mercoledì 22 dicembre 2010

Un Convegno su Giuseppe Garibaldi

Un convegno su Giuseppe Garibaldi

Giuseppe Garibaldi: gli strumenti e i linguaggi che hanno costruito il mito del personaggio storico più popolare nell'immaginario degli italiani
 Attraverso quali strumenti e “linguaggi” è nato ed è stato diffuso il mito di Garibaldi, il personaggio storico forse più famoso e popolare nell’immaginario degli italiani? Dalla scuola alla letteratura, dai monumenti alle celebrazioni degli anniversari, dai rituali al ruolo dei partiti, della massoneria e dell'associazionismo, nel convegno che si terrà ad Arezzo mercoledì 30 aprile saranno ripercorse le tappe di formazione delle memorie e dei miti garibaldini all’indomani del 1882, anno della morte dell’Eroe.
La giornata di studi è promossa dalla facoltà di Lettere e Filosofia di Arezzo dell’Università di Siena e dal Comune di Arezzo e si aprirà alle ore 9,30 nella sala del Consiglio comunale in palazzo dei Priori (piazza della Libertà).
«Si parlerà in particolare di come», spiega Massimo Baioni, docente di Storia contemporanea alla facoltà aretina e organizzatore scientifico del convegno, «in alcuni snodi cruciali della vita nazionale, nel periodo liberale, fascista e repubblicano, le parti politiche hanno elaborato la memoria di Garibaldi e della tradizione garibaldina, e di quali strumenti hanno contribuito a diffondere quelle memorie, con effetti diversi in funzione dei destinatari e del momento storico».
La memoria risorgimentale e garibaldina fu infatti al centro dell'operazione volta a “fare gli italiani”, funzionale cioè alla costruzione dell’identità nazionale dopo l’Unità. Il richiamo al volontarismo garibaldino fu particolarmente intenso durante la campagna interventista nella prima guerra mondiale: ma si pensi anche alla rivendicazione da parte del fascismo della continuità tra camicie rosse e camicie nere; e sul versante antifascista il recupero di Garibaldi e della tradizione democratica del Risorgimento, dalla guerra civile spagnola alla Resistenza (le brigate Garibaldi) fino alla campagna elettorale del 1948, dove Garibaldi campeggiò come simbolo del Fronte Popolare.
 «Verranno anche analizzate», prosegue Massimo Baioni, «le rappresentazioni plasmate a cavallo tra Otto e Novecento, imbevute di quel pathos religioso che fanno parlare di Garibaldi come del "santo laico" per eccellenza, sia che fosse visto nella chiave moderata del "rivoluzionario disciplinato" (immagine che ebbe un grande successo nella scuola e nella letteratura), sia che restasse il campione della polemica antimonarchica e democratica nei rituali e nelle liturgie dell'universo repubblicano».
Alla giornata di studio interverranno docenti e ricercatori di università italiane (Siena, Firenze e della Tuscia) ed europee (Parigi XII, Berlino-Humboldt), tra cui Catherine Brice, Maurizio Ridolfi, Fulvio Conti, Monica Galfré, Roberto Bigazzi, Jessica Kraatz Magri, Claudio Mancuso e Massimo Tiezzi. Quest’ultimo, in particolare, dedicherà il suo intervento agli echi e alle polemiche suscitati ad Arezzo dalle celebrazioni per il primo centenario della nascita (1907) di Garibaldi. Aprirà i lavori l’assessore comunale alla Cultura Camillo Brezzi. Le relazioni proporranno riflessioni di respiro nazionale e verifiche su scala locale, spaziando lungo i molti campi e i diversi “linguaggi” che hanno reso la memoria garibaldina un elemento costitutivo della vita pubblica italiana.

Nessun commento:

Posta un commento