Luisa Battistotti, nata a Stradella (PV) il 26 febbraio 1824, si trasferì a Milano per il matrimonio con l’artigiano Sassi. A ventiquattro anni, nel marzo 1848, fu protagonista di diversi atti di coraggio durante le Cinque Giornate: il 18, allo scoppio della rivolta milanese contro il governo austro-ungarico, riuscì a strappare la pistola ad un soldato austriaco, a costringere alla resa lui e altri cinque suoi commilitoni e a consegnarli ai finanzieri che, essendo tutti italiani, si erano schierati con gli insorti.Da quel giorno, smesse le vesti femminili, indossò i panni del combattente, contribuendo a innalzare le prime barricate (ne vennero costruite ben 2000) e non abbandonando le armi per tutta la durata dell’insurrezione.Il 6 aprile il Governo Provvisorio la volle in prima fila in Duomo per la celebrazione del “Te Deum” di ringraziamento per la vittoria (temporanea) contro gli oppressori. Questo onore fu concesso solo a lei e al calzolaio Pasquale Sottocorno (questi, pur essendo storpio e sciancato, il 21 marzo riuscì ad avvicinarsi alla porta del Palazzo del Genio e ad appiccarle il fuoco permettendo così agli insorti di entrare nell’edificio e di vanificare la resistenza opposta degli austriaci).Lo stesso Governo, il 12 aprile, come riconoscenza per il suo contributo patriottico, assegnò alla Battistotti una pensione annua di 365 lire, ma lei non ebbe la possibilità di riscuoterla perché costretta a rifugiarsi nell’esilio per sfuggire agli austriaci rientrati a Milano. Dapprima riparò in Piemonte, poi partì per l’America e vi rimase fino alla morte, che la colse a San Francisco nel 1876.
Nessun commento:
Posta un commento