(Cavalese 1821 – Brescia-17/6/1859 ) è il primo ad essere arruolato nell’Imperial Regio Esercito dal 1840 al 47 nei cacciatori Tirolesi. Quando la famiglia, il padre era impiegato, si trasferisce a Mantova siamo alla vigilia dei grandi fatti che daranno vita al Risorgimento Italiano. Nel 1848, allo scoppio delle ostilità mise a frutto la sua plurieuuale esperienza di cose militari organizzando la guardia civica della città. Caduto il governo provvisorio, fu costretto a fuggire e si rifugiò dapprima a Cerese, dove, denunciato da un traditore, non Venne catturato solo in virtù di un improvviso stratagemma, quindi a Suzzara, dove insieme con altri esuli della sua città, tra cui il conte Giovanni Arrivabene, fondò il corpo volontario dei bersaglieri mantovani di Carlo Alberto, al comando del quale il governo piemontese inviò un ufficiale regolare, il tenente A. Longoni. Il 5 aprile il B. venne promosso al grado di furiere maggiore, e il 5 maggio in seguito alla sua brillante condotta nello scontro di Governolo, sottotenente (Il 24 aprile 1848 (giorno di Pasqua) lo scontro di Governalo a cui partecipò anche Bixio e Mameli). Nel settembre del 1848, dopo l'armistizio di Salasco, il corpo dei Mantovani venne sciolto; Narciso rimase in Piemonte dove lo raggiunse anche Pilade (Oreste venne punito con 25 bastonate). Nel marzo del 1849 entrambi i fratelli si arruolarono nel VI battaglione Bersaglieri di Manara che prendeva la via di Roma dopo la rotta di Novara e la tragica parentesi ligure. Roma. Quivi il Narciso si distinse a Valmontone (Un plotone di 50 Bersaglieri, comandato dal tenente Narciso Bronzetti, audacemente attaccando, mise in fuga un forte nucleo di Napoletani dando inizio alle ostilità e rientrando con numerosi prigionieri), Velletri quindi a S. Pancrazio (bastione). Caduta la Repubblica Narciso, nel frattempo divenuto Capitano, ottenne il passaporto per Grecia, Turchia e America. A bordo di un vapore francese col fratello partì per Malta insieme ad altri volontari, ma dall'isola essi furono respinti e per alcuni mesi non che fecero che peregrinare nel Tirreno, sbarcando infine in Corsica. Di qui raggiunsero Genova, da cui il B. riparti quasi subito per il Piemonte, ove affrontò un periodo di relativa tranquillità, in cui le assillanti preoccupazioni economiche del momento vennero a poco a poco risolte sia con un duro lavoro sia con l'aiuto di altri esuli e patrioti. Nell'esilio piemontese N. restò strettamente legato all'ambiente liberale; particolarmente viva la sua amicizia col conte Camozzi (che sarà coautore con Luigi Mercantini (Ripatransone, Ascoli Piceno,1828 – Palermo,1872) a fine 1858 dell’Inno di Garibaldi o Inno dei Cacciatori delle Alpi (musica Alessio Olivieri (Cremona,1830-1867) e con l'impresario Ludovico Chiappara. Narciso e Pilade vengono indagati anche per i falliti moti mazziniani di Felice Orsini del 1853. I rapporti con il resto della famiglia sporadici e discreti per il lavoro del padre dipendente pubblico austriaco. Solo nel 1857 il padre, finalmente andato in pensione, raggiunse i tre figli per un periodo di alcuni mesi. Nell'aprile del 1859, allo scoppio della guerra, N. si arruolò col grado di capitano nel I° reggimento dei cacciatori delle Alpi mentre il fratello era tenente; si distinse nei combattimenti di Varese, di San Fermo e, in modo particolare nello scontro di Seriate (8/6) dove con un centinaio di uomini riuscì a impadronirsi del paese, difeso da 1200 austriaci. Tale episodio gli valse la promozione a Maggiore e il comando del I battaglione. Il 15 l'epilogo a Treponti. Alla testa della sua Cp, all’assalto del roccolo di Castenedolo mise in fuga un nemico 4 volte superiore; seppur gravemente ferito ad entrambe le braccia,continuò a lottare impugnando la spada col sinistro. Al peggiorare delle sue numerose ferite venne trasportato in ambulanza in casa Bassalini a Tre Ponti e poi a Brescia sopra un carretto trainato a mano in casa di Basilio Maffezzoli suo carissimo amico. Il Dottore Agostino Bertani lo visitò la sera stessa ma nulla potè per salvarlo; Narciso B. morì fra atroci dolori due dopo giorni,alle ore 10 del 17 giugno, a Brescia. "Al Prode dei prodi" come amava definirlo Garibaldi per il suo grande coraggio ed eroismo la Medaglia d’Argento al V.M. come al Colonnello Stefano Turr.
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