/**/ Associazione Culturale e Sportiva "Giuseppe Garibaldi": Salvatore Morelli

Visualizzazioni totali

lunedì 21 dicembre 2009

Salvatore Morelli



Salvatore Morelli nacque il 1° maggio 1824 da Aurora Brandi e Casimiro Morelli, a Carovigno. Intraprese i primi studi di indirizzo classico con l’aiuto di don Felice Sacchi, arciprete di Carovigno, e dei canonici Del Buono e De Castro nel seminario di Brindisi. Nel 1840 si recò all’università di Napoli per studiare giurisprudenza e prepararsi agli esami da giornalista. A Napoli ebbe la possibilità di conoscere molti meridionali illustri e intellettuali stranieri. In quegli anni dominava la figura di Mazzini. Morelli si affiliò alla “Giovine Italia” e, quando tornò nella sua terra, contribuì a diffondere le nuove idee. Nel 1848, quando Ferdinando II di Borbone ritirò la Costituzione e sciolse la Guardia Nazionale, scoppiarono in Puglia varie insurrezioni. Morelli, che sino ad allora aveva creduto alle promesse del re, fino a dedicargli il libro Brindisi e Ferdinando II, bruciò sulla piazza di Carovigno l’immagine del sovrano e pronunciò un discorso di rivolta contro il suo operato. Processato, fu condannato ad otto anni di prigione, che poi divennero dieci, e venne trasferito al bagno penale di Ponza. Come Morelli vennero condannati molti patrioti, tra i quali Settembrini, Spaventa, Poerio e Braico. Nel 1851, accusato di cospirazione, venne tradotto nella fortezza di Ischia, prigione di massima sicurezza per i detenuti politici del regno borbonico. Dopo quasi due anni di trattamento durissimo, poiché si era rifiutato di accettare il perdono e denaro in cambio dell’abiura delle sue idee democratiche e libertarie, venne relegato sull’isola di Ventotene. Qui cominciò ad esercitare la professione di avvocato a favore degli altri politici e dei detenuti comuni, convinto che la criminalità nascesse in gran parte dalle durissime condizioni sociali. Si occupò anche dell’istruzione dei ragazzi isolani. In quel periodo entrò in corrispondenza con Luigi Settembrini e gli altri patrioti, detenuti su varie isole, attraverso l’opera coraggiosa della mazziniana Antonietta De Pace. In occasione della sfortunata spedizione di Carlo Pisacane, del giugno 1857, Morelli riuscì a far preparare ed esporre dagli isolani i tricolori. Era apprezzato non solo in quanto patriota, ma anche come benefattore. Aveva salvato tre bambini che stavano per annegare, rifiutando la liberazione, che gli spettava in base alle norme consuetudinarie, in favore di un altro detenuto con numerosa prole. Nel 1858 fu mandato a Lecce come sorvegliato speciale. Venne a sapere, con grande dolore, della morte della madre e delle difficili condizioni economiche della sua famiglia. Il padre Casimiro, che aveva avuto dopo Salvatore altri dieci figli, aveva perduto l’impiego nella burocrazia borbonica ed era stato costretto a vendere il palazzetto avito. A Lecce Salvatore Morelli entrò in contatto con i liberali del luogo. Per assicurargli il sostentamento gli venne affidata l’educazione dei figli di Pasquale Greco, farmacista dalle idee risorgimentali, nella cui casa fu accolto con ammirazione. Mentre viveva con i Greco, Morelli sviluppò l’idea della necessità di emancipare la donna, nata in lui durante le sofferenze patite in carcere, soprattutto attraverso i colloqui con la moglie di Pasquale, la raffinata, intelligente e sensibile Giovanna De Angelis, alla quale dedicò il suo libro a favore dei diritti delle donne. Durante il soggiorno presso i Greco subì un nuovo arresto di qualche mese, poiché rifiutò di incontrare il nuovo re borbonico Francesco II. Nel settembre del 1860, dopo la caduta dei Borboni, venne infine liberato. Appassionato giornalista politico fondò a Lecce, con Leonardo Cisaria, un quotidiano mazziniano, “Il Dittatore”, dal titolo ispirato a Garibaldi, sul quale denunciava le colpevoli negligenze del nuovo governo e illustrava le riforme, a suo avviso, più urgenti: decentramento, nuova istituzioni snelle ed efficienti, diffusione dell’istruzione fra il popolo. Nel 1861, trasferitosi a Napoli, Salvatore Morelli pubblicò la sua opera più importante, dal titolo definitivo La donna e la scienza o la soluzione del problema sociale, seconda edizione nel 1862 e terza nel 1869. Con la prima edizione del 1861, anticipava di otto anni l’opera di John Stuart Mill La servitù delle donne. Nel libro di Morelli, dove il termine scienza è usato nel senso di sapere, deduttivo, formativo, scientifico e basato sull’esperienza, il problema dell’emancipazione femminile e quello pedagogico sono intimamente connessi e collegati alla soluzione dei problemi della società. Morelli, che rivendica alla figura femminile il ruolo di prima scuola per l’umanità, considera grave e pericolosa la condizione d’inferiorità della donna, presente in tutto il mondo dell’epoca. Infatti, perché la madre possa divenire veramente educatrice dei figli deve ottenere i diritti intellettuali, civili e sociali che spettano alla persona umana, altrimenti riverserà sulla prole il proprio male di vivere. Investire sulla donna e sulla famiglia vuol dire investire sul futuro del Paese. La donna rigenerata di Morelli, complementare all’uomo nella famiglia e nella società, è necessaria per il progresso di tutta l’umanità. Morelli riconosce alla famiglia un ruolo fondamentale, poiché in essa si fondano i principi culturali e morali che consentono il vivere civile, ma vuole aprire alla donna