La prima guerra d’indipendenza si era conclusa con una bruciante sconfitta. Il Regno di Sardegna seppe però risollevarsi rapidamente. Il decennio che va dal 1849 al 1859 rappresentò per esso un periodo di grande sviluppo economico e politico. A guidare queste trasformazioni fu Camillo Benso conte di Cavour (1810-1861). La collaborazione fra Cavour ed il re Vittorio Emanuele II non fu sempre facile, ma portò a risultati straordinari.Secondo Cavour solo il Regno di Sardegna era in grado di realizzare l’unità d’Italia. E ciò perché era un paese libero, non sottomesso all’Austria come, di fatto, erano tutti gli altri Stati italiani : il Ducato di Parma, quello di Modena, il Granducato di Toscana, il Regno delle Due Sicilie e lo stesso Stato pontificio. Inoltre il Regno di Sardegna godeva di prestigio internazionale e poteva coinvolgere la Francia e l’Inghilterra a sostegno dell’unità d’Italia. Dopo la prima guerra d’indipendenzail Regno di Sardegna visse un periodo di grande sviluppo economico e politico.
Cavour volle attuare una politica
di separazione dello Stato dalla Chiesa Una delle idee fondamentali di Cavour era la separazione della Chiesa dallo Stato. In questo Cavour seguiva un celebre principio : libera Chiesa in libero Stato. Quindi mirò soprattutto a rafforzare e a rendere più moderna l’economia del regno. Le idee di libero commercio, che nella prima metà del secolo avevano avuto attuazione soprattutto in Inghilterra, si stavano diffondendo in tutta Europa. Furono stipulati trattati commerciali, soprattutto con l’Inghilterra, ed in pochi anni il commercio con l’estero triplicò. La rete ferroviaria del Piemonte divenne la più estesa d’Italia, 850 chilometri. Furono realizzati canali d’irrigazione che permisero di sviluppare l’agricoltura, specie la coltivazione del riso. E furono aperte nuove banche. Tutto ciò non fece ancora del Piemonte una regione industrializzata, ma ne fece la regione più progredita d’Italia.
Tutta l’Italia guardava sempre più al Piemonte. Molti patrioti giunsero a Torino per sfuggire alle polizie dei loro Stati. Nel frattempo, i tentativi che in quegli anni andavano compiendo i mazziniani fallivano uno dopo l’altro. Nell’Italia meridionale, i mazziniani organizzarono con il napoletano Carlo Pisacane un’insurrezione. Nel 1857, imbarcatosi a Genova con alcuni compagni, liberò circa 300 prigionieri reclusi nel carcere dell’isola di Ponza. Poi sbarcò a Sapri dove la popolazione del luogo non collaborò affatto. Anzi, credendo che si trattasse di gente pericolosa, avvisò la polizia. Attaccato dalle guardie borboniche e dai contadini, Pisacane fu sopraffatto e si uccise, i suoi uomini alcuni furono massacrati altri finirono in carcere.Tutta l’Italia fu scossa dal fallimento di queste azioni. E la maggior parte degli Italiano incominciò a pensare che questa non fosse la strada giusta per giungere all’unità d’Italia. L’unica soluzione era quella di affidare al Regno di Sardegna il compito di realizzare l’unificazione d’Italia. Nel 1857 fu fondata a Torino la Società Nazionale Italiana.
Il suo motto era : << Italia e Vittorio Emanuele >>. Quest’associazione era strettamente legata ai piani del monarchico Cavour, ma riuscì a reclutare fra i suoi membri molti democratici e repubblicani fra cui Giuseppe Garibaldi. Tra la gente divenne sempre più popolare il progetto di unità d’Italia sotto la guida di Vittorio Emanuele II.
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