venerdì 9 settembre 2011

Giuseppe Govone

Giuseppe Govone fu nel corso della sua vita militare, agente segreto, diplomatico ed uomo politico.

Fu una delle figure più importanti del Risorgimento italiano, ma di lui e di tutto ciò che fece per l’Italia sono solo in pochi ad esserne a conoscenza. E’ praticamente stato cancellato dalla memoria collettiva e dai libri di storia del Regno d’Italia prima e della Repubblica poi.
Giuseppe Gaetano Maria Govone nasce ad Isola d’Asti nel 1825. Frequenta dal 1836 al 1844 la Reale Accademia Militare di Torino uscendone col grado di sottotenente alla vigilia della prima guerra d'indipendenza. Nel 1845, col grado di luogotenente è aggregato al Corpo di Stato Maggiore. Durante il conflitto si comporta con onore ottenendo due medaglie d'argento. È a Pastrengo, Peschiera e Cerlungo. Nominato capitano è aggregato allo Stato Maggiore di Alfonso La Marmora presso la 6a divisione. Dopo la battaglia di Novara (1849), partecipa alla repressione dell'insurrezione di Genova, dove conquista senza colpo ferire tre forti esterni.
Dal 1849 è addetto militare presso le legazioni di Vienna e Berlino, mentre dal 1851 al 1853 è addetto allo stato maggiore della divisione di Novara. Nel 1853 parte volontario come osservatore al seguito di Omar Pascià nella guerra d'Oriente, tra Turchia e Russia nei Balcani. Combatte tra il 1853 e il 1854 al fianco degli Ottomani sul Danubio e si mette in evidenza nella difesa di Silistra. Quando il conflitto si allarga a Gran Bretagna e Francia si sposta in Crimea e si trova in posizione privilegiata quando nella guerra interviene anche il Piemonte. In questi mesi è nominato sottocapo di Stato Maggiore del generale La Marmora. Ufficiale di collegamento (od osservatore) presso le truppe inglesi partecipa come volontario alla battaglia di Balaclava: durante la carica gli muore il cavallo. In seguito ottiene dalla Regina Vittoria l'Ordine del Bagno. Si distinse per valore anche durante la battaglia della Cernaia (fu in occasione di questa battaglia chiamata anche di Traktir che gli zuavi francesi fecero dono ai bersaglieri del 3° battaglione del fez come segno di amicizia e rispetto per il valore dimostrato), tanto che venne poi insignito dai francesi della Legion d'Onore.
Tra il 1856 e il 1859, col grado di maggiore, svolge molti incarichi presso il Corpo di Stato Maggiore ed al Ministero della Guerra. In particolare partecipa ai preparativi per la seconda guerra d'indipendenza, organizzando la mobilitazione dell'esercito sardo ed occupandosi soprattutto della novità dei trasporti per ferrovia. Alla vigilia del conflitto è promosso tenente colonnello ed assegnato al quartier generale principale del Re quale capo del nascituro Ufficio d'Informazioni e delle Operazioni Militari (Ufficio I), il primo servizio informazioni italiano. Con questa funzione ed infiltrandosi in varie occasioni dietro le linee nemiche, partecipa alle battaglie di Palestro, Magenta e San Martino.Al termine della guerra, in cui ottiene il grado di colonnello per merito di guerra a 33 anni, e dopo una breve pausa in cui contrae matrimonio, viene mandato in Meridione, a combattere nella val Roveto e nella valle del Liri contro il brigante Chiavone, il più simile a un partigiano legittimista di tutti i briganti meridionali. Fu uno scontro duro e senza esclusione di colpi, privo però delle efferatezze che contraddistinsero il conflitto in altre zone. Sotto di lui viene fucilato lo spagnolo José Borjès, mentre Chiavone finì condannato a morte da un tribunale dei suoi luogotenenti.
Promosso generale di brigata – ed eletto il 30 giugno 1861 deputato a Cittaducale - fu inviato in Sicilia, dove si trovò a combattere con estrema durezza il fenomeno della renitenza al servizio militare. Fu una fase estremamente critica: agì tra l'ostilità della popolazione e inimicandosi i poteri tradizionali della nobiltà.Sempre in questo periodo ottiene il grado di maggiore generale.Dopo un anno di guarnigione al comando della divisione Perugia, La Marmora, ora Presidente del Consiglio, lo invia nel marzo 1866 a Berlino a trattare con Bismarck l'alleanza italo-prussiana (8 aprile 1866) che porterà alla terza guerra d'indipendenza. Tornato in Italia giusto allo scoppio delle ostilità, vive un controverso momento nella battaglia di Custoza.In una situazione che sta volgendo al peggio, al comando della 9a divisione opera una serie di contrattacchi su Custoza che avrebbero potuto spianare la strada della vittoria agli italiani, se soltanto i suoi soldati, dopo una giornata di aspri combattimenti, fossero stati aiutati dalle due divisioni di fanteria e dalla cavalleria che stazionavano assolutamente immobili a pochi chilometri di distanza al comando del generale Della Rocca. Ma questi, forse per antipatia personale, per orgoglio di grado o per cieca adesione agli ordini, rifiuta ogni soccorso e così la giornata finsce in un'inopinata sconfitta.Nel periodo seguente, mentre i comandi litigano fra loro e si apprestano a ritirarsi, è tra i pochi a voler riprendere subito l'offensiva. Ma i prussiani sconfiggono gli austriaci a Sadowa mettendo fine alla guerra; agli italiani resta solo la bruciante disfatta. Quei giorni per ifurono un punto di svolta nella sua carriera non perché essa ne esca stroncata ma perché da quel momento egli capirà di avere troppi nemici all’interno dell’esercito.Designato a guidare la spedizione contro Roma del 1867, che non ebbe luogo per opposizione della Francia, tornò alla Camera nella X Legislatura per il Collegio di Spoleto. Le inimicizie nei suoi confronti si manifestarono dal 14 dicembre 1869 quando accettò il dicastero della Guerra, nel Governo Lanza con Quintino Sella alle Finanze. Fu l'unico generale disposto ad accettare i tagli alla spesa militare richiesti da Lanza e Sella.Un duro attacco portatogli in Senato dal generale Cialdini lo scuote profondamente. Nel frattempo la malattia contratta quindici anni prima in Crimea lo conduce progressivamente a uno stato d’infermità mentale. Costretto a lasciare qualsiasi incarico pubblico Govone si suicida con un colpo di rivoltella nel gennaio 1872 nella sua casa di Alba.

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