mercoledì 11 gennaio 2012

MATTIA MONTECCHI


Su un edificio di via Frattina, a destra del civico 12, proprio sopra le finestre del primo piano, è murata una lapide in cui si legge: "In questa casa dimorò / Mattia Montecchi romano / triumviro della Repubblica nel (milleottocentoquarantanove) / Cittadino integerrimo / tutto diede alla patria / nulla chiese per sé".
 Mattia Montecchi era nato a Roma nel 1815 e fu carbonaro fino dal 1834, partecipando a varie congiure contro il governo pontificio. Nel 1844 venne arrestato per cospirazione e condannato al carcere a vita. Fu chiuso a Castel Sant’Angelo e poi nel forte di Civita Castellana, dove ebbe come compagno di prigionia Felice Orsini. Nel 1846, dopo l’elezione di Pio IX, poté godere dell’amnistia. Nel 1848 partecipò alla campagna del Veneto. Ebbe una parte di primo piano nella Repubblica romana, come deputato alla Costituente e ministro. Con la restaurazione del governo pontificio, fu costretto all’esilio e a Lugano fondò, insieme con Giuseppe Mazzini e Aurelio Saffi, una società che si proponeva di pubblicare e diffondere in Italia giornali, libri e opuscoli di idee rivoluzionarie e repubblicane. Collaborò anche al giornale clandestino "L’Italia del Popolo".Dopo l’unificazione del Paese, tra il 1862 e il 1867, fu deputato del Regno d’Italia.
Il 22 settembre del 1870 fu membro della Giunta di governo di Roma, fu subito sciolta dal generale Cadorna.
Ecco come Edmondo De Amicis descriveva, nel suo "Roma Capitale", il discorso tenuto dal Montecchi nei giorni che seguirono la breccia di Porta Pia: "Il vecchio patriota romano, accompagnato dagli amici, avvolto e nascosto quasi dalle bandiere, sale sul pulpito a capo scoperto, e preso appena fiato comincia con voce commossa: - Popolo romano, rivendicato alla libertà e restituito per sempre alla comune patria...
 S’interrompe un istante, e poi con irresistibile slancio - ...Io ti saluto!
L’ultima sua parola muore in un singhiozzo; egli si copre gli occhi col fazzoletto e ricade sulla seggiola. La folla manda un grido d’entusiasmo, tendendo le braccia e agitando le bandiere.
- Silenzio! Silenzio!
Il Montecchi ricomincia a parlare, a voce bassa, interrompendosi tratto tratto. La folla ondeggiando e rimescolandosi, si stringe intorno al pulpito. Le parole dell’oratore non giungono fino a me. Mi faccio innanzi per intendere qualcosa.Il potere temporale al Papa, - egli esclama, - è caduto!"Montecchi morì a Londra nel 1871. Il suo busto sul Gianicolo, del 1898, è opera di Emilio Dies.

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