Letterato, poeta, dilettante musicista e mecenate, modello del grande pittore risorgimentale Hayez, patriota fervente che per l'amicizia con Garibaldi rimase celebre nei salotti intellettuali dell'Ottocento come "conte rosso". Queste le coordinate entro cui si colloca la personalità del conte Alfonso Porro Schiaffinati, che ebbe un posto di rilievo nel clima culturale e artistico di Monza e della Brianza. Fu infatti legato alla piccola comunità di Sant'Albino di Monza, piccolo quartiere incastonato tra i comuni di Monza, Brugherio e Concorezzo, nel cui territorio sorge tuttora, circondata da uno splendido parco, la "villa di delizia" dei Porro Schiaffinati, più semplicemente nota ai locali come "Villa del Conte", che fu sua stabile residenza e sede di un vivace cenacolo di poeti e artisti. Discendente da antica famiglia del patriziato milanese, Alfonso Porro Schiaffinati nacque a Milano il 23 gennaio 1798 dal matrimonio del padre Gaetano, fervente giacobino e Ministro di Polizia della Repubblica Cisalpina, morto pochi anni dopo la sua nascita, con Isabella Giudici. Sin dalla giovinezza il Porro Schiaffinati fu protagonista dell'ambiente culturale e artistico della capitale lombarda. A poco più di vent'anni si avvicinò all'ambiente pittorico risorgimentale di Francesco Hayez, di cui fu amico e a cui fece anche da modello per personaggi di celebri tele quali "Il Conte di Carmagnola" del 1820 e "Maria Stuarda" del 1827. In seguito fu in rapporto con Massimo d'Azeglio, il pittore arcorese Carlo Arienti e lo scultore Innocenzo Fraccaroli. Le sue frequentazioni si estendono anche all'ambiente letterario, tra cui spiccano i nomi di Alessandro Manzoni (cui era legato da sia pur lontana parentela), Giuseppe Rovani e il circolo scapigliato, e soprattutto il "medico-poeta" Giovanni Rajberti (1805-1861), stimato primario chirurgo e direttore dell'Ospedale civico di Monza fino al 1859, ma anche singolare figura di patriota, scrittore satirico e poeta dialettale, erede della tradizione poetale vernacola milanese, ottimo amico del conte e spesso suo ospite nella villa di Sant'Albino. In anni più tardi il Porro fece da mecenate a un gruppo di musicisti e compositori lombardi, che gli dedicheranno diverse loro opere: l'oboista Cesare Confalonieri, i fratelli Adolfo e Polibio Fumagalli, Alessandro Pezze, Angelo Panzini e Luigi Bassi. L'attività letteraria di Alfonso Porro Schiaffinati rimane per noi documento prezioso per ricostruire il clima ideale e i miti storici e letterari degli intellettuali romantici milanesi alle soglie dell'Unità. Il conte Alfonso ebbe al suo attivo la pubblicazione di due tragedie in pregevoli versi italiani, il Marino Faliero (1855) e I vespri siciliani (1868), entrambe versioni degli originali francesi del drammaturgo Casimir Delavigne. Inedita rimase la versione di un'altra tragedia del Delavigne, I figli di Odoardo. A queste si aggiungono due brevi composizioni dedicate a Garibaldi, entrambe del 1860: l'ode patriottica Partenza per la Sicilia di Garibaldi, e la cantata per coro e pianoforte A Garibaldi. Infine, verso i suoi ultimi anni di attività, diede alle stampe la traduzione in versi dialettali dell'episodio dell'Ugolino dantesco: Frammento del canto XXXIII della Divina Commedia di Dante Alighieri.
Fervente patriota e frequentatore dei salotti intellettuali legati al movimento risorgimentale, il conte Porro fu un sostenitore della causa garibaldina, ed ebbe un ruolo di riferimento e di leader del partito garibaldino monzese, che ricoprì anche dopo l'Unità d'Italia. Ciò gli valse allora l'elezione nel consiglio comunale di Concorezzo (di cui era allora frazione Sant'Albino), che mantenne dal 1861 al 1867. Estimatore d'arte e amico di numerosi artisti, il conte commissionò e acquistò per la villa di Sant'Albino diverse tele, tra cui alcune di Massimo d'Azeglio e di Carlo Arienti, che rimasero nella storia dell'arte dei capisaldi della pittura romantica milanese. È interessante menzionare il ruolo che egli ebbe anche nell'ambiente artistico brianzolo. Ne abbiamo un esempio, testimoniato da un carteggio del 1833 tra l'allora parroco di Cassago Brianza don Michele Castelli e il conte Porro, in cui quest'ultimo veniva interpellato in qualità di intermediario ed esperto d'arte per la commissione e la realizzazione di un quadro che ritraesse Santa Brigida, copatrona della Parrocchia. Dalle lettere emergono le singolari competenze di intenditore d'arte dello Schiaffinati, che individua nel giovane e poco conosciuto Paolo Brioschi l'artista adatto e, da buon mediatore, si dimostra scrupoloso e preciso gestire le spese della commissione. L'opera è tuttora visibile presso l'altare della chiesa parrocchiale di Cassago. Alfonso Porro Schiaffinati morì a Sant'Albino il 22 settembre 1872, "a causa di paralisi", lasciando come erede Gaetano Porro Schiaffinati, poeta dialettale anch'egli, amico intimo di Giacomo Puccini e del fondatore del Futurismo Filippo Tommaso Martinetti.
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