lunedì 24 ottobre 2016

LA SEZIONE RISORGIMENTALE DEL MUSEO DELLA CITTA' DI MANTOVA

Dal Museo del Risorgimento alla Sezione Risorgimentale del Museo della Città. Il Museo del Risorgimento di Mantova è stato inaugurato il 3 marzo del 1903 in occasione del 50° anniversario del sacrificio dei Martiri di Belfiore. Prima sede del Museo fu una sala del Palazzo Accademico, che già ospitava il civico Museo Patrio. Da qui, nel 1920, a seguito di specifica Convenzione tra Stato e Comune, l´intera raccolta viene depositata in alcuni ambienti al piano terra di Palazzo Ducale per poi essere trasferita nel 1935 nelle Carceri politiche austriache del Castello di San Giorgio. Passata nuovamente sotto il diretto controllo dell´Amministrazione Comunale, nel 1941 la collezione viene spostata in alcuni locali di proprietà statale del Palazzo del Capitano.Solo nel 1959 il Museo riapre al pubblico con un nuovo ordinamento espositivo.Nel 1975 al nucleo risorgimentale originale si aggiunse un secondo nucleo relativo a reperti di storia della Resistenza che trova posto in adiacenti locali messi a disposizione dell´Amministrazione Provinciale. In tale occasione il Museo viene intitolato allo storico Renato Giusti e prende il nome di "Museo Civico del Risorgimento e della Resistenza".Viene anche pubblicato un nuovo catalogo che registra in modo essenziale tutti gli oggetti inventariati.Alla fine degli anni Ottanta il Museo viene chiuso al pubblico in vista di un nuovo progetto espositivo. Nel frattempo la sede espositiva viene privata di alcuni ambienti. La perdita di tali spazi blocca il progetto per il nuovo allestimento del Museo.Nel 2005, le raccolte del Museo del Risorgimento, privo di sede, sono state formalmente accorpato al nuovo Museo della Città di Palazzo San Sebastiano divenendone la "Sezione Risorgimentale".
Composizione della raccolta. La Sezione Risorgimentale si compone di n. 1153 oggetti suddivisi in otto tipologie:
I - Uniformi, equipaggiamento, accessori
     II - Armi e munizioni
     III - Fregi e Distintivi
     IV - Monete
     V - Medaglie e Decorazioni
     VI - Cimeli
     VII - Stampe
     VIII - Opere d'arte (dipinti, disegni, sculture)
Particolarmente documentata è la vicenda dei Martiri di Belfiore.Schedatura. Le opere della Sezione sono consultabili tramite le schede cartacee e informatizzate e la relativa documentazione fotografica, presso il Centro Studi e Documentazione sulle Collezioni Civiche attivo presso la sede del Museo della Città. Per la schedatura del materiale ci si è serviti dei tracciati informatici OA e S-MI del tracciato SIRBEC (Sistema Informativo Regionale dei Beni Culturali), corredati da immagini digitali, per tutte le opere (Dipinti, Stampe e Disegni) di carattere artistico. Per quanto riguarda i cimeli storici, i militaria e in generale tutto il materiale di interesse prettamente storico, in mancanza di una scheda informatica, sono state compilate schede cartacee di carattere inventariale.La schedatura ha visto, nel suo complesso, la realizzazione di 1153 schede corredate da 1380 immagini Mostre. Il Museo della Città provvede periodicamente ad organizzare esposizioni a tema con il materiale del fondo. Le mostre sono fruibili su apposita postazione multimediale collocata lungo il percorso espositivo del Museo della Città.Mantova e il suo territorio: un palcoscenico delle vicende risorgimentali. Percorso inedito nelle Collezioni Civiche, dicembre 2005-maggio 2006. Esposizione di stampe e di monete.I leoni di Garibaldi. Garibaldi e i garibaldini mantovani nelle Collezioni Civiche, 14 ottobre 2007-13 gennaio 2008. Cimeli, dipinti, armi, monete e documenti, appartenenti alle Collezioni Civiche, dedicati al rapporto tra Garibaldi e il territorio mantovano e al contributo dato dai mantovani alle vicende garibaldine.

domenica 9 ottobre 2016

Salfi Francesco Saverio

Cosenza, 1759 – Parigi, 1832
 Letterato e patriota. Sacerdote. Lasciata la condizione ecclesiastica, partecipò al governo della Repubblica partenopea del 1799. Nel 1815 fu segretario di Murat. Visse i suoi ultimi anni a Parigi. La sua opera di poeta, giurista, economista s'ispira a ideali di libertà, di laicità, di nazionalità; il fine politico costituisce il precipuo interesse delle sue tragedie, di derivazione alfieriana. Degni di nota sono i discorsi Dell'uso dell'istoria (1807) e Dell'influenza della storia (1815), e assai pregevole è il quadro che egli traccia del risorgimento spirituale d'Italia dalla fine del Seicento ai suoi giorni nel libro L'Italie au dix-neuvième siècle.

giovedì 6 ottobre 2016

Acton Minghetti Laura

«Essa canta, dipinge, ricama, suona il piano, legge, conversa, filosofeggia, scherza, si diverte di tutto quello che si dice o si scrive, s'interessa a tutto, insomma vive, sembra quasi giovane».Così Romain Rolland in una lettera alla madre datata 10 marzo 1890 descrive, tra l'impressionato e l'ammirato, l'esuberante vitalità dell'allora più che sessantenne Laura Acton, di cui è assiduo frequentatore. Laura rappresenta il prototipo della signora dell'Ottocento che nella gestione di un salon realizza non solo l'educazione all'usage du monde propria delle donne della sua classe, ma anche straordinarie capacità organizzative e di attivo intervento politico, coniugando l'amabilità mondana del secolo precedente ad una spigliata consuetudine con uomini di partito.Nata a Napoli nella nobile famiglia degli Acton, essa sposa a diciotto anni il principe Domenico di Camporeale, seguendolo poi nella sua attività di diplomatico a Parigi e Londra. Rimasta vedova nel 1863, si stabilisce a Torino dove conosce Marco Minghetti sposandolo l'anno successivo. Comincia a tenere salotto nelle diverse città in cui la porta la carriera del marito, uomo tra i più rappresentativi della Destra storica (tra l'altro, presidente del consiglio due volte): Torino prima, poi, dal ‘65 al ‘70 Firenze capitale, infine Roma.Il suo circolo ha un forte carattere politico, coinvolgendo i parlamentari e compagni di partito del consorte, ma mantiene nello stesso tempo il timbro della leggerezza mondana connaturata alla personalità di Laura, eclettica, spumeggiante, inguaribilmente portata a considerare l'arte di ricevere come un piacevole dovere. È difficile rendere conto puntualmente dei frequentatori delle conversazioni della Minghetti: aperte più o meno a tutta l'élite liberale, esse sono l'esempio di un modello di salotto ottocentesco che diventa luogo di costruzione delle carriere politiche nell'Italia postunitaria.Dopo il 1870, in seguito al trasferimento a Roma dove Laura continua a ricevere ben oltre la morte del marito (1886), il carattere dei suoi incontri si fa più eclettico. Si mescolano infatti ai parlamentari i molti stranieri presenti in città e le conversazioni prendono spesso il tono del ricevimento aprendosi a intrattenimenti musicali. Nella Roma “bizantina“ della fine del secolo il suo circolo sembra perciò occupare uno spazio intermedio tra i ritrovi delle signore mogli di parlamentari (come Amalia Depretis e Lina Crispi) e i più variopinti ed anticonformisti salotti culturali di alcune signore straniere che vivono stabilmente nella capitale, come Nadina Helbig e Malwida von Meysenbug di cui essa è amica. Attivissima anche nei pranzi e nei ricevimenti di corte, Laura è riconosciuta come una sorta di grande dama della politica e della mondanità cittadine: sembra rappresentare «l'anello di congiunzione tra il passato e il presente» (così la definisce Emma Perodi nei suoi profili di signore romane), coniugando l'antica arte della conversazione con quella nuova delle mene di partito. Muore emblematicamente nel 1915, quando è da poco iniziato il conflitto mondiale che segnerà la fine del «lungo» Ottocento.