/**/ Associazione Culturale e Sportiva "Giuseppe Garibaldi": La fortezza dello Spielberg

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giovedì 1 settembre 2011

La fortezza dello Spielberg

La città di Brunn è capitale della Moravia, è situata in una valle ridente, ed ha un certo aspetto di ricchezza. Accosto alle sue mura, a ponente, s’alza un monticello, e ovr’esso siede l’infausta rocca dello Spielberg, altre volte reggia de’ signori di Moravia, oggi il più severo ergastolo della monarchia austriaca”.Con queste parole Silvio Pellico descrive ne Le mie prigioni, cosa si presentava allo sguardo del viaggiatore che si fosse trovato alle porte della città di Brunn, nome tedesco di Brno, attuale capoluogo della Moravia.Quando, in un freddo mattino, mi sono trovato su una piccola altura poco distante dalla stazione ferroviaria di questa che è oggi la seconda città per grandezza e importanza della Repubblica Ceca, ciò che i miei occhi hanno potuto vedere non discostava di molto da ciò che Pellico descriveva circa centottant’anni fa.Anche oggi, infatti, il castello dello Spielberg si erge imponente sul colle che domina la città di Brno, quasi volesse continuare a mantenere uno sguardo vigile e minaccioso sulla vita che ignara scorre tra le eleganti e pulite strade della cittadina morava.In realtà la fortezza che aprì a Pellico e a molti altri compatrioti italiani le porte di una lunga detenzione, era, nella prima metà dell’Ottocento, ben diversa da quella attuale. Lo Spielberg ha subito nel corso del tempo varie modifiche e riedificazioni. Nonostante questo si possono ancora scorgere le antiche mura di cinta in mattoni rossi, così come il sentiero che conduce alla vecchia entrata principale.
Essa si presenta come una piccola e buia apertura sovrastata da un alto muro in mattone su cui l’impronta del tempo passato è visibile nei muschi e nelle vecchie e insecchite edere che ne coprono parte della sua imponenza. Ancora oggi suscita un certo effetto attraversare questo piccolo ed angusto valico che per molti prima di noi rappresentava l’ultimo saluto ad una libertà perduta.
“Salendo per l’erta di quel monticello, volgevamo gli occhi indietro per dire addio al mondo, incerti se il baratro che vivi c’ingoiava si sarebbe più schiuso per noi”. Parole che visitando quel triste luogo, assumono ancor più vividezza e drammaticità, le parole con cui il Pellico raccontava il suo ingresso allo Spielberg.Il cammino verso l’edificio, oggi museo gestito dalla municipalità di Brno, segue un piccolo e sinuoso sentiero che riserva per i visitatori italiani un’importante quanto significativa tappa di presentazione a ciò che quel luogo rappresenta.
A metà del percorso, infatti, si erge una stele in marmo bianco fatta erigere nel 1925 dalla fondazione “Dante Alighieri” e su cui sono incise le solenni parole “figli d’Italia terre di commissioni di stato segrete fuor di legge austriache in suolo italiano condannati a morte come carbonari”. La firma è di Piero Maroncelli, compagno di cella di Pellico, che qui oltre ad anni di libertà perse anche una gamba amputatagli in seguito ad un’infezione.
Sebbene lo Spielberg rappresenti il simbolo della tirannide asburgica non solo per i patrioti italiani ma anche per i protagonisti del risorgimento polacco ed ungherese, è l’Italia il paese che più degli altri si è impiegata affinchè il visitatore concepisse questo luogo come nemico della lotta per la nostra indipendenza e libertà. Ed è così che lapidi ed incisioni decorano in più punti le mura della fortezza a memoria dei martiri italiani.
Le emozioni più vive sono concentrate per lo più nell’esterno della fortezza stessa. I locali posti all’interno, oggi percorso museale, sono stati eccessivamente ristrutturati e modernizzati perdendo, di conseguenza, quell’altmosfera tetra che invece si respira fuori dal museo.
L’ala dell’edificio dove si presume fossero le celle dei carbonari sono oggi eleganti stanze riscaldate dove l’interesse del visitatore è attratto per lo più dai documenti originari di cancelleria e amministrazione del vecchio carcere. Tra queste carte lo schedario dei vari prigionieri, tra cui Pellico e Maroncelli, con relative descrizioni fisiche e caratteriali e la sentenza scritta in tedesco “condannati per alto tradimento”.La fortezza dello Spielerg è un triste tempio simbolo della crudeltà umana. Una caratteristica non esclusiva dell’impero austriaco del XIX secolo, infatti questo edificio imponente e ben discosto dal centro della cittadina sottostante, fu scelto dalla Gestapo come quartier generale durante l’occupazione nazista quasi a voler dare una segno di continuità con le crudeltà già perpetratesi in precedenza.La notte successiva alla mia visita guardando fuori dalla finestra della mia camera d’albergo, sono rimasto rapito dal silenzio e dalla leggera foschia che avvolgeva le strade silenziose. Sopra i tetti delle case, lassù in cima alla collina, le luci vaghe e indistinte della fortezza, immobili ed eterne, da secoli guardiani di questa elegante città della Moravia.









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