La spigolatrice di Sapri è la più famosa, anzi l’unica, poesia famosa di
Luigi Mercantini. Descrive lo sbarco e la morte di Carlo Pisacane nel regno di
Napoli vista dagli occhi di una semplice contadina.Non è che il risorgimento e la sua retorica siano particolarmente belli,
quei timbri che sono gli stessi dell’inno di Mameli e che parlano sempre di
patria, sacrificio, sangue, morti, fucili, assalti, destini… quando poi il
realtà erano ben pochi quelli che credevano in questi ideali, e forse molti di
loro erano anche un po’ fanatici, e certamente in ogni caso sbagliavano a voler
fare l’Italia ad ogni costo, anche senza l’appoggio del popolo, solo perchè a
loro piaceva l’idea.Carlo Pisacane era una di queste persone: repubblicano, mazziniano e
patriota italiano, pensava che una volta sbarcato i contadini si sarebbero
sollevati e avrebbero fatto la rivoluzione, invece capirono che se il re avesse
pensato che erano d’accordo con lui sarebbero stati decapitati come traditori,
e quindi fecero a pezzi Pisacane ed i suoi pochi uomini. Quando poi qualche
anno dopo venne Garibaldi i siciliani reagirono come Pisacane pensava avrebbero
fatto i napoletani, ma lo fecero solo perchè capirono che i tempi erano maturi
e Garibaldi avrebbe vinto, e in piccola parte per via del prestigio di
Garibaldi, che a differenza di Pisacane era molto conosciuto.La poesia rimane come lapide del risorgimento, del suo modo di sentire e
di fare, dei suoi drammi e dei suoi difetti, e di quelle virtù che sono il
coraggio e il senso del dovere, e la volontà di cambiare la storia e migliorare
il mondo col sudore ed il sacrificio.
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