lunedì 21 dicembre 2009

Francesco Crispi

Nacque a Ribera il 4 ottobre 1818 dove venne battezzato dopo soli due giorni, dal sacerdote di rito greco Don Francesco Alessi della Reale Commenda di Palazzo Adriano, secondo le procedure allora previste dalla Santa Chiesa Orientale. Per qualche anno, gli storici più accreditati, non sono stati unanimemente concordi, sia sulla data effettiva di nascita, che del luogo; infatti, v'era forte il dubbio tra il 1818 e il 1819 e tra Ribera e Palazzo Adriano, dove la famiglia del Crispi possedeva alcune aziende agricole e caseggiati. Ma alla fine la verità è venuta fuori e l'illustre statista, viene oggi considerato, nativo di Ribera a tutti gli effetti. Il Crispi, nato nella casa ancora oggi esistente, posta all'angolo tra la Via omonima e il Corso Umberto, che nei primi anni del 1990 è stata consolidata e ristrutturata, ha vissuto gli anni della sua primissima infanzia nel nostro paese, con i genitori Tommaso e Donna Giuseppa Genova. Dalla sua casa, a quel tempo, si poteva ammirare in tutta la sua bellezza la florida e verdeggiante Valle di Verdura ed il vivace ragazzino era solito andare a giocare nella estrema periferia Nord della già popolata cittadina, oggi denominata quartiere Canale o alle cave di tufo di Santa Rosalia, dette "li pirreri", poste nella zona a Nord-Ovest della Villa Comunale. Dette cave di tufo, abbandonate negli anni '50, con i suoi numerosi cunicoli e gallerie sotterranee, erano servite da rifugio alla popolazione durante i bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale e per questo sono state da allora, soprannominate, "li grutti di li sparati". Il piccolo Francesco, a volte si spingeva, unitamente ai suoi coetanei, a giocare fino all'allora esistente Chiesa di Sant'Eligio, prospiciente l'attuale Piazzetta Verdi. Pochi altri fabbricati, delimitavano il paese nella parte a Sud-Ovest, verso il mare. Ribera contava allora circa 5 mila abitanti, ma non aveva ancora le scuole, per cui il piccolo Francesco venne mandato a frequentare le elementari nella vicina Villafranca Sicula. Dal volume "Crispi", scritto da Nicolo' Inglese, si apprende che un giorno, il nostro irrequieto "Ciccio", come veniva chiamato dagli amici, con altri ragazzi della sua stessa età si è recato a piedi fino alla vicina Calamonaci, distante circa 4 Km. e lì è andato a suonare le campane dell'unica chiesetta esistente, facendo accorrere in piazza, oltre al parroco, numerosi e incuriositi cittadini. Per le frequenti scappatelle che era solito fare, la madre spesso gli proibiva di uscire di casa ed ogni tanto lo "spediva in esilio", presso alcuni parenti residenti a Caltabellotta. Si racconta anche, che una volta, addirittura è scappato via da quel paese montano, ritornando a piedi a Ribera, dopo avere attraversato campagne, trazzere, percorsi impervi ed anche il fiume Verdura, allora copioso di limpide acque. Nell'età adulta il Crispi, ha intrapreso una intensa attività politica che lo ha visto, prima Deputato nazionale, poi Ministro dell'Interno e successivamente Presidente del Consiglio. Nel mese di maggio del 1860 è stato, con Giuseppe Garibaldi, uno dei principali ispiratori della leggendaria Spedizione dei Mille, per la liberazione della Sicilia dai Borboni e alla quale ha anche partecipato materialmente. È morto a Napoli l'11 agosto 1901, ma allora l'Italia, distratta da tanti avvenimenti e disordini sociali, non si è quasi accorta, che era scomparso un proprio figlio, che era stato uno dei massimi artefici dell'Unità d'Italia ed uno statista che ne volle fortemente la sua grandezza. Ancora dal libro di Nicolò Inglese si riportano le ultime parole pronunciate, secondo attendibili testimonianze, dal Crispi, un momento prima della morte : <>. Si riporta infine, un giudizio postumo sul Crispi, del Duce Benito Mussolini, capo dell'Italia durante il ventennio fascista, che, a parte gli eventi storici, che lo hanno visto protagonista, sia nel bene che nel male, evidentemente, per il nostro illustre compaesano, mostrava una certa stima. Infatti, su una lapide marmorea, fatta murare negli anni ’40 sul prospetto della casa natale, così si leggeva: Noi ricordiamo Francesco Crispi. E ricordandolo, intendiamo di onorare il patriota, il cospiratore, lo statista; intendiamo di onorare la Sicilia, che gli dava i natali e intendiamo di onorare il popolo italiano.

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