Un maddalenino tra i Mille di Garibaldi
Si hanno notizie documentate
sulla presenza della famiglia Tarantini nell'arcipelago già dal 1811. All'epoca
La Maddalena era una piccola comunità, indipendente dalla madrepatria corsa da
più di quarant'anni e ormai inserita nel Regno di Sardegna; una delle sue
attività economiche più importanti era, ovviamente la pesca. La storia era già
entrata in rapporto con le acque dell'Arcipelago: Un giovane tenente
d'artiglieria, Napoleone Bonaparte, aveva guidato un tentativo di conquista
francese dell'isola, nel febbraio del 1793, fallito per la resistenza dei
locali e per il coraggio in particolare di un nocchiere della Regia Marina
Sarda, il maddalenino Domenico Millelire, al quale per tale azione fu concessa
al prima medaglia d'oro al valor militare del piccolo Regno sabaudo. Dalla fine del Settecento, poi,
l'Arcipelago era divenuto sede della Regia Marina Sarda, riparatasi nelle sue
acque per fuggire alle conquiste napoleoniche. Infine, tra il 1803 e il 1804,
L'ammiraglio della Marina Britannica Horatio Nelson soggiorno nella rada
prospiciente la costa maddalenina, da dove, poteva meglio seguire gli
spostamenti dei nemici francesi. In questo quadro storico, a
cavallo tra il Settecento e l'Ottocento, la famiglia Tarantini, di origine
procidana, si mosse, come molte altre famiglie di pescatori e corallari
provenienti dall'area campana, alla ricerca di migliori condizioni lavorative
lungo le coste sardo-corse. Dai documenti in possesso dell'archivio
parrocchiale di La Maddalena si trova come capostipite un certo Angelo
Tarantini, sposato a Maria Teresa Jannò (Jannone) e dal matrimonio nacquero
cinque figli: Clara, nata attorno al 1793, Salvatore, nato nel 1795, Antonio e
Giuseppe, nati nel 1798 e Maria nata presumibilmente all'inizio del nuovo
secolo. Mentre per la prima figlia si
trovano precisi riferimenti sulla provenienza dall'isola di Procida, per gli
altri è attestata la provenienza dalla città corsa di Bastia. si può quindi
ritenere che tutta la famiglia Tarantini, lasciata Procida, si sia diretta da
prima a Bastia, dove rimase per lo meno una decina d'anni e solo in un secondo
momento si stabilì a La Maddalena, nel primo decennio dell'Ottocento. Il nostro Angelo Tarantini
nacque a La Maddalena, in regione Carone n. 5 in località Moneta, il 13
dicembre 1836 da Giuseppe e Maria Scotto, Il padre Giuseppe di professione era
marittimo, imbarcato su un bovo, tipica imbarcazione da traffico molto comune
in Liguria, impegnato nei traffici nel Mediterraneo, è probabile che egli visse
a lungo lontano dall'arcipelago come testimonia il fatto che Angelo, suo unico
figlio, nacque quando lui aveva già trentotto anni, in un periodo nel quale
ogni famiglia, comprese quelle dei fratelli e delle sorelle, era composta da
numerosi figli. I Tarantini, sicuramente, erano
tutti legati ad attività marittime e il loro livello economico era basso: ciò è
confermato dal fatto che "nessuno dei Tarantini risulta proprietario, al
contrario degli altri isolani, né di casa né di vigna (1). Angelo Tarantini,
giovanissimo, rimase orfano di padre, infatti il padre Giuseppe morì all'età di
soli quarantacinque anni nel 1843. Il registro parrocchiale, a conferma dello
stato di indigenza dellafamiglia, riporta nell'atto di morte del padre la
seguente frase: testamentum non fecit quia pauper". E' importante rilevare un fatto:
sempre dai registri parrocchiali appare che, come le famiglie Tarantini
improvvisamente apparvero nella nostra isola, così altrettanto improvvisamente scomparvero,
in particolare dalla metà dell'ottocento, dopo la morte di Giuseppe (1843),
Antonio (1853) e Salvatore (1854), non
risultano più decessi e nascite della nuova generazione, tanto da farne
supporre un progressivo distacco dall'isola, quanto meno nella discendenza
maschile. Nella loro permanenza a La
Maddalena vi è solo un episodio che lega queste famiglie alla figura del
Generale Garibaldi. Siamo nel 1849, nel periodo della breve presenza coatta di
Garibaldi nell'arcipelago, dopo la caduta della Repubblica Romana, la fuga
verso Venezia, la morte di Anita e l'arresto che egli subì a Chiavari il 6
settembre dello stesso anno. Era il 12 ottobre 1949 e
Garibaldi si trovava nella vigna della famiglia maddalenina Susini Millelire,
con i quali era legato da consolidati rapporti di amicizia. Si possono seguire
i fatti, dalla narrazione del dr. Angelo Falconi, pubblicata in un suo
opuscolo. "Adunque, tutti gli uomini della comitiva, mentre le donne
accudivano nella casetta ai preparativi del pranzo, con a capo il Generale, si
recarono all'Isuleddu, che sta di contro a Caprera dalla parte di tramontana,
per la partita di pesca prestabilita. In quei paraggi il vento infuriava e il
mare erasi fatto grosso; una barca di pescatori, con a bordo il patrono Antonio
Tarantini, un figlioletto di questo (Domenico (2) che vive ed è in Maddalena
pensionato) e altri due uomini, non potendo reggere il fortunale, si capovolse.
