giovedì 29 marzo 2012

La crisi Calabiana


La cosiddetta “crisi Calabiana” fu originata dalla presentazione di un disegno di legge, firmato da Cavour e Rattazzi alla fine del 1854, che prevedeva la soppressione di quegli ordini religiosi che non si dedicassero alla predicazione, all'istruzione o all'assistenza agli infermi.Secondo il progetto, il loro patrimonio sarebbe stato attribuito ad un ente pubblico appositamente istituito, la Cassa ecclesiastica, che, posto sotto il controllo statale, avrebbe provveduto al pagamento delle pensioni per i religiosi delle case soppresse e degli assegni destinati ai parroci poveri, il cui importo era stato fino a quel momento a carico dello Stato.La discussione della legge, interrotta in gennaio per la chiusura del Parlamento in segno di lutto per la morte delle regine Maria Adelaide e Maria Teresa, madre e moglie di Vittorio Emanuele II, riprese il 16 febbraio alla Camera, che approvò il provvedimento il 2 marzo 1855.Nel momento in cui il progetto passò all'esame del Senato, il vescovo di Casale, monsignor Nazari di Calabiana, fu autorizzato dalla Santa Sede ad offrire ufficialmente al governo, a nome dell'episcopato piemontese, la somma necessaria al pagamento delle pensioni per i parroci, in cambio del ritiro della legge.Questa proposta, sostenuta da Vittorio Emanuele II anche in funzione anticavouriana, determinò le immediate dimissioni del gabinetto, che evitò così un voto di sfiducia.Le difficoltà incontrate da Durando nel tentativo di costituire un nuovo ministero, le manifestazioni anticlericali, che si svolsero contestualmente a Torino, e le pressioni esercitate sul re in senso liberale da autorevoli personalità quali La Marmora e d'Azeglio, resero però necessario il ritorno al governo di Cavour, che riuscì così ad infliggere un duro colpo agli ambienti conservatori.Poiché l'intransigenza dei vescovi rese impossibile ogni compromesso, la proposta Calabiana fu lasciata cadere e la legge venne approvata anche dal Senato nel maggio 1855.Con una allocuzione del 26 luglio, Pio IX condannò il provvedimento e scomunicò tutti coloro che lo avevano proposto, approvato ed eseguito; tuttavia autorizzò il clero del Regno di Sardegna ad accettare le pensioni elargite dalla Cassa ecclesiastica.

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