lunedì 5 dicembre 2011

Giacinto Bruzzesi

Il nostro Risorgimento non fu opera esclusiva di Garibaldi, Cavour, Vittorio Emanuele II e Mazzini ,ai quali Milano ha dedicato vie e piazze, ma fu anche dovuto ad una miriade di altre figure. Alcune di queste sono citate nei libri di scuola, come Mameli, Manara, Bixio, i fratelli Bandiera, i fratelli Cairoli, Carlo Pisacane, ed altre, invece, meno note,sono ricordate appena da qualche busto o targa, ma sconosciute ai più.Quanti sanno, ad esempio, di Colomba Antonietti, dei generali Sirtori e Missori, di Padre Ugo Bassi, il barnabita fucilato dagli austriaci, di Angelo Masina, il comandante dei leggendari “lancieri della morte” caduto nel giugno del 1849 a Roma nell’ennesimo assalto al Casino dei Quattro Venti, di Pilade Bronzetti, l’eroico difensore di Castel Morrone o di Amilcare Cipriani ,il garibaldino di Anzio che passò ben 19 anni della sua vita in prigione.
Tra di essi c’è Giacinto Bruzzesi. A Milano c’è una via ,tra via Lorenteggio e via Gianbellino, a lui così intitolata: “Via Giacinto Bruzzesi - Patriota (1822 - 1900)”
La vicenda storica di Giacinto Bruzzesi fu strettamente legata a quella di Garibaldi, di cui seguì tutte le imprese, coprendosi di gloria e arrivando a far parte del suo Stato Maggiore.
Durante la prima guerra di indipendenza del 1848 abbandonò Cerveteri con il fratello Filippo e partecipò alle battaglie di Cornuda e Vicenza.Arruolato volontario tra le file della Legione Romana inviata da Pio IX per combattere gli austriaci. Nel 1849 si distinse nella Guardia Nazionale nella difesa della Repubblica Romana e, per aver combattuto nel settore di Ponte Milvio per contrastare l’avanzata francese, con numerosi assalti alla baionetta, fu decorato della medaglia d’oro al valor militare e si guadagnò pure i galloni di tenente.Nel 1860 abbandonò l’esercito, nel quale si era da poco arruolato, per seguire Garibaldi nella spedizione dei Mille nell’Italia meridionale .Nella campagna del 1866 fu nominato colonnello, comandante il 3º reggimento del Corpo Volontari Italiani, e si meritò una seconda medaglia d’oro al valor militare per la capacità dimostrata nel comandare la controffensiva dei garibaldini nella battaglia di Monte Suello del 3 luglio, che costrinse gli austriaci al ripiegamento e nella ritirata strategica delle truppe garibaldine condotta “con molto ordine” verso la chiesetta posta sul colle di Sant’Antonio. Valoroso fu anche nella battaglia di Bezzecca del 21 luglio e in quella serata ricevette l’encomio verbale di Garibaldi, che gli disse stringendogli la mano: “Ho veduto dei prodi come voi, più di voi, no”.
Morì a Milano il 25 maggio del 1900.

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