Il giovane eroe che cadde accanto a Garibaldi Il colonnello dei lancieri della morte di Bologna perse la vita il 3 giugno 1849 per difendere la Repubblica RomanaQuella mattina non ebbe neanche il tempo di indossare la sua bella giubba blu con gli alamari d' oro. Fu svegliato dall' attendente. «I francesi stanno per attaccare. Sono al Gianicolo. Garibaldi chiede di lei». Angelo Masini si precipita fuori dalla sua casa di via Condotti. Quella Roma sonnacchiosae amorfa, pensa fra sé, è pronta ad adattarsi. Il colonnello bolognese è turbato, la Repubblica Romana ( nella foto grande:i difensori con le insegne) è in pericolo. «Maledetto il giorno in cui, per ubbidire a Mazzini, non ricacciammo in mare i soldati di Oudinot». Iniziano le cannonate, piovono proiettili, arriva l' ordine. «Respingerli». I Lancieri della morte di Masini sono pronti: dietro di loro, centinaia di garibaldini. Un gesto, una sciabola puntata e comincia l' inferno. Cadono in tanti, colpiti da fucilate che stracciano le divise. Masini perde sangue, ha un braccio ferito e impugna a fatica la sciabola. Si fa medicare. «Stringi forte, questa benda». Il cavallo schiuma, vorrebbe riposare, ma uno strattone delle briglia lo riporta in battaglia. Masini con un cenno richiama i suoi Lancieri, ne mancano tanti. Di nuovo, con la sciabola, disegna un cerchio nell' aria, poi la punta d' acciaio indica Villa Corsini, dove i francesi sono più numerosi. Si lancia per primo all' assalto, supera la cancellata e arriva sulla grande scalinata di accesso alla residenza patrizia. I garibaldini lo seguono, si esaltano nel vederne il coraggio, ma non si accorgono che il loro colonnello, l' amico di Garibaldi, quel giovane bolognese intransigente ha nove palle di piombo nel petto. Per lui è finita. E' la sconfitta. Ci vorranno giorni prima di poterne recuperare il corpo maciullato. Oggi non sappiamo neppure dov' è sepolto. Era il 3 giugno 1849 quando Angelo Masini morì da eroe vero: con lui, molti dei suoi Lancieri. Aveva conosciuto Garibaldi a Bologna nel novembre del ' 48, quando il generale s' era acquartierato vicino a Pianoro e le autorità felsinee gli avevano imposto di non far entrare le giubbe rosse, ritenute poco rassicuranti per l' ordine pubblico. Garibaldi aveva capito subito che Masini era un uomo d' arme come lui: non gli parve vero di arruolare i Lancieri. Questi non erano inquadrati in nessun esercito: erano l' esercito di Masini, che lui si inventò e mantenne a sue spese per poter partecipare alle guerre di quegli anni. Una cavalleria di circa 50 uomini addestratissimi, ed elegantissimi, in un' uniforme dal giubbotto blu , i calzoni rossi e il chepì con le insegne di Bologna e la scritta "Libertas". Natoa Bologna il 24 settembre 1815, Angelo Masini morì che aveva 34 anni. Alto, magro, occhi azzurri, spavaldo, s' era unito nel 1831, non ancora sedicenne, ai volontari che si battevano contro i papalini. Nel 1836 lo ritroviamo in Spagna nell' esercito della "liberale" Isabella, decorato per le sue azioni temerarie nella "guerra carlista". Torna a Bologna, viene imprigionato: passerà quasi un anno a Castel Sant' Angelo. Fu forse l' unico periodo in cui s' applicò alle letture:a Bologna ne ricordavano scarse inclinazioni per gli studi e forti per le fucilate quando, ancora adolescente, tirava ai vasi da fiori. Nel ' 48 partecipò alla Prima guerra d' Indipendenza. Quando arrivò in città la notizia della caduta della Repubblica e della sua morte, molte bolognesi lo piansero. «Bastava vederlo una volta sola per amarlo e apprezzarlo», scriverà Garibaldi. Il Museo del Risorgimento ne conserva quell' uniforme che non indossò sul Gianicolo e diversi do cumenti. Fra questi, un minuzioso ordine del giorno per lo squadrone: perfino dove applicare, sulla giubba, i distintivi.
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