La vita di Sebastiano De Albertis, nato a Milano nel 1828, è un avventuroso intreccio di arte e guerra. Durante gli studi all'Accademia di Brera frequenta negli anni Quaranta l'atelier di Roberto Focosi e dei fratelli Induno, ma già nel marzo 1848 interrompe il proprio tirocinio artistico per combattere sulle barricate milanesi delle Cinque Giornate, partendo successivamente volontario per la prima guerra d’indipendenza. Nel 1859 si arruola tra i Cacciatori delle Alpi di Garibaldi, nel reparto delle guardie a cavallo e combatte insieme ad altri artisti a Varese e a San Fermo. Nel suo grande quadro Lo sbarco a Sesto Calende, 23 maggio 1859, (oggi conservato presso i Musei Civici di Varese) Eleuterio Pagliano ritrae il commilitone Sebastiano De Albertis tra i garibaldini. Nel 1866, infine, l'artista è con Garibaldi a Bezzecca. Come pittore esordisce alle mostre braidensi degli anni Cinquanta con quadri di soggetto storico e letterario, ritratti e scene di genere; la sua vicenda ricalca così abbastanza puntualmente quella del collega e compagno d'armi Gerolamo Induno, da cui De Albertis trae più di uno spunto compositivo, pur mantenendosi indipendente nell'adozione di efficaci tagli prospettici e nella ricerca, mai venuta meno, di un tono epico e solenne che spesso esclude qualsiasi compiacimento aneddotico.
Nel 1855 il pittore espone a Brera il suo primo quadro di soggetto militare. Il filone “battaglista”, con cui De Albertis celebra il Risorgimento in un linguaggio sobrio, scevro di retorica, culmina nel celebre Garibaldi a Digione (1877), considerato il suo capolavoro, proseguendo con vari soggetti anche negli anni Ottanta e Novanta. Nel frattempo l'artista aderisce alla Società de la Confusion, libera associazione affine alla Scapigliatura. Pur accogliendo solo in parte le novità stilistiche di pittori come Cremona e Ranzoni, De Albertis partecipa con entusiasmo a questa iniziativa, che contribuisce a vivacizzare la vita artistica milanese e a rinnovare i tradizionali rapporti tra artista e committente. Il pittore avvia così la propria carriera di caricaturista e disegnatore satirico, collaborando con le riviste “Lo Spirito Folletto” e “Il Pungolo”. Ricco e variegato tra le opere su carta è anche il filone degli acquerelli, nei quali affronta i consueti soggetti militari, ma anche raffigurazioni della vita mondana e degli svaghi dell'alta borghesia milanese, quali le corse a cavalli o il “passaggio” delle carrozze sui bastioni di Porta Venezia a Milano. La partecipazione alla Promotrice di Torino del 1880, con la celebre tela raffigurante la Carica dei Carabinieri a Pastrengo, acquistata dal re Umberto I, segna la sua definitiva affermazione. Ormai perfettamente inserito nell’ambiente alto-borghese e aristocratico della Milano post-unitaria, richiesto sia come ritrattista che come pittore militare e assai ben quotato alle esposizioni, De Albertis si consacra principalmente alla glorificazione dell’epopea risorgimentale. Da questo momento, inizia a replicare più volte gli stessi soggetti, dedicandoli non solo alle battaglie memorabili, ma anche ai momenti più dolorosi, come il drammatico scontro di Bezzecca.
Nel 1884, già professore onorario dell’Accademia di Brera e Cavaliere della Corona d’Italia, De Albertis viene invitato a far parte della commissione che istituisce il Museo del Risorgimento di Milano, presso il quale è ancor oggi conservato il nucleo maggiore della sua produzione di carattere militare. Il pittore muore a Milano il 29 novembre 1897.
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