Belgrado, - Alla notizia della vittoria franco-sarda della battaglia di Solferino contro l'esercito asburgico nel 1859, la gente si radunò in piazza sventolando il tricolore e urlando di gioia in perfetto italiano "W Mazzini, W Vittorio Emanuele". La scena non si svolge né a Torino, né a Milano, ma a Belgrado, così come riportata dall'allora console del Regno di Sardegna in Serbia, Fortunato Astengo. Questa ed altre innumerevoli testimonianze storiche del legame a doppio filo tra Risorgimento italiano e il movimento indipendenstista-nazionale serbo nella seconda metà del XIX secolo, sono state oggetto della giornata di studi sul Risorgimento italiana dedicata al tema "Italia- Serbia, 1861". Ospitato dall'Accademia serba delle scienze e delle arti di Belgrado, sono intervenuti insigni studiosi dei due Paesi, tra i quali i professori Niksa Stipcevic e Giuseppe Garibaldi.
Inaugurando i lavori, l'ambasciatore d'Italia, Armando Varricchio ha espresso "l'auspicio che 'il programma nazionale serbo' di questo nuovo millennio, che si identifica oggi con la prospettiva di adesione all'Unione europea, venga condiviso da tutte le forze più illuminate e sinceramente patriottiche del Paese". L'evento - sponsorizzato da Fiat Serbia e organizzato da Comune di Milano, Fondazione Corriere della Sera e Istituto Italiano di Cultura di Belgrado, diretto da Maria Mazza - è patrocinato dall'Istituto per la Storia del Risorgimento di Roma e chiude la due giorni di celebrazione belgradese del centocinquantenario dell'Unità d'Italia: ieri sera i 'Solisti del Risorgimento' della Scala di Milano si sono esibiti al Museo nazionale di Belgrado, eseguendo, tra gli altri, la prima assoluta del 'Gran concerto per pianoforte e quintetto d'archi' del compositore Disma Fumagalli.
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