lunedì 21 dicembre 2009

Obbedisco

Il 3 ottobre Vittorio Enmanuele II era ad Ancona e Garibaldi decise di andargli incontro, fino a Taverna di Catena, nei presi di Vairano, dove avvenne l’incontro. Il re era in uniforme da campagna, Garibaldi, che indossava la solita camicia rossa, gli corse incontro, gridando: Saluto il primo re d’Italia. Vittorio Emanuele gli aveva offerto il grado di generale, il titolo di duca con un castello ed una lauta pensione, ma Garibaldi gli rispose che aveva combattuto e vinto per fare l’Italia e non per fare carriera. Quando entrò in Napoli, Peppino andò subito a rendere omaggio a San Gennaro, che fece il miracolo, poi volle assistere ad un Te Deum nella Cattedrale, concludendo la giornata alla festa di Piedigrotta. L’incontro di Vittorio Emanuele con Napoli non fu dei più felici, perché, quando il cardinale lo accompagnò nella cappella di San Gennaro, il miracolo non si verificò. Mentre poi discuteva all’aperto con le autorità, cominciò a piovere, facendo scendere rivoletti neri dai capelli e dalla barba tinta di Vittorio Emanuele, tra l’imbarazzo dei presenti e le risate della folla. Garibaldi tornò a Caprera il 9 novembre del 1860, portando con se un sacchetto di sementi, un paio di barattoli di caffè e di zucchero, una cassa di maccheroni ed un barile di stoccafisso. Dopo altre dolorose ed umilianti vicende ( Aspromonte, ”obbedisco” e Mentana ), tornò nella sua isola per sempre il 16 aprile del 1882, stanco e ammalato (27 ). Morì dopo qualche mese, il 2 giugno del 1882, chiedendo di essere cremato. Il su ultimo desiderio fu: Per cortesia, per cremarmi , usate la buona legna dell’isola di Caprera.

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