Un patriota dimenticato
Pietro Michele Angelo Manini, così è registrato negli atti di battesimo, nasce a Villaberza di Reggio Emilia nel 1814 e muore a Reggio la notte del 18 giugno 1890, in una modesta abitazione in via dell’Abate. Povero, poverissimo, perché aveva impiegato tutti i suoi averi per la causa politica a cui si era votato e per i processi che aveva dovuto affrontare, lui e i suoi figli. Accadeva così, a quei tempi: che ci fossero anche politici che morivano in miseria, come fu, per esempio, per Camillo Prampolini o Anna Kuliscioff. Alla sua morte, proprio Prampolini ne tesse un elogio nel discorso di saluto:“ Mai si spense nella sua anima di ‘santo’ antico la fede nel bene, nella fatalità del progresso e la certezza del pieno immancabile trionfo della sovranità popolare. Giovane, sofferse la relegazione ed il carcere per aver abbracciata con entusiasmo la causa dell’indipendenza d’Italia(…) È morto, come visse, repubblicano – lontano dal rumore della vita pubblica, sdegnoso d’onorificenze, di cariche, di favori – quasi ignorato – senza altro compenso per i sacrifici e le lotte sostenute (…) col compianto di tutti, perché le anime pure e buone come la sua s’impongono a tutti.” Un “santo antico”, dunque, una grande figura di patriota, Angelo Manini, un repubblicano convinto, mazziniano, che all’Italia offrì tutte sue possibilità fisiche ed economiche.
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