martedì 20 settembre 2011

Marzo 1821

Soffermati sulla sponda sabbiosa del Ticino, guardato il fiume appena superato, pensando alla sorte cui stavano andando incontro, rassicurati dall'antico valore dell'Italia romana, hanno giurato: non accada mai più che questo fiume segni il confine tra due terre straniere; non ci siano più barriere all'interno dell'Italia.

L'hanno giurato: altri uomini valorosi da altre regioni d'Italia hanno risposto a quel giuramento; preparando di nascosto le spade che ora sollevano alla luce del sole. Si sono già stretti le mani e hanno pronunciato il giuramento: o moriremo insieme, o saremo uniti nella vittoria.
Chi riuscirà a dividere nel Po le acque dei suoi aft1uenti: la Dora Baltea, la Dora Riparia, il Tanaro e il suo aft1uente Bormida, in Ticino, l'arba le cui sponde sono ricche di vegetazione; chi riuscirà a distinguere le correnti della Mella e dell'aglio nel Po e i molti torrenti dell'Adda, quello sarà capace di dividere in genti disprezzate un popolo insorto, di ritornare al passato, infliggendogli gli antichi dolori: un popolo che sarà completamente libero delle Alpi al mare, unito nelle armi, nella lingua, nella religione, nelle memorie, nel sangue e nei sentimenti.
Con lo stesso volto sfiduciato, con lo sguardo abbattuto e intimorito con il quale un mendicante tollerato per pietà sta in terra straniera, allo stesso modo doveva stare in Lombardia il lombardo. Quello che volevano gli altri era legge per lui, il suo destino era un segreto di altri, il suo ruolo era servire e tacere.
a stranieri, l'Italia ritorna a prendere la sua terra, sua eredità; o stranieri, andate via da una terra che non vi ha dato i natali. Non vedete che tutta la gente insorge dal Cenisio fino alla Sicilia? Non sentite che è instabile sotto il vostro straniero dominio?
O stranieri, sulle vostre bandiere sta il disonore di un giuramento tradito, un giuramento da voi pronunciato vi porta ad una guerra ingiusta. Voi insieme avete gridato in quei giorni: Dio rifiuta il dominio straniero, ogni popolazione sia libera e che muoia l'ingiusta ragione della guerra. Se la terra dove avete sofferto il potere straniero adesso è la tomba dei vostri oppressori, se la faccia dei vostri nemici allora vi sembrava disgustosa, chi vi ha detto che le sofferenze degli italiani non avrebbero portato mai a niente? Chi vi ha detto che Dio che ha ascoltato i vostri lamenti, non avrebbe ascoltato anche i nostri?
Proprio quel Dio che chiuse le acque del Mar Rosso sui crudeli Egiziani che inseguivano gli Ebrei, quel Dio che aveva messo nelle mani della forte Giaele il martello e che lo aveva aiutato a dare il colpo a Sisara. Quello che è il padre di tutte le genti, che non ha mai detto ai Tedeschi: andate, raccogliete i frutti che non avete coltivato; stendete la mano: vi do l'Italia.
Cara Italia! Dove il lamento della tua schiavitù è arrivato, dove l'umanità ha ancora speranza, dove la libertà è già fiorita, dove nel segreto matura, dove gli uomini piangono la loro sventura, non c'è nessun cuore che non batta per te.Quante volte ha aspettato sulle Alpi l'arrivo di una bandiera amica. Quante volte hai voltato lo sguardo ai due mari! Ecco, infine, gli aiuti sono giunti dall'interno, tutti uniti intorno alla tua bandiera, forti e spinti dalle loro sofferenze, sono arrivati i tuoi figli a lottare. Adesso, o forti, vediamo sul vostro viso la rabbia che avete tenuto nascosta dentro di voi: si combatte per l'Italia, vincete. La sorte dell'Italia dipende da voi. a la vedremo liberata da voi annessa ai popoli liberi; o resterà sotto il dominio straniero, più vile, più sottomessa e più derisa.
ah giorni della nostra vittoria! Oh sventurato chi da lontano li udirà da altri come se fosse uno straniero; chi narrerà questi fatti ai propri figli dovendo aggiungere sospirando: io non ero lì; chi non avrà salutato quel giorno la bandiera vincitrice.

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