Patriota; membro (1832) della Giovine Italia e della setta degli apofasimeni, si diede poi (1845) all'avvocatura presso il Tribunale della Rota. Durante la Repubblica romana (1849) fu sostituto del ministro della Giustizia, Giovita Lazzarini e, alla Restaurazione pontificia, continuò a tener vivo l'ideale mazziniano. Arrestato (1853), condannato a morte (1854), ebbe la pena commutata in quella della galera a vita. Liberato (1870), diresse la «Roma del Popolo»; infine (1882-85) fu gran maestro della massoneria.
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