anche le università, il pubblico impiego, l’attività politica, gli onori, considerando che anche il Paese ha bisogno delle qualità femminili. A Napoli Morelli svolse attività di giornalista, scrivendo sul quotidiano di Mazzini e sul giornale “Il Libero Pensiero” dei razionalisti. Nel 1863 venne eletto al Consiglio Comunale di Napoli e chiese subito il risanamento igienico e architettonico della città e forti stanziamenti per l’istruzione. Nel marzo 1867 Salvatore Morelli veniva eletto deputato nel Collegio di Sessa Aurunca. In giugno presentava una proposta di legge, la prima in Europa, per riconoscere alle donne gli stessi diritti di cui godeva l’uomo. Si trattava di una forte risposta politica al Codice Civile dell’Italia unita del 1865, che aveva sottoposto la donna italiana all’autorizzazione maritale per ogni atto economico e giuridico, sottraendole la propria dote e riducendola a una minorenne a vita, impossibilitata ad esercitare i diritti civili e politici. Altre due proposte di legge di Morelli erano volte ad ottenere la riforma della pubblica istruzione, che voleva gratuita e obbligatoria per tutti, maschi e femmine, e l’introduzione della cremazione, memore dell’epidemia di colera, che aveva mietuto in Campania migliaia di vittime durante la sua infanzia. Rieletto per quattro legislature, vincendo contro candidati della destra e della sinistra storica, Salvatore Morelli condusse importanti battaglie parlamentari a favore delle donne. Tra il 1874 e il 1875, presentò e illustrò sette proposte di legge per la riforma del Diritto di Famiglia, cento anni in anticipo rispetto alla riforma del 1975. Infatti la riforma Morelli aboliva la posizione dell’uomo come capo famiglia, stabilendo la parità tra i coniugi, con inclusa l’assunzione del doppio cognome, e introduceva il divorzio. Nel 1875 presentò con un apposito disegno di legge la richiesta del diritto di voto per le donne. Nel 1877 venne infine approvata una proposta di legge di Morelli, volta a riconosceva alle donne il diritto di essere testimoni negli atti civili, tra cui i testamenti. Fu la prima legge a favore delle donne in Italia, poiché incrinava il rifiuto della capacità giuridica delle Italiane e permetteva alle donne, umiliate sotto l’autorizzazione maritale e private delle proprie sostanze, di prendere conoscenza del patrimonio familiare. Durante il periodo parlamentare Morelli continuò l’attività di giornalista, poiché non esisteva l’indennità parlamentare, introdotta solo nel 1907 da Giolitti. Nel 1872 fondò il giornale “Il Pensiero”, venduto a Napoli e a Roma, che diresse per quattro anni. La testata, in contrasto con la linea politica del governo, venne più volte sequestrata, causando gravi ristrettezze finanziarie al deputato. Il generoso deputato di Carovigno perseguì principi di giustizia e di tutela dei deboli: perorò i diritti per i figli illegittimi; difese le prostitute; propose l’abolizione della legge salica, onde permettere alle principesse sabaude di salire al trono; fu contro la pena di morte; si occupò dei preti patrioti, abbandonati dalla Chiesa e dallo Stato. A Morelli si devono inoltre opere pubbliche, come la ferrovia che congiunge Sessa Aurunca a Formia, il Real Ginnasio di Sessa Aurunca e il risanamento di una zona paludosa della Campania, fonte di colera. Morelli si rese conto che l’umanità era entrata in un’epoca di grande progresso materiale e intellettuale e perorò di usare le conquiste della scienza come mezzi di progresso sociale e per il miglioramento dei rapporti tra i popoli. Propose al Parlamento una sorta di Nazioni Unite, onde evitare le guerre, limitare le spese per gli armamenti e costruire invece scuole, enti di assistenza e infrastrutture. A causa della scissione intervenuta nella sinistra storica, al potere dal 1876, Morelli, gravemente ammalato, non venne rieletto nella tornata elettorale della primavera del 1880. Morì subito dopo in miseria a Pozzuoli. Per Morelli dall’ignoranza derivano i mali peggiori della società, onde la grande importanza attribuita all’istruzione e al ruolo della donna, educatrice nella famiglia e nella scuola. Interessanti risultano le sue idee sui programmi d’insegnamento, che comprendono le lingue straniere, la geografia, la storia, le materie scientifiche, insegnate in senso sperimentale, e una specie di educazione civica da lui definita “Galateo delle Libertà”, perché il popolo deve conoscere i propri diritti per poterli difendere. Il pensatore è profondamente convinto che il benessere di una società possa scaturire solo da una buona organizzazione scolastica e dalla liberazione della donna. Salvatore Morelli ottenne l’apprezzamento e l’incoraggiamento di grandi personaggi del suo tempo, come Mazzini, Garibaldi, Stuart Mill, Victor Hugo, Jules Simon, Léon Richer. Fu ammirato dalle emancipatrici inglesi, che alla sua morte volevano erigergli un monumento a Londra, e dalle americane, che in una lettera al quotidiano di Bergamo piangevano la perdita del più grande difensore delle donne del loro tempo. Nonostante tutto ciò Salvatore Morelli, troppo in anticipo sui suoi compatrioti, soprattutto per quanto riguardava la liberazione della donna, divenne un personaggio isolato e incompreso. Oggi molte delle sue idee e dei suoi progetti sono stati realizzati, ma molto resta ancora da fare per restituire al patrimonio spirituale della nazione il suo pensiero geniale e anticipatore.



Nessun commento:

Posta un commento