La medaglia Pontificia per la Battaglia di CastelfidardoLungi da ogni interpretazione polemica, lo stemma adottato, che compare in ogni pubblicazione, invito o manifesto del Museo, ha un’origine prettamente cattolica e segno della volontà di Pio IX di onorare coloro che si misero al suo servizio per difendere i suoi diritti. Quando nel 1982 si ebbe la certezza che vi era la possibilità di creare un Museo Risorgimentale a Castelfidardo, si indisse una riunione, che poi si tenne nel febbraio del 1983 in Municipio (presenti oltre al sottoscritto i rappresentanti politici dell’epoca, Paoloni, Bugiolacchi e gli esperti invitati appositamente i professori De Vita, Arpino e Crociani). Si individuarono le linee essenziali del linguaggio museale. Si convenne di dare un’impronta più pontificia che sarda al Museo, nella convinzione che di musei “nazionali” in Italia vi era abbondanza e che di “pontifici” vi era solo quello Storico Lateranense. In più si voleva dare risalto alla parte pontificia, nella convinzione che questo segmento di storia italiana fosse poco conosciuto, demandando alla seconda struttura museale (il complesso monumentale di Cialdini) il compito di rappresentare la parte sarda. In questa ottica la scelta doveva cadere su un simbolo che ricordasse lo Stato pontificio che avesse attinenza con Castelfidardo. Scartate subito le chiavi decussate, si esaminarono vari elementi dell’ uniformologia pontificia (i segni distintivi degli Zuavi, dei Carabinieri svizzeri e di altri corpi che combatterono a Castelfidardo), ma subito ci si accorse che la migliore scelta era adottare la “Medaglia di Castelfidardo”. Su consiglio del Pro ministro per le Armi, De Merode, Pio IX aveva fatto coniare una Medaglia commemorativa al fine di premiare i soldati che si erano battuti in suo nome. La medaglia fu istituita con Breve del 12 novembre 1860, applicato con Ordine n. 484 dell’8 dicembre 1860 del Ministero delle Armi, con la motivazione “per tutti coloro che avessero preso parte attiva alla campagna del 1860 contro l’Esercito Sardo invasore”. I privilegi connessi alla Medaglia erano di ordine morale e economico: tutti coloro che ne erano insigniti erano dichiarati benemeriti della Chiesa Cattolica, della Sede Apostolica e di tutte le Società Umane; concedeva il beneficio di un anno in più nel computo del servizio per la pensione. I gradi erano quattro: oro Smaltata in blu per gli Ufficiali Generali, oro per gli Ufficiali Superiori, argento per gli Ufficiali Inferiori, metallo bianco per i Sottufficiali e Truppa. La Medaglia consisteva in una croce capovolta, a significare, in ricordo del Primo degli apostoli e di come fu ammazzato, il “martirio” a cui la chiesa, e i suoi difensori, in quel 1860 era sottoposta di novelli pagani, con il motto “Victoria, quae vicit mundum, fides nostra”; sul retro porta l’iscrizione “Pro Petri Sede, Pio IX P.M.A.XV”. Da questa iscrizione veniva chiamata la Medaglia Pro Pedri Sede. Le iscrizioni erano su un disco, che racchiudeva la croce capovolta, all’interno del quale era disegnata una serpe che si mordeva la coda, a significare il peccato mortale che si compiva a chi osava attaccare la chiesa. I Romani, sempre dissacranti, immediatamente definirono la Medaglia la “ciambella” o il “Ciambellone”, per le sue dimensioni fuori norma medaglistica, di Castelfidardo, tanto che nel 1867, memori di ciò per la Medaglia di Mentana fu scelta una croce germanica ridotta. La Medaglia era attaccata ad un nastro bianco, giallo e rosso, su cui si attaccavano delle fascette,a significare la partecipazione dell’insignito al fatto d’arme. Le fascette erano sei: Viterbo, Pesaro, Fano, Sant’Angelo, Castelfidardo e Ancona. Al massimo, per ovvi motivi, si avevano una o due di tali fascette per ogni insignito. Nel 1984 nel momento in cui si doveva riprodurre il simbolo sulle locandine per il primo Convegno di Studi, si decise di stilizzare la Medaglia. Da qui il simbolo, che, sembra, ultimamente sia stato al centro di polemiche. Con tale simbologia si voleva, e si vuole, ricordare coloro che, ad oggi quasi dimenticati, combatterono per la causa pontificia, in uno spirito di conciliazione.