E fu tutt'uno vedere Garibaldi tuffarsi in mare e condurre alla spiaggia i tre
uomini; ma avendogli detto che il ragazzo, avvolto nella vela, era calato in
fondo, si rituffò, stette alcuni secondi sott'acqua e ricomparve con in braccia
il piccolo Tarantini quasi svenuto...." All'epoca Angelo Tarantini aveva
tredici anni e non è improbabile che il ragazzo rimase colpito da quel gesto di
coraggio e che gli avvenimenti successivi della sua vita possano essere meglio
compresi proprio alla luce di questo fatto. Da quel 1849 passarono molti
anni: Garibaldi visse un secondo esilio americano, lavorò in Nord America,
negli Stati Uniti, viaggiò nell'Estremo Oriente e tornò in Europa nel 1854. L'anno dopo, con l'aiuto dei
tanti amici rimastigli nell'arcipelago (in particolare Pietro Susini), riuscì
ad acquistare numerosi terreni nell'isola di Caprera. Fu per lui un nuovo
inizio, con la costruzione di una casa e di un'attività agricola. Nel 1859
combatté, guidando i Cacciatori delle Alpi, nella Seconda Guerra di
Indipendenza e nel 1860 iniziò i preparativi di quella che fu la più grande
impresa della sua vita, La Spedizione dei Mille, partito da quarto, presso
Genova, il 5 maggio 1860 Agli inizi di maggio del 1860,
all'età di ventiquattro anni, Angelo Tarantini si trova proprio a Quarto, e si
unirà, unico maddalenino insieme ad altri due sardi Efisio Gramignano e
Francesco Grandi fra i 1089 che accompagneranno il Generale Garibaldi nella
spedizione contro il regno borbonico. Per quanto riguarda le ragioni
della presenza di Tarantini a Quarto in quel momento si possono fare
principalmente due supposizioni: la prima che fosse stato arruolato, come gran
parte dei giovani maddalenini di quel periodo, nella Regia Marina Sarda e pertanto
si trovasse su qualche nave di base a Genova; la seconda ipotesi può essere che
lui svolgesse: la seconda ipotesi può essere che lui svolgesse, come il padre
il mestiere di marittimo e che quindi si trovasse all'epoca nei pressi di
quarto per motivi di lavoro. A tale proposito va anche
considerato che suo padre aveva lavorato su un bovo, naviglio assai diffuso i ,
e che forse, durante gli anni della sua attività, possa aver intessuto
relazioni e conoscenze, che furono utili al giovane Angelo, ormai capofamiglia,
quando venne il momento di trovare un lavoro. In entrambi i casi è comunque
impossibile spiegare perché il Tarantini abbia deciso di aderire alla
spedizione dei Mille, ne azzardare una interpretazione dei sui ideali o delle
sue aspirazioni patriottiche; in definitiva l'unico episodio che lega le
famiglie Tarantini di La Maddalena con Garibaldi e il già citato del 1849 del
piccolo Domenico. Dopo lo sbarco a Marsala dell'11
maggio, la documentazione non da grandi notizie di Tarantini nella marcia verso
Palermo, e poi verso Milazzo: si sa che entrò a far parte del Servizio
Sanitario dei Mille (ruolo probabilmente assegnatoli al momento in cui il corpo
iniziò ad operare in terraferma), servizio costituitosi fin dall'inizio grazie
all'energia dell'inesauribile Jessie
White Mario e di Agostino Bertani, al quale venne dato l'incarico di
Sottocommissario di guerra. Nello specifico, Tarantini venne
inquadrato nell'Ambulanza Generale per l'esercito di Sicilia, dipendente allora
dal Commissario di guerra Michele Garini. La conferma di ciò avviene da
limitati documenti che si trovano presso il fondo dell'Istituto per la Storia
del Risorgimento di Roma. Non si conoscono le ragioni di questa sistemazione,
ma certamente essa farebbe supporre una mancanza di precedenti esperienze
