E' il primo sabato di primavera quel 22 marzo del 1845, quando a Montevideo nasce Teresa, terza dei figli di Giuseppe Garibaldi e di Ana Maria Ribeiro. Il fratello più grande, Menotti, ha già cinque anni; poi c'è la sorellina Rosa, purtroppo destinata a morire prematuramente nel dicembre di quello stesso anno. L'altro fratello, Ricciotti, verrà al mondo nel '47. I primi anni Teresa li trascorre a Calle del Porton, ma già nel 1849 è a Nizza, dove vive i mesi tragici della Repubblica Romana e dove la raggiunge la triste notizia della prematura scomparsa della mamma.. E' un periodo abbastanza inquieto per la sua fanciullezza, che solo in parte trova conforto nell'affetto che la lega a Nonna Rosa, la madre di Garibaldi. Inoltre, a darle maggiore serenità e sicurezza intervengono i coniugi Deidery, Joseph e sua moglie, ai quali il Generale, sempre tanto impegnato un po' dappertutto per potersi interessare della figliolanza, affida la cura di di Teresa e degli altri ai Deidery anche perché da loro è di casa un suo cugino, l'avvocato Augusto Garibaldi. Teresa, intanto, cresce sana e vivace, anche se poco socievole, quasi scontrosa, un po' come sua madre. E' felice quando, dodicenne, va a Caprera con suo padre, accompagnata dai fedelissimi e affezionati Deidery. E lì, in quell'isola aspra e robusta, che conosce un giovane vivace e brillante; si chiama Stefano Canzio, figlio di Michele e di Carlotta Piaggio, nato nel 1837 a Genova e cresciuto in un ambiente carico di fervori patriottici. Tant'è vero che già durante le campagne del '59 - '60 combatte a fianco di Garibaldi. E' medaglia d'oro a Bezzecca, viene ferito a Palermo (e già Garibaldi gli tributa le attenzioni che si rivolgono ad un figlio);poi, conclusa l'impresa dei mille, accompagna il Generale a Caprera. E' lì che incontra Teresa, se ne innamora. La chiede in moglie, sposandola il 25 maggio del 1861, Quando Teresa ha appena sedici anni. Il giorno delle nozze arriva in dono una splendida collana di pietre preziose, dono di Vittorio Emanuele II, a testimoniare i legami, ormai saldi, fra Garibaldi e Casa Savoia. Ernesto Morano, il primo biografo di Canzio, racconta così della gentil vicenda d'amore: "Il Canzio seguiva a Caprera l'Eroe che, elargito un regno "al sopraggiunto re", s'era precipitoso imbarcato sul Washington a celarvi l'amarezza dello sdegno pel trattamento, non tanto fatto a Lui, quanto ai suoi ufficiali e soldati dopo l'incontro di Teano; i primi tratti, come ben disse Alberto Mario, di quella gigantesca ingratitudine che non ha esempi nella storia. Conobbe a Caprera la gentile giovinetta che, più ancora di Menotti riproduceva nel volto e nella persona le maschie linee della madre Anita, come nella voce sua si modulava tutto il musicale fascino della gamma paterna (...). E il Canzio amò sempre la moglie di un affetto il quale, si sarebbe detto, avesse qualcosa di trepido, serbando ognora un profumo della fuggevole poesia che i noviziato d'amore vee balenare come alba rosata di un giorno, mai più rinnovabile se non pel ricordo." Dal matrimonio di Teresa con Stefano nascono ben sedici figli, quattro dei quali purtroppo scompaiono in tenera età; ma, nonostante l'impegno di una famiglia così numerosa, la vita si svolge tranquilla, se non agiata, fra l'adorata casa di Caprera e quella di Genova, dove il marito Stefano Canzio ha un incarico presso la Società Generale Italiana di Navigazione, erede dei Rubattino, che lo porterà spesso anche in Sardegna. A Caprera si consolidano, improntati a una serena coabitazione, i rapporti con Francesca Armosino, ormai legata da un vincolo stabile con il Generale, che dapprima non aveva tralasciato avventure sentimentali con giovani isolane o con momentanee visitatrici. Nel 1864, Garibaldi compie un viaggio trionfale a Londra. Intanto, i doveri verso la famiglia costituiscono l'imperativo quotidiano di Teresa. Che tuttavia, pur nel suo stile di riservatezza non dimentica mai di essere "una Garibaldi"; cos' sa mostrarsi attenta, devota e partecipe anche alla vita pubblica del padre. Canzio, che nel frattempo aderisce all'Alleanza Repubblicana Universale, diventa presidente della Società dei Reduci delle Patrie Battaglie. Nel 1869, accusato di un complotto antimonarchico viene brevemente arrestato e processato; ma l'anno dopo è già pronto a correre a combattere in Francia al comando di una brigata Garibaldina. Nel 1890 ha anche un'esperienza parlamentare, riuscendo eletto deputato nel collegio di Ferrara, durante i governi di Crispi di Di Rudinì. Teresa, nonostante la cura dei tanti figli, la troviamo sempre al suo fianco, consenziente e pronta, se necessario, a intervenire con solidale attenzione presso il suo grande padre.