giovedì 11 agosto 2016
La medaglia Pontificia per la Battaglia di Castelfidardo
La medaglia Pontificia per la Battaglia di CastelfidardoLungi da ogni interpretazione polemica, lo stemma adottato, che compare in ogni pubblicazione, invito o manifesto del Museo, ha un’origine prettamente cattolica e segno della volontà di Pio IX di onorare coloro che si misero al suo servizio per difendere i suoi diritti. Quando nel 1982 si ebbe la certezza che vi era la possibilità di creare un Museo Risorgimentale a Castelfidardo, si indisse una riunione, che poi si tenne nel febbraio del 1983 in Municipio (presenti oltre al sottoscritto i rappresentanti politici dell’epoca, Paoloni, Bugiolacchi e gli esperti invitati appositamente i professori De Vita, Arpino e Crociani). Si individuarono le linee essenziali del linguaggio museale. Si convenne di dare un’impronta più pontificia che sarda al Museo, nella convinzione che di musei “nazionali” in Italia vi era abbondanza e che di “pontifici” vi era solo quello Storico Lateranense. In più si voleva dare risalto alla parte pontificia, nella convinzione che questo segmento di storia italiana fosse poco conosciuto, demandando alla seconda struttura museale (il complesso monumentale di Cialdini) il compito di rappresentare la parte sarda. In questa ottica la scelta doveva cadere su un simbolo che ricordasse lo Stato pontificio che avesse attinenza con Castelfidardo. Scartate subito le chiavi decussate, si esaminarono vari elementi dell’ uniformologia pontificia (i segni distintivi degli Zuavi, dei Carabinieri svizzeri e di altri corpi che combatterono a Castelfidardo), ma subito ci si accorse che la migliore scelta era adottare la “Medaglia di Castelfidardo”. Su consiglio del Pro ministro per le Armi, De Merode, Pio IX aveva fatto coniare una Medaglia commemorativa al fine di premiare i soldati che si erano battuti in suo nome. La medaglia fu istituita con Breve del 12 novembre 1860, applicato con Ordine n. 484 dell’8 dicembre 1860 del Ministero delle Armi, con la motivazione “per tutti coloro che avessero preso parte attiva alla campagna del 1860 contro l’Esercito Sardo invasore”. I privilegi connessi alla Medaglia erano di ordine morale e economico: tutti coloro che ne erano insigniti erano dichiarati benemeriti della Chiesa Cattolica, della Sede Apostolica e di tutte le Società Umane; concedeva il beneficio di un anno in più nel computo del servizio per la pensione. I gradi erano quattro: oro Smaltata in blu per gli Ufficiali Generali, oro per gli Ufficiali Superiori, argento per gli Ufficiali Inferiori, metallo bianco per i Sottufficiali e Truppa. La Medaglia consisteva in una croce capovolta, a significare, in ricordo del Primo degli apostoli e di come fu ammazzato, il “martirio” a cui la chiesa, e i suoi difensori, in quel 1860 era sottoposta di novelli pagani, con il motto “Victoria, quae vicit mundum, fides nostra”; sul retro porta l’iscrizione “Pro Petri Sede, Pio IX P.M.A.XV”. Da questa iscrizione veniva chiamata la Medaglia Pro Pedri Sede. Le iscrizioni erano su un disco, che racchiudeva la croce capovolta, all’interno del quale era disegnata una serpe che si mordeva la coda, a significare il peccato mortale che si compiva a chi osava attaccare la chiesa. I Romani, sempre dissacranti, immediatamente definirono la Medaglia la “ciambella” o il “Ciambellone”, per le sue dimensioni fuori norma medaglistica, di Castelfidardo, tanto che nel 1867, memori di ciò per la Medaglia di Mentana fu scelta una croce germanica ridotta. La Medaglia era attaccata ad un nastro bianco, giallo e rosso, su cui si attaccavano delle fascette,a significare la partecipazione dell’insignito al fatto d’arme. Le fascette erano sei: Viterbo, Pesaro, Fano, Sant’Angelo, Castelfidardo e Ancona. Al massimo, per ovvi motivi, si avevano una o due di tali fascette per ogni insignito. Nel 1984 nel momento in cui si doveva riprodurre il simbolo sulle locandine per il primo Convegno di Studi, si decise di stilizzare la Medaglia. Da qui il simbolo, che, sembra, ultimamente sia stato al centro di polemiche. Con tale simbologia si voleva, e si vuole, ricordare coloro che, ad oggi quasi dimenticati, combatterono per la causa pontificia, in uno spirito di conciliazione.
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