotente affermazione dell'individuo moderno, sciolto dai vincoli della religione e delle comuni misure etiche.