domenica 20 dicembre 2009

Gustave Nadaude

Nato nel 1820 a Roubaix, nell'estremo nord-est della Francia, fu dapprima ragioniere nell'azienda di famiglia.

Iniziò a comporre canzoni all'età di 28 anni, cantandole agli amici che le apprezzarono molto. Pubblicò quindi i suoi testi, specialmente nei giornali L'Illustrator e Le Figaro. Si tratta perlopiù di testi di sapore popolare, ironici e spesso politicamente e socialmente "engagés". Una sua famosa canzone (poi cantata anche da Georges Brassens) è Le Roi Boiteux ("Il re zoppo"), una satira politica del II Impero e di Napoleone III; scrisse uno spettacolo di canzoni intere, Pandore, che fu proibito dal regime.
Malgrado il successo che aveva, e pur essendo uno dei primissimi cantautori in senso moderno (i suoi testi furono sempre musicati da lui personalmente, e in parte anche interpretati), fedele ai suoi principi artistici e umani Nadaud rifiutò sempre qualsiasi tipo di compenso e pretese che i suoi testi fossero di pubblico dominio; in questo lo si potrebbe considerare un deciso antenato del copyleft. Anche per questo Nadaud morì nella più totale povertà a Parigi, nel 1893.
Ma veniamo alla canzone in particolare.
Non è ovviamente necessario insistere troppo sull'eco che la spedizione dei Mille ebbe in tutto il mondo, tanto più nella vicina Francia. Era l'epoca in cui persino i contadini russi si dicevano che un giorno sarebbe arrivato Garibaldov a liberarli, e un tipo di camicia (rossa) portata dai suddetti contadini veniva chiamata garibal'dejka. La canzone di Nadaud, "Le soldat de Marsala", è del 1861, ovvero l'anno dopo la spedizione dei Mille. Nadaud non era mai stato sicuramente nei luoghi della canzone, quindi scrisse semplicemente un testo ispirandosi probabilmente alle cronache che affluivano anche in Francia dai corrispondenti di guerra (non dimentichiamoci che collaborava col "Figaro"). Ne venne fuori una canzone dal carattere decisamente pacifista e contro la guerra, che ottenne in Francia un successo notevole anche sulla spinta dell'emozione del momento.
Indubbiamente, la prima parte della canzone ricorda La guerra di Piero di De André; leggendo il testo e la traduzione le coincidenze appaiono chiare:
Eravamo in mille
venuti d'Italia e da altrove;
Garibaldi, in Sicilia
ci portava come fucilieri;
un giorno ero solo nella piana
quando mi ritrovo davanti
un soldato d'appena vent'anni
che portava i colori del Re.
Gli vedo spianare il fucile:
era suo diritto; io armo il mio,
lui fa quattro passi, io ne fo quattro,
lui mira male, io miro bene.
Ah! Maledetta sia la guerra
che fa tirare di quei colpi;
si versi nel mio bicchiere
il vino di Marsala!
Fece mezzo giro su se stesso.
Perché diavolo mi ha mancato?
Povero ragazzo! Era pallido;
verso di lui sono accorso.
Ah! Non cantavo vittoria,
ma gli ho chiesto perdono.
Aveva sete, gli diedi da bere,
e d'un colpo mi vuotò la borraccia.
Poi lo appoggiai a un albero
e asciugai la sua fronte gelata:
la sua fronte già sapeva di marmo.
Se non fosse stato che ferito!
Bisognerebbe quindi riuscire a sapere (ma è una cosa purtroppo impossibile, adesso) se De André in qualche modo conoscesse la canzone di Nadaud. Il fatto che Brassens fosse stato il suo "maestro", e che Brassens abbia cantato canzoni di Nadaud, potrebbe deporre a favore di questa ipotesi; ma non ne è possibile ottenerne la certezza. In Francia, "Le soldat de Marsala" è stata riproposta periodicamente da alcuni artisti durante spettacoli e in cd, come ad esempio Raoul de Godewarsvelde o Serge Utgé-Royo; in generale si può affermare che la sua fama non è mai venuta meno.

Nessun commento:

Posta un commento