lunedì 16 febbraio 2015

Ridolfi Cosimo

Firenze, 1794 – ivi, 1865
 Marchese. Uomo politico. Membro dell'Accademia dei georgofili, fondò nel 1827 il «Giornale agrario toscano», con Lambruschini e Vieusseux. Deputato della Consulta (1847), da ministro dell'Interno realizzò l'annessione di Lucca al Granducato e represse le agitazioni democratiche di Livorno. Presidente del Consiglio dal giugno al luglio 1848, fu inviato in missione in Francia e in Inghilterra dal successivo gabinetto Capponi. Avverso al governo democratico di Guerrazzi, fu tuttavia contrario all'intervento austriaco. Ritiratosi dalla vita pubblica, tornò in politica nel 1859 come ministro dell'Istruzione e ad interim degli Esteri del governo della Toscana. Dal 1860 fu senatore del Regno.

mercoledì 11 febbraio 2015

Borbone , la sanguinaria dinastia di carnefici nel sud Italia

Califfato delle Due Sicilie ,testimonianze di viaggiatori sulle condizioni del popolo.Napoli , con i suoi 400 mila abitanti , nel 1850 e ‘la terza citta’ d’europa . Migliaia e migliaia di persone vivono ammassate in tuguri e nei bassi , o anche all’aperto , mentre tutto intorno a loro c’e un lusso sfrenato di cui usufruiscono i nobili e i cortigiani dei Borboni . Il lavoro e’ un caso e la sopravvivenza legata a piccole azioni illegali e criminali che non vengono mai perseguite . Esistono gruppi di poveri derelitti , chiamati “ Lazzari “ perche’ vestono di poveri stracci . Nonostante la miseria e le difficolta’ quotidiane i Lazzari vedono , nei consumi sfrenati della Corte , l’unica possibilita’ di sopravvivenza . Il loro attaccamento alla monarchia non e’ dovuto a motivi ideali , ma perché dalle briciole che lascia loro la Corte dipende la loro sopravvivenza .“ Che cosa non darei perché tu potessi vedere i lazzaroni come sono in realtà: meri animali, squallidi, abietti, miserabili, per l'ingrasso dei pidocchi; goffi, viscidi, brutti, cenciosi, avanzi di spaventapasseri!. Non lavorano , si nutrono , non sono perseguiti dalla giustizia perché’ assieme ai camorristi e agli sbirri garantiscono la sopravvivenza della monarchia minacciata dalle istanze liberali e dei patrioti che vogliono l’Unità d’Italia . “" E' la Sicilia dei Borboni , la Sicilia del Reame di Napoli . L'isola e' incredibilmente povera e incredibilmente arretrata . Non ci sono veicoli a ruata di nessuna specie , ne' calessi , ne' carrozze , fuori dalla citta ' . Tutto viene caricato su asini e muli . Gli uomini viaggiano in arcioni o a piedi , o se malati , in una lettiga adattata sul dorso del mulo . La terra e' nelle mani dei grandi proprietari terrieri , i contadini sono quasi schiavi . Tutto e' insomma altrettanto povero e selvaggio "" LI' cominciammo ad imparare che non e' la bellezza , ne' la ricchezza naturale di un Paese che fanno il benessere dei suoi abitanti " Attualmente, l'oppressione politica, amministrativa, e fiscale schiaccia tutte le classi della popolazione; e queste ingiustizie sono sotto gli occhi di tutti. Ma quasi tutte le terre sono ancora nelle mani di un numero relativamente piccolo di latifondisti o baroni. In Sicilia vengono tuttora mantenuti i diritti medievali del possesso della terra, salvo che chi coltiva non è più un servo della gleba; non lo è più circa dall'undicesimo secolo, quando divenne un libero fittavolo. Le condizioni dell'affitto sono, tuttavia, generalmente così oppressive, che la stragrande maggioranza degli agricoltori lavora esclusivamente a vantaggio dell'esattore delle imposte e del barone, producendo a malapena qualcosa in più rispetto alle imposte e all'affitto, e rimanendo essi stessi o disperatamente, o almeno relativamente, poveri. Pur producendo il famoso grano siciliano e frutti eccellenti, costoro vivono miseramente di fagioli tutto l'anno.
Ora la Sicilia è di nuovo insanguinata, e l'Inghilterra è la distaccata spettatrice di queste nuove orge dell'infame Borbone, e dei suoi non meno infami favoriti, laici o clericali, gesuiti o uomini d'arme. I chiassosi declamatori del parlamento britannico riempiono l'aria di vuote chiacchiere sulla Savoia e i pericoli della Svizzera, ma non hanno neppure una parola da dire sui massacri delle città siciliane. Non un grido di indignazione si leva in tutta Europa. Nessun capo di governo e nessun parlamento chiede la messa al bando di quell'idiota assetato di sangue di Napoli). Solo Luigi Napoleone, per questo o quello scopo - naturalmente non per amore della libertà, ma per rafforzare la sua famiglia o l'influenza francese - può forse fermare il macellaio nella sua opera distruttiva. L'Inghilterra griderà alla perfidia, sputerà fuoco e fiamme contro il tradimento e l'ambizione napoleonica, ma i napoletani e i siciliani saranno alla fin fine i vincitori, anche sotto un Murat o qualsiasi nuovo dominatore. Ogni cambiamento non sarà che verso il meglio.


lunedì 2 febbraio 2015

Bernardino Verro

Nel 2015 si commemora la tragica uccisione mafiosa del patriota e sindaco socialista di Corleone,Bernardino Verro.Tra i capi dei Fasci siciliani nella stagione rivoluzionaria 1890-94, dopo aver militato nelle file dei garibaldini repubblicani di Ricciotti, rappresentò per la Sicilia e in particolare per Corleone l'alternativa progressista al latifondo e alla mafia. Dopo essere stato scarcerato nel 1895 dopo la repressione crispina si dedicò con entusiamo alla rinascita di Corleone, nell'entroterra palermitano, riprendendo le gloriose lotte contro il latifondo e i gabelloti mafiosi già iniziate all'indomani del 1860.La sua uccisione fu una vera congiura ordita dai mafiosi locali e dai servizi repressivi sabaudi del tempo.Questo tipo di congiure tra "Stato" e mafia sono all'origine di una tradizione di sangue che si allunga fino a PiazzaFontana e alle varie "Trattative".Corleone sul suo esempio avrà altri capi popolo ed eroi popolari come Placido Rizzotto che rappresenteranno sempre una alternativa credibile al sottosviluppo e ai conplotti di regime!