martedì 28 gennaio 2014

Giuliano Iannotta

Il ritrovamento degli scritti del capitano della Legione Garibaldina del Matese Giuliano Iannotta ha riportato l’interesse sul ruolo che tale legione ebbe nella battaglia del Volturno e nella vittoria dei garibaldini sulle forze borboniche. Giuliano Iannotta di Sant’Andrea del Pizzone , che aveva partecipato ai moti rivoluzionari del 1848 a Napoli, fu sindaco di Francolise dopo l’Unità negli anni che vanno dal 1871 al 1876 e tre anni dopo scrisse un memoriale, rinvenuto solo dopo più di un secolo in un solaio, in cui ci dà informazioni riguardo alla Legione del Matese, scrivendo al direttore de La Verità , in tali termini :“Intanto per venire al filo del racconto delle mosse speciali della Legione del Matese, e per meglio chiarire certi fatti al cronista della Verità, dò un rapido cenno della creazione della nostra Legione e le operazioni da essa eseguite fino alla battaglia del 1° ottobre. Ricordo che io reduce dalla galera di Procida alla fine di giugno con altri amnistiati, il Comitato Supremo garibaldino di Napoli ne fece sentire che ci fossimo ritirati nelle rispettive provincie, per far parte dei Comitati provinciali, coll'incarico di promuovere l'insurrezione; come di fatti nei primi giorni di luglio il Comitato centrale di Terra di Lavoro, si era già costituito in S. Maria, sotto gli occhi dei regi, presieduto dal distinto Salvatore Pizzi. Contemporaneamente il Comitato supremo di Napoli nominava nove cittadini di Terra di Lavoro fra i più conosciuti liberali ed addetti alle armi, col nome di Capi di Brigata, e questi furono a quanto ricordo i Signori Torti e Stocchetti di Piedimonte d'Alife, Campagnano, Zona, io ed altri che non ne rammento i nomi. Ognun di noi si pose all'opera per l'arrolamento di volontari. Poscia nel mese di agosto, il Comitato di Napoli ordinava a quello di S. Maria che, fra i nove Capi di Brigata della provincia ne avesse eletti due col nome di capi di spedizione; e fattasi la votazione risultò il Sig.r Campagnano ed io, e che il nome del Corpo che andavamo a costituire avesse preso il nome di Legione del Matese”Nel testo del capitano Iannotta si fa riferimento al patriota Salvatore Pizzi, capuano di adozione, anche se nato a Procida nel 1816 e trasferitosi giovanissimo a Capua. Salvatore Pizzi aveva aderito alla "Giovane Italia" diventando un fervente mazziniano. Era profondamente convinto che , oltre alla libertà politica , la cultura e l'educazione potessero promuovere lo sviluppo della società civile. Uomo di pensiero e di azione, aveva affrontato il carcere e l'esilio e partecipò alla Legione del Matese diventando, nel 1860, all'epoca della Spedizione dei Mille, pro-dittatore per Garibaldi in Terra di Lavoro. Gli ideali che animarono gli uomini della Legione del Matese furono libertà, la libertà dello spirito e per tali ideali essi non smisero mai, nel corso della loro operosa esistenza, di prodigarsi nell'interesse del popolo.Colui che riuscì a tessere una rete sinergica di rapporti tra i vari patrioti della Legione del Matese ,tutti uomini di Terra di Lavoro, fu Beniamino Caso insieme allo stesso Salvatore Pizzi. E’ da rimarcare che la maggior parte dei liberali, al fianco di Beniamino Caso e Salvatore Pizzi, aveva partecipato alle lotte politiche che avevano portato al Parlamento napoletano del 1848, ma,a causa delle tante sconfitte dei movimenti rivoluzionari mazziniani, ultimo quello di Carlo Pisacane assassinato dagli stessi contadini che voleva liberare, essi sacrificarono l'antica fede mazziniana in favore delle più moderate posizioni di Cavour e, dunque, di un'idea dell'unità italiana sotto il regno di Vittorio Emanuele.Della Legione facevano parte, tra i tanti, anche il giovane pittore Gioacchino Toma, che un anno prima era stato confinato per motivi politici sul Matese, ed era stato protetto proprio da Beniamino Caso, che ne aveva promosso la vendita di alcuni quadri. Ad Alvignano c'era Domenico Bencivenga, suo parente, Ercole Raimondi a S.Pietro Infine, Felice Stocchetti a S.Angelo d'Alife, Francesco Fevola a Teano, Paolo Zito a Grazzanise ed altri ancora i quali riconosceranno in Beniamino Caso e Salvatore Pizzi i capi del movimento insurrezionale in Terra di LavoroLa notte del 24 agosto Beniamino Caso e Giuseppe De Blasiis arrivarono a Piedimonte con le armi e la bandiera; il mattino seguente la Legione viene ufficialmente costituita. De Blasiis era l'uomo del Comitato dell'Ordine inviato da Napoli per comandare la Legione col grado di maggiore.Intanto nel beneventano già da tempo stava operando Giuseppe De Marco, un liberale che appartiene al Comitato d'Azione, e la sua sfera di influenza copre paesi della valle telesina e del Fortone, dove ha dato vita a 21 comitati insurrezionali, dai quali si è presto formato un vero corpo armato, analogo alla Legione del Matese, chiamato "Cacciatori Irpini".Proprio il 25 agosto Giuseppe De Marco informa gli uomini del Comitato di Piedimonte che da Avellino il colonnello Materazzo, capo delle forze armate insurrezionali di quella provincia, ha dato ordine di stare pronti a marciare lungo il fiume Calore, verso Benevento. Sono momenti dei grande agitazione in quanto arriva la notizia che Garibaldi stia per sbarcare a Salerno ed è ormai chiaro che il Comitato Centrale di Napoli ha deciso di puntare su Benevento, che da sette secoli è rimasta un'isola del potere pontificio entro il Regno di Napoli. Essi reputano l'Azione militare più efficace se confortata anche dalla presenza della Legione del Matese, così da mostrare a Garibaldi la capacità operativa di questa nuova Legione pronta a battersi per la libertà e l’unità nella celebre battaglia del Volturno


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