martedì 1 maggio 2012

La spigolatrice di Sapri



La spigolatrice di Sapri è la più famosa, anzi l’unica, poesia famosa di Luigi Mercantini. Descrive lo sbarco e la morte di Carlo Pisacane nel regno di Napoli vista dagli occhi di una semplice contadina.Non è che il risorgimento e la sua retorica siano particolarmente belli, quei timbri che sono gli stessi dell’inno di Mameli e che parlano sempre di patria, sacrificio, sangue, morti, fucili, assalti, destini… quando poi il realtà erano ben pochi quelli che credevano in questi ideali, e forse molti di loro erano anche un po’ fanatici, e certamente in ogni caso sbagliavano a voler fare l’Italia ad ogni costo, anche senza l’appoggio del popolo, solo perchè a loro piaceva l’idea.Carlo Pisacane era una di queste persone: repubblicano, mazziniano e patriota italiano, pensava che una volta sbarcato i contadini si sarebbero sollevati e avrebbero fatto la rivoluzione, invece capirono che se il re avesse pensato che erano d’accordo con lui sarebbero stati decapitati come traditori, e quindi fecero a pezzi Pisacane ed i suoi pochi uomini. Quando poi qualche anno dopo venne Garibaldi i siciliani reagirono come Pisacane pensava avrebbero fatto i napoletani, ma lo fecero solo perchè capirono che i tempi erano maturi e Garibaldi avrebbe vinto, e in piccola parte per via del prestigio di Garibaldi, che a differenza di Pisacane era molto conosciuto.La poesia rimane come lapide del risorgimento, del suo modo di sentire e di fare, dei suoi drammi e dei suoi difetti, e di quelle virtù che sono il coraggio e il senso del dovere, e la volontà di cambiare la storia e migliorare il mondo col sudore ed il sacrificio.

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