Nato a Caprera, il 23 aprile 1873 , muore a 27 anni a Bordighera a causa di una tubercolosi l’ultimogenito di Giuseppe Garibaldi e Francesca Armosino. Nel 1880 l’Eroe dei due mondi riesce ad finalmente ad ottenere l'annullamento del matrimonio con la marchesina Giuseppina Raimondi e può regolarizzare la sua posizione matrimoniale, sposando la piemontese Francesca Armosino, sua compagna da 14 anni e dalla quale aveva avuto la figlia Clelia. Manlio fu uno dei primi cadetti della neonata Accademia Navale di Livorno e per questo motivo, nel 1888, la madre e la sorella Clelia presero casa all'Ardenza di Livorno(Villa Donokoe) per stare vicine al ragazzo.
Visse a Bordighera, nel villino Blancardi di Via Dei Colli, per tre anni e qui De Amicis lo ricorda con affetto. Su L’Illustrazione italiana ( n.3,21 gennaio 1900) si legge: “Che bel giovane! Che bel marinaio!Tutti e tutte si voltavano a guardarlo quando passava alla Spezia sino ad un paio di anni fa, e l’ammirazione cresceva pensando ch’era un Garibaldi, e ch’era uscito con distinzione dall’Accademia navale di Livorno. Invece quella terribile tubercolosi lo minava, ed a Bordighera passò gli ultimi giorni dolorosi e si spense…”. Alcuni studiosi hanno raffrontato la vita di Manlio con quella di Napoleone II di Francia: entrambi figli di generali valenti ed uomini illustri, entrambi morti in giovane età di tubercolosi, entrambi eredi di idee, principi morali e politici assai pesanti da sopportare. Negli anni fra il 1868 e il 1882 Giuseppe Garibaldi a Caprera si dedica alla scrittura con Clelia o il governo dei preti, Poema autobiografico, I Mille e Manlio. In quest’ultima opera descrive le gesta che sarebbero dovute essere di questo suo ultimo figlio, eroe onesto, destinato alla marineria, eroe come Mameli e Cairoli, ma bello come Apollo e Achille. Quest’opera è stata pubblicata solo nel 1982 (Napoli, Guida editori), ma è interessante per la figura quasi salgariana che Garibaldi fa del suo protagonista. Nel romanzo si intrecciano vicende complicate, colpi di scena, ambientazioni esotiche in Africa e , Sudamerica sino a divenire una sorta di Nelson italiano che dopo la Dalmazia libera greci e turchi per consegnare un’Italia regina dell’Adriatico.
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