militari del Tarantini o una sua adesione ad anteriori campagne belliche. Sempre tra i documenti del sopra
citato Istituto, si trovano altri riferimenti al nostro personaggio: un buono
datato Palermo, per il tenente d'ambulanza Angelo Tarantini", relativo al
ritiro di un paio di pantaloni e un paio di scarpe; una lista, datata Messina
27 agosto 1860, voluta da Garibaldi stesso al fine di prevenire l'abuso di
gradi militari da parte delle truppe, che riporta l'elenco completo degli
ufficiali e dei sottufficiali invitati ad iscriversi (nell'elenco figura Angelo
Tarantini, che riporta solo il suo nome senza il grado, con una calligrafia
infantile, fatto che denoterebbe una modesta preparazione culturale). L'ultima notizia di Tarantini
durante la spedizione dei Mille, si riferisce ad una nota, datata Napoli 21
settembre, inviata dal "Luogotenente Tarantini" al commissario Garini
per segnalare quattro disertori. Da ciò si possono desumere due fatti: Intanto
che partecipò alla spedizione almeno fino a Napoli, inoltre che non si può
affermare con certezza che si sia trovato al Volturno, nella battaglia del 1°
ottobre, decisiva per le sorti dell'intera spedizione; la qualifica di
luogotenente farebbe poi pensare ad un innalzamento di grado, rispetto a quello
di tenente del maggio dello stesso anno. Germano Bevilacqua asserisce
che Angelo Tarantini, terminata l'impresa dei Mille, sia stato uno degli
ufficiali che nel 1861 vennero ammessi nei quadri del Regio Esercito (complessivamente
furono trecentoventi, dei quali una cinquantina tornò presto a casa); la sua
permanenza durò molto poco, infatti il 20 maggio 1862 Tarantini, Con Missori,
Nullo, Fruscianti, Miceli ed altri, si dimise dall'esercito regolare. A questo punto è plausibile
pensare che il nostro uomo sia tornato in sardegna e abia definitivamente
abbandonato l'esperienza non solo garibaldina, ma anche risorgimentale, e abbia
lasciato una vita militare che, dai dati in possesso, sembra essersi racchiusa
in pochi anni. Insomma, un periodo di grande fervore patriottico, culminato
nella partecipazione alla più importante e decisiva impresa militare
dell'intero Risorgimento italiano, compreso fra due lunghi periodi di una vita
quasi sconosciuta e dove l'uomo Tarantini sembra essere lontano dalle
eseperienze risorgimentali. Ritornato presumibilmente
nell'isola, nel 1864 sposò a Thiesi in provincia di Sassari Antonia Fadda nata
nella città logudorese nel 1846 e dal matrimonio nacquero dodici figli (tra il
1865 e 1887), di cui tre maschi. Il Tarantini visse lunghi anni a Thiesi
esercitando la professione di negoziante. A un certo punto, per motivi
assolutamente sconosciuti, decise di tornare nell'isola dove era nato. Una scelta che, ancora, non pare
spiegabile: come detto in precedenza, i Tarantini lasciarono La Maddalena,
attorno alla metà dell'Ottocento, quindi non fu il richiamo familiare quello
che spinse Angelo a tornare nel luogo dove era nato. Inoltre la sua vita si era
svolta a Thiesi, dove erano nati tutti i suoi figli. Dopo alcuni anni vissuti
probabilmente nella casa dove era nato, questo garibaldino schivo, il solo
maddalenino che fu col Generale da Quarto a Marsala, seppure in un ruolo
modesto, conclusa la sua breve esperienza di patriota risorgimentale, visse una
vita appartata e tranquilla, morendo a Moneta, frazione di La Maddalena il 1°
agosto 1905. Nel certificato di morte , conservato nell'anagrafe del Comune di
La Maddalena, si può leggere la residenza in "regione Moneta" e il
fatto che fosse "Pensionato dei Mille di Marsala".
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