sabato 28 aprile 2012

(Giuseppe Garibaldi, Padre della Patria ed Eroe Socialista)

Claudio Magris, qualche tempo fa, ragionando sulla rimozione culturale di tutto il grande movimento patriottico e democratico del Risorgimento, ha detto, a mio avviso, una cosa giusta: non avendo tratto alimento mitico ed epico dalla nostra Storia, noi Italiani una Storia condivisa, aldilà delle retoriche di questi giorni, non ce l’abbiamo. E gli effetti li vediamo oggi, con uno sfrenato individualismo che non ci permette di esistere come collettività nella vita concreta, di tutti i giorni.Anzitutto perché, in realtà, anche a Scuola la Storia del Risorgimento si fa poco o male. In generale, la Storia a scuola si fa male… e solitamente la si studia per strappare la sufficienza nell’interrogazione di fine quadrimestre.Per non parlare poi dei grandi vecchi miti dell’antichità, che ci mettevano in guardia dall’individualismo egocentrico di Achille o dalla pazzia razionale di Beowulf, che manda in rovina il suo intero regno pur di dimostrare il suo valore. E che dire invece di Odisseo (alias Ulisse), quel Re contadino che dopo 10 anni di guerra e 10 anni di peregrinazioni marittime, torna a casa e con l’aiuto del porcaro Eumeo, stermina i Proci e pratica giustizia e libertà (parole oramai inflazionate e prive di significato ai giorni nostri).Insomma, i Miti dell’antichità erano pericolosi, figuriamoci quelli moderni: figuriamoci, dunque, Garibaldi, l’eroe dei due mondi (l’unico eroe di cui il mondo abbia mai avuto bisogno, stando alle parole del Che), l’uomo che realizzò l’Italia, sognando una patria socialista.Garibaldi, così, dall’eroe dei due mondi, diventa un bandito, un sovversivo tra i più pericolosi, uno sterminatore di genti che ha rotto l’idilliaco stato dell’arte in cui si trovavano Mezzogiorno, Centro e Nord. Uno che ha interrotto l’illuminata dominazione austriaca nel Nord Italia, il divino regno della Santa Sede su Roma e il gioioso imperio di Ferdinando II, detto ‘O lasagnone, per la sua predilezione per la lasagna.E dire che, anche questo insensato odio che c’è a Sinistra nei confronti del generale, la dice lunga su come la più grande e lunga campagna di demolizione di un mito vivente della storia abbia agito sulle menti di tanti socialisti.E dire che l’ultimo socialista italiano, Sandro Pertini, definì Garibaldi: “l’eroe delle nazionalità oppresse, l’assertore inflessibile dei loro diritti e il combattente generoso per la loro difesa.” E che Enrico Berlinguer, negli anni ’50, a capo della FGCI, sarà il primo a riscoprirne il mito, per rivendicare l’originalità del pensiero social-comunista italiano. Senza contare che, le brigate partigiane comuniste della Resistenza, avevano un solo nome: brigate Garibaldi.Perché, fatta l’Italia politica (che, come dirà, ha deluso tutte le aspettative), Garibaldi si dedicherà alla causa di tutti i popoli, formulando un’originaria idea di socialismo patriottico che lo porterà ad affermare che avrebbe combattuto anche contro l’Italia, se questa avesse minacciato la libertà e la democrazia degli altri popoli.Garibaldi, dai congressi dell’internazionale socialista fino alla Comune di Parigi, diventa un eroe e un maestro del socialismo: l’unico che lo contrasterà sempre, sarà proprio Karl Marx. E per una ragione molto semplice. Per Garibaldi il socialismo corrispondeva al miglioramento della condizione materiale, morale e culturale dell’operaio, ma non per questo era contrario alla proprietà privata. Anzi, la difendeva.“Se per internazionalista s’intende colui il quale, avendo cento scudi in tasca, frutto del proprio lavoro, abbia l’obbligo di dividerli con un altro che pretende di vivere neghittosamente alle sue spalle, questo è un ladro: tale è il mio internazionalismo.”Insomma, è giunto il momento di smetterla di parlar male di Garibaldi. È giunto invece il momento di riappropriarsi del suo mito di giustizia, libertà, democrazia e socialismo. A meno che non si voglia continuare a credere agli argomenti e alla propaganda fatti girare per secoli da Santa Madre Chiesa e dai Savoia.

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