domenica 4 settembre 2011

Va Pensiero,ed il Risorgimento

Nel 1814, quando Verdi aveva appena un anno, Napoleone fu sconfitto ed esiliato all’isola d’Elba. Durante la sua brillante carriera politica e militare, egli conquistò una grossa parte dell’Europa, inclusa l’Italia. Prima della conquista dell’imperatore, l’Italia era completamente frammentata, un paese formato da Città-Stati. Sotto l’impero di Napoleone, l’Italia prese le forme di un paese unito, cosa non successa dai tempi dell’Impero romano. Gli Italiani apprezzarono le idee di Napoleone, il suo disprezzo dei nemici austriaci, ed il suo messaggio d’unità e di repubblica. Dopo la sconfitta di Napoleone, la geo-politica europea tornò di nuovo in mano ai paesi sovrani del periodo pre-napoleonico. L’Italia fu ridivisa in piccole repubbliche, alcune sotto potere austriaco, altre sotto controllo papale ed altre ancora regnate da piccoli Re e Duchi. Molti Italiani, stufi di essere sottomessi a poteri stranieri, erano ormai determinati a creare una repubblica italiana unita.
Fu così che iniziò il famoso Risorgimento e si concluse con l'unità dell’Italia. Il movimento cominciò con società segrete, scrittori politici audaci e piccoli scontri civili spontanei per poi diventare una causa militare e diplomatica che infine unificò il paese sotto una singola monarchia costituzionale.
Verdi ebbe un grosso ruolo durante il Risorgimento. Le sue prime opere, inclusa quella di Nabucco, ispirarono il pubblico generale a prendere parte nel movimento. È ben vero che Nabucco racconta la storia della lotta del popolo ebraico contro il tiranno Nebachadnezzar, ma il pubblico vi riconobbe la lotta del popolo italiano contro l’oppressore austriaco. Come prima cosa, Verdi scrisse il coro di Va, pensiero, un’aria che tratta del desiderio del popolo ebraico di rimpossessarsi della patria. Quest’aria così malinconica fu subito adottata dagli Italiani come un inno patriottico. Spesso cantata per le strade d’Italia, la musica di Va, pensiero portò l’opera di Nabucco ad uno stato quasi mitico ed ispirò Verdi ad includere versi patriottici nelle sue opere seguenti.
L’opera de La Battaglia di Legano, ormai spesso dimenticata, era così legata al movimento dell’Unità che spesso il pubblico ne chiedeva il bis dell’intero secondo atto. Si dice che una sera, un ufficiale, membro del pubblico, era talmente entusiasta che saltò sul palco per aggregarsi ad una battaglia tra Italiani e Tedeschi.
Nel 1859, quando molti Italiani reclamavano un’Italia unita sotto il dominio del re Vittorio Emanuele III (re di Sardegna e Piemonte), il nome di Verdi divenne sinonimo della rivoluzione. Verdi divenne un acronimo per Vittorio Emanuele Re D’Italia, e per non compromettersi, i sostenitori della rivoluzione spesso gridavano: “Viva, Verdi!” (o bensì, Viva Vittorio Emanuele Re D’Italia).
Dopo l’unità dell’Italia, dal 1859 al 1865, Verdi fece parte del nuovo Parlamento come rappresentante della sua cittadina natale, Busseto. Nel 1866, mentre le forze italiane tentavano di conquistare il Trevino, l’ultima zona sotto controllo austriaco, Verdi aiutò finanziariamente provvedendo armi e cibo per le truppe. Nel 1874, Verdi fu eletto al Senato.
Dopo la sua morte, il famoso inno di Va, pensiero prese un altro significato. Cantato dai grandi cantatori de La Scala al suo funerale, l’inno divenne un augurio al riposo divino del compositore. Quel giorno, grandi folle si aggiunsero ai cantatori in omaggio ad un vero simbolo della nuova Italia.





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