giovedì 22 settembre 2011

SBARCO A SESTO CALENDE

SBARCO A SESTO CALENDE

Al di là delle memorie legate ai campi di battaglia, Garibaldi e i suoi uomini hanno lasciato tracce di sé in numerose altre località del Varesotto.
Basti ricordare lo sbarco dei Cacciatori delle Alpi a Sesto Calende il 23 maggio 1859, immortalato sull'onda della memoria dal pittore-soldato Eleuterio Pagliano in un celebre quadro ad olio conservato ai Musei Civici di Varese. E' un quadro gigantesco, con un campo di tela alto due metri e trenta per sei di lunghezza. L'autore, fervente patriota già sulle barricate di Milano nel marzo 1848, fissa con scrupolo ritrattistico i protagonisti dello sbarco, i volti e le figure di settantatrè volontari garibaldini, descritti nell'attimo in cui i barconi attraccano nel porticciolo.
Dai caseggiati del lungolago, rischiarati da una fresca luce mattutina, la gente osserva incuriosita. Sullo sfondo occhieggia la sagoma familiare del Monte Rosa.
Il grosso della truppa attende di mettere piede a terra, un garibaldino già sbarcato gioca con un cane, un altro consulta le carte topografiche, un terzo sventola il Tricolore. C'è nell'aria un'atmosfera d'attesa, quasi di ansia per le imprese che si vanno a compiere.
LA LOCANDA DEL GENERALE
Una legenda numerata sul retro della tela svela l'identità dei patrioti.
Ecco Nino Bixio, i generali Medici, Sacchi e Cosenz, i pittori Sebastiano De Albertis, Girolamo Induno e lo stesso Pagliano, il bergamasco Francesco Nullo, il medico Agostino Bertani che sarà l'anima organizzativa della futura spedizione dei Mille. C'è anche Ippolito Nievo, il letterato che ha già scritto il suo capolavoro, “Le confessioni di un italiano”, ma preferisce seguire Garibaldi piuttosto che sedersi sugli allori letterari.
E poi la truppa, studenti, avvocati, carrettieri, bottegai. Ritto sul pontile, con l'inseparabile poncho gettato sulle spalle, il generale guarda lontano appoggiandosi al fucile. Il quadro è una testimonianza d'eccezione, una cronaca soffusa di nostalgico romanticismo.
Altre tracce il nizzardo e i suoi lasciarono nelle due spedizioni prealpine a Induno Olona, Arcisate e in Valceresio. Il sito Internet di un noto ristorante di Induno spiega che Giuseppe Garibaldi passò dal paese nel 1848 trovando ospitalità nell'unica locanda, dove tornò poi nel 1859. Gli indunesi, tuttavia, non vollero ricordare questo passaggio del generale con l'intitolazione di una via o di un monumento, perché a quanto pare le truppe garibaldine affamate saccheggiarono le case.
In realtà, spiega il sito, tutto si ridusse al furto di un asino. Nel luogo in cui sorgeva la vecchia osteria che ospitò l'eroe dei due mondi, sorse quella che oggi è la Locanda Garibaldi.
Il monumento al Garibaldino
A Varese, resta a ricordare la sanguinosa battaglia di Biumo Inferiore, il monumento ai Cacciatori delle Alpi.Una bella ricerca storica con cui gli alunni della 3A della scuola media statale Dante Alighieri vinsero un viaggio premio nel 2003, spiega che il monumento è la riproduzione in bronzo dell'opera scolpita in pietra dall'artista di Viggiù Luigi Leone Buzzi.
Il monumento, alto otto metri e largo tre, fu inaugurato il 26 maggio 1867 nella piazza San Martino davanti alle scuole comunali (oggi tribunale) che, per l'occasione, fu ribattezzata piazza Cacciatori delle Alpi. L'opera fu poi collocata in piazza Podestà il 26 maggio 1901.
Garibaldi fu sempre legato da un sincero e ricambiato affetto al territorio varesino. Fu eletto deputato al Parlamento del nuovo Regno d'Italia per il collegio Varese-Cuvio.

Nessun commento:

Posta un commento