domenica 20 dicembre 2009

Luigi Premi



Nacque a Casalmoro l’8 gennaio 1838 morto il 16 febbraio 1905
Era studente di ingegneria quando rispose al richiamo di Garibaldi e corse al seguito dei Mille. Fu aggregato alla II Compagnia comandata dal Capitano Vincenzo Orsini, nel reparto di artiglieria che fece la famosa beffa di Corleone (1). Alla partenza era sergente ma subito dopo Calatafimi fu promosso Sotto Tenente. Finita la Campagna passò nel Regio esercito Piemontese con lo stesso grado. Combattè anche nella Terza Guerra d’Indipendenza nel 1866. Due anni dopo è promosso Capitano. Nel 1887 è Tenente Colonnello; nel 1896 è Colonnello. Il 28 maggio 1898 fu collocato a riposo. Nella sua carriera militare fu decorato con varie onorificenze. Durante i lunghi anni del servizio militare riuscì anche a laurearsi.
(1) La cosiddetta "beffa di Corleone" fu una trovata strategica del Gen. Garibaldi che, dopo la vittoriosa battaglia di Calatafimi, e dopo aver deciso di avanzare verso Palermo divise le sue truppe, mandando un piccolo reparto di artiglieria (5 cannoni, 40 garibaldini e 150 "picciotti") al comando del Cap. Vincenzo Orsini verso Corleone allo scopo di farlo inseguire da quanti più nemici possibile. Attirati dalla presenza dei cannoni, che potevano far pensare ad un grosso contingente, il 9° cacciatori borbonici, alla guida del comandante svizzero Johan Luka von Mechel, inseguì il piccolo reparto garibaldino, così come sperava Garibaldi, lasciando alla sola brigata Colonna il compito di fermare i garibaldini diretti verso Palermo.
Così, quando il 9° cacciatori di Mechel il 27 maggio, entrò in contatto con gli uomini di Orsini, questi, pur inseguiti per parecchi chilometri, si dispersero verso l'entroterra, evitando accuratamente di ingaggiare battaglia. Così, mentre Mechel inseguiva Orsini, Garibaldi avanzava verso Palermo, raggiungendo le località di Misilmeri e di Gibilrossa, dove il 26 maggio si unì alle bande organizzate dal Cap. Giuseppe La Masa, che era riuscito a raccogliere oltre 2000 uomini, decidendo l'indomani di attaccare Palermo.

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