Il comportamento di Canzio verso i figli talvolta appare abbastanza singolare, molto simile a quello che il cognato Ricciotti userà verso i suoi, totalmente dissimile invece quello di Menotti, stretto alla famiglia. Sempre secondo Morando "per la famiglia sua fu davvero più che padre, patriarca,; e circa la numerosa figliuolanza (...) propugnava come pedagogia, e l'applicò, che quando il figlio sia giunto ad un certo giovanile sviluppo, il padre non debba essere per lui se non un amico. Né, per quello che a me fu dato vedere e conoscere della sua intimità, si trovò mai padre più fraterno ai figli, verso i quali non gli riusciva celare, per quanto se ne studiasse, il riboccante "affetto". Comunque, come i figli di Ricciotti, anche i quattro primi maschi di Stefano e Teresa partirono per il mondo, con scarsi studi, compiuti a ancora più scarsi mezzi in tasca. Quelli che rimasero in patria ebbero talvolta vita difficile. Nel 1899, in occasione della visita dei Sovrani a La Maddalena e Caprera, Teresa implora dal Re la grazia per gli insorti del 1° maggio 1898. Forse da quegli eventi, ai quali hanno partecipato alcuni dei suoi figli che si sono poi allontanati dall'Italia, data lo sdegnoso ritiro a Caprera, nel quale, solidale a sua volta, la segue il marito. La vita di famiglia si concentra nell'isola, e ì si celebrano i primi matrimoni di casa Canzio, nascono i primi nipoti. Teresa Garibaldi muore a soli cinquantotto anni, il 5 gennaio del 1903, a Caprera, dove è sepolta, unica dei figli di Giuseppe e Anita, nel piccolo cimitero di famiglia. Alcuni dei suoi figli rimangono legati a La Maddalena, in particolare Foscolo e Cairoli. I matrimoni legano i giovani Canzio a famiglie importanti come i Fazzari, i Ceretti, già presenti nell'epopea garibaldina, e più tardi anche alla famiglia di Nicola Ricciotti. Le famiglie che si creano all'estero, non rinunciano a tramandare i nomi dell'epopea Garibaldina: Giuseppe (magari sotto la forma di quel José, tanto caro alla moglie dell'allora giovane Garibaldi), Anita, Stefano, ma anche Bruno, Menotti, Mameli, Anzani, ecc. Dopo la morte di Teresa, Stefano Canzio diventa il primo Presidente del Consorzio del Porto di Genova, che fa rinascere a nuova vita, e si spegne, rispettato e onorato nella sua città che gli tributa solenni funerali. Riposa nel cimitero di Staglieno. Se la memoria si scolpisce nella pietra, per Teresa aleggia su Caprera, la casa dove visse con il padre, dove celebrò il matrimonio, dove trascorse buona parte della sua vita, attorniata dai giovani figli. Con l'austera dignità della tomba un poco appartata, ma sola nel piccolo cimitero ad essere rivolta al mare e alla pineta, essa suggerisce la presenza indiscreta e indiscussa della madre Anita .
Io mi chiamo salvatore canzio vorrei sapere se a voi risulta che la figlia di garibaldi con stefano canzio alla reggia di caserta hsnno avuto 2 gemelli lascisndoli in consegna ad una suora con un cofanetto di monate d'oro, in secondo tempo sono tornati per riprenderli, hanno preso solo un gemello l'altro era stato adottato da una fsmiglia di maddaloni pr. Di caserta, ecco mio padre e mio zio unici parenti che avevo mi raccontavano questo episodio dicevano che era la suora che raccontava. io riferisco non chiedo niente vorrei sapere se e solo la verita' vi ringrazio se mi rispondete a: volpcanz@hotmail.it
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