Su un edificio di via Frattina, a destra del civico 12, proprio sopra le finestre del primo piano, è murata una lapide in cui si legge: "In questa casa dimorò / Mattia Montecchi romano / triumviro della Repubblica nel (milleottocentoquarantanove) / Cittadino integerrimo / tutto diede alla patria / nulla chiese per sé".
Il 22 settembre del 1870 fu membro della Giunta di governo di Roma, fu subito sciolta dal generale Cadorna.
Ecco come Edmondo De Amicis descriveva, nel suo "Roma Capitale", il discorso tenuto dal Montecchi nei giorni che seguirono la breccia di Porta Pia: "Il vecchio patriota romano, accompagnato dagli amici, avvolto e nascosto quasi dalle bandiere, sale sul pulpito a capo scoperto, e preso appena fiato comincia con voce commossa: - Popolo romano, rivendicato alla libertà e restituito per sempre alla comune patria...
L’ultima sua parola muore in un singhiozzo; egli si copre gli occhi col fazzoletto e ricade sulla seggiola. La folla manda un grido d’entusiasmo, tendendo le braccia e agitando le bandiere.
- Silenzio! Silenzio!
Il Montecchi ricomincia a parlare, a voce bassa, interrompendosi tratto tratto. La folla ondeggiando e rimescolandosi, si stringe intorno al pulpito. Le parole dell’oratore non giungono fino a me. Mi faccio innanzi per intendere qualcosa.Il potere temporale al Papa, - egli esclama, - è caduto!"Montecchi morì a Londra nel 1871. Il suo busto sul Gianicolo, del 1898, è opera di Emilio Dies.
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