Letterato e patriota. Sacerdote. Lasciata la condizione ecclesiastica, partecipò al governo della Repubblica partenopea del 1799. Nel 1815 fu segretario di Murat. Visse i suoi ultimi anni a Parigi. La sua opera di poeta, giurista, economista s'ispira a ideali di libertà, di laicità, di nazionalità; il fine politico costituisce il precipuo interesse delle sue tragedie, di derivazione alfieriana. Degni di nota sono i discorsi Dell'uso dell'istoria (1807) e Dell'influenza della storia (1815), e assai pregevole è il quadro che egli traccia del risorgimento spirituale d'Italia dalla fine del Seicento ai suoi giorni nel libro L'Italie au dix-neuvième siècle.
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