mercoledì 30 ottobre 2013

Cuneo Giovan Battista

(Oneglia, oggi Imperia, 1809 – Firenze, 1875)
 Patriota, marinaio di professione. Crebbe in un ambiente carico di fermenti rivoluzionari. Prese parte ai moti del 1833. Esule in America latina dal 1834, si rifugiò dapprima a Montevideo, dove fu in affari con Giacomo e Stefano Antonini, fratelli di Paolo, suo compagno di lotta.Giocò un ruolo importante nella divulgazione del pensiero mazziniano in Brasile e Uruguay. Ispiratore di Garibaldi, fu tra i principali esponenti della giovane generazione argentina, detta dei «proscritti», che in quegli anni lasciava Buenos Aires per sottrarsi alle persecuzioni del dittatore Rosas.Tornato in Italia nel 1849, fu deputato per un anno. Nel 1850 era di nuovo in Argentina. Tornò in Italia nel 1861. È sua la prima Biografia di GiuseppeGaribaldi (1850).

venerdì 18 ottobre 2013

La Cecilia Giovanni

(Napoli, 1801 – ivi, 1880Uomo politico e scrittore. Carbonaro, partecipò alla rivoluzione del 1820, e fu perciò arrestato e bandito dal Regno al trionfo della reazione.
Emigrato, strinse relazioni con Mazzini, e visse sino al 1847 fra la Toscana, la Corsica, Marsiglia, Tours e Parigi (dove pubblicò La Repubblica Partenopea). Tornato poi a Livorno, fu implicato nelle lotte politiche toscane; passò quindi a Napoli, dove ebbe una parte importante negli avvenimenti del 15 maggio 1848, dopo i quali si rifugiò a Roma e presso il governo democratico di Toscana.
Di nuovo esule (1849), pubblicò in Piemonte una serie di scritti politici e letterari. Dopo il 1859 abbandonò il movimento risorgimentale e fu accusato di trame filo borboniche (scrisse allora Storie segrete delle famiglie reali, in 4 volumi, 1859-1860 e Storia degli ultimi rivolgimenti siciliani, 1860-1861).

venerdì 11 ottobre 2013

Giuseppe Petroni

Bologna, 1812 – Terni, 1888
Patriota; membro (1832) della Giovine Italia e della setta degli apofasimeni, si diede poi (1845) all'avvocatura presso il Tribunale della Rota. Durante la Repubblica romana (1849) fu sostituto del ministro della Giustizia, Giovita Lazzarini e, alla Restaurazione pontificia, continuò a tener vivo l'ideale mazziniano. Arrestato (1853), condannato a morte (1854), ebbe la pena commutata in quella della galera a vita. Liberato (1870), diresse la «Roma del Popolo»; infine (1882-85) fu gran maestro della massoneria.