Maurizio Quadrio (1800-1876)
Maurizio Quadrio nacque a Chiavenna il 6 settembre 1800. La madre Angelica Pestalozzi era, infatti, una nobile chiavennasca che morì a 38 anni, dopo aver dato a Carlo Luigi Quadrio, chiurasco, segretario comunale e contemporaneamente medico condotto a Chiavenna, 7 figli. Egli si distinse tra l’altro nella pratica della vaccinazione antivaiolosa che il 14 giugno 1802, a quattro anni dalla scoperta di Jenner, sperimentò in pubblico sulla figlia Marianna.
Il padre, dopo la morte della moglie, riportò la sua famiglia a Chiuro e Maurizio, dopo aver frequentato la scuola elementare a Ponte in Valtellina, fu inviato in collegio: prima a Clusone (1810-1813) poi a Cividate Camuno con il fratello Bartolomeo (1813-1815) e infine a Vimercate per il liceo (1815-1817). Dopo un paio di anni di studio da privatista fu ammesso al collegio Ghislieri di Pavia e si iscrisse alla facoltà di giurisprudenza. Maurizio Quadrio era un ragazzo di corporatura grossa, tarchiato e bruno, con un carattere impetuoso.
Prese parte ai moti liberali scoppiati in Piemonte il 1821, in Spagna, in Svizzera, in Polonia, in Russia, che trasformarono il suo carattere nervoso e irrequieto nella ferrea tempra del rivoluzionario e del cospiratore. Per questa attività fu condannato a morte dal tribunale di Milano, ma la sua pena fu commutata a 6 mesi di carcere. Egli portò assistenza agli affetti di colera nel 1836, quando si trovava nel paese paterno sotto sorveglianza austriaca, dimostrando spirito di sacrificio e solidarietà verso i più bisognosi.
L’incontro decisivo della sua vita fu quello con Giuseppe Mazzini che gli trasmise quel senso mistico e quel sapore religioso degli ideali politici, che ne avrebbero fatto un asceta dell’azione democratica e rivoluzionaria in Italia. Come mazziniano partecipò alle 5 giornate di Milano e fu commissario di guerra nel ‘48 in Valtellina.
Sempre nel 1848 organizzò la difesa dello Stelvio e del Tonale, passando poi in Toscana e a Roma, dove divenne segretario privato di Mazzini, che seguì in Svizzera e in Inghilterra. Collaborò con molti giornali mazziniani e fu repubblicano più intransigente dello stesso Mazzini.
Fu segretario dei triumviri (Mazzini, Armellini, Saffi) a Roma, attivo organizzatore della Giovane Europa, a Ginevra. Fu direttore de L’unità Italiana (fino al 1871) e de L’Emancipazione (fino al 1876).
L’ideale mazziniano di democrazia, che il Quadrio condivise, consisteva in una società libera in quanto capace di imporsi i doveri e i sacrifici che la stessa libertà comportava. Per questo doveva essere retta da molti uomini forti e semplici che dell’ideale emocratico-repubblicano facessero la propria missione e il proprio sacerdozio. In uomini simili, e in Quadrio in maniera particolare, fu vivissimo il senso dell’onore.
Quadrio si meritò sempre la stima e rispetto degli avversari e, dopo la sua morte, doveva diventare per la Valtellina simbolo di libertà, indipendentemente dai suoi ideali politici. Maurizio Quadrio morì a Roma nel 13 febbraio del 1876 e fu sepolto nel Pincetto di Campo Verano. La sua storia ebbe fine proprio nell’anno in cui in Parlamento cadeva la Destra liberale, da lui così tanto avversata e la Sinistra giungeva al potere. La morte gli risparmiò la storica delusione per le scelte politiche che avrebbero operato gli ex-mazziniani e garibaldini.
Nessun commento:
Posta un commento