/**/ Associazione Culturale e Sportiva "Giuseppe Garibaldi": Anche Giuseppe Garibaldi progettò il Porto di Genova

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mercoledì 24 novembre 2010

Anche Giuseppe Garibaldi progettò il Porto di Genova


E´ una delle curiosità emerse oggi nel corso del convegno “Genova porto di emigranti ai tempi dell’Unità d’Italia”. L´invito a non dimenticare quando, a milioni, gli italiani partivano per le “Meriche” ed erano vittime dello sfruttamento. L’emigrazione è anche una ricchezza. Occorre trovare il giusto equilibrio fra legalità e diritti umani". Con l’introduzione del presidente dell’Assemblea regionale Rosario Monteleone ha preso avvio questa mattina nella Sala Biblioteca del Consiglio regionale della Liguria, a Genova il convegno di studi “Genova porto di emigranti ai tempi dell’Unità d’Italia”, promosso dall’Assemblea legislativa e dal Centro internazionale studi sull’emigrazione italiana. «L’emigrazione assume un particolare rilievo nella storia della nostra città». – ha detto Monteleone ricordando che il fenomeno iniziò già dagli ultimi anni della Repubblica di Genova con picchi importanti nei primi anni del regno. «Complessivamente dai porti italiani quasi venti milioni di persone si imbarcarono per emigrare nelle Americhe» . Le navi generalmente partivano da Napoli, facevano scalo a Genova dove completavano il loro carico di esseri umani. «Un mondo dalle dimensioni sconvolgenti di cui Genova fu il centro. L’emigrante allora, come spesso oggi, era una merce su cui si esercitava la speculazione degli intermediari. I liguri – ha proseguito Monteleone - che avevano anticipato di molti decenni il flusso migratorio verso le “Meriche” quali emigranti modello già negli anni 30 dell’ottocento divennero imprenditori di un trasporto di emigranti caratterizzato, come emerge con amara chiarezza dalle fonti dell’epoca, da uno sfruttamento e una ghettizzazione sconosciute ad altre realtà consimili quali Amburgo, Le Havre o Marsiglia». Sono cose su cui occorre studiare e riflettere perché – ha aggiunto il presidente «la crisi economica internazionale odierna rischia di far precipitare nuovamente centina naia di migliaia di uomini e donne verso vecchi soprusi e antichi sfruttamenti. E’ tempo che i diritti degli uomini, e in primo luogo quelli dei migranti, trovino il giusto equilibrio con la legalità e la sicurezza sociale secondo un patto di responsabilità che resta l’unica risposta che una società civile è chiamata a dare ad un fenomeno, quello dell’immigrazione, avvertito troppo spesso nella sua problematicità e raramente come ricchezza». Giovanni Enrico Vesco, assessore alle politiche dell´immigrazione e dell´emigrazione, ha ricordato che «Gli emigranti italiani e liguri hanno portato in America competenze importanti e hanno dato un contributo a realizzare produzioni allora ben poco diffuse: il vino, ma anche i vetri tipici di Altare prodotti in Argentina da una famiglia di liguri, o a realizzare importanti istituzioni come la Banca D’America. L’emigrazione italiana per quei paesi è stata una ricchezza. Può esserlo anche quella attuale verso il nostro paese» . Andrea Ranieri (assessore comunale alla Promozione della Città) ha detto: «Oggi Genova può diventare il futuro porto d’Africa, la porta attraverso la quale, grazie alle autostrade del mare, si collega l’Europa a paesi come quelli del Mahgreb che ormai hanno tassi di sviluppo del 4 per cento e da dove partiranno i futuri traffici che possono ridare slancio e sviluppo all’economia ligure». Fabio Capocaccia, il presidente del Cisei il centro italiano di studi sull’emigrazione, ha ricordato che il suo centro, nato dal contributo di Regione, Provincia, Comune, Camera di Commercio, ha già realizzato alla Commenda una banca dati dove è già possibile ricostruire almeno parte della storia di 3 milioni di migranti. Questo grazie ad una fitta collaborazione con i porti di arrivo, sia quelli statunitensi che quelli dei paesi del Sud e centro America. Fra le tante carte ritrovate un inedito progetto di ristrutturazione del porto redatto da Garibaldi nel 1880 (vedi foto). «Negli ultimi suoi anni di vita, il generale era preoccupato che Genova e il regno d’Italia si trovassero impreparati davanti alla crescita dei traffici marittimi frutto dell’apertura del canale di Suez. E in soli 5 anni fece realizzare il Molo Galliera a difesa del bacino portuale salvando comunque una spiaggetta alla base della collina di Castello Garibaldi – ha ricordato Capocaccia - aveva già previsto l’allargamento del porto a Sampierdarena tramite un canale da realizzare a monte della Lanterna. Negli archivi della Società di letture scientifiche, sono stati trovati i dibattiti verbalizzati di una Commissione creata appositamente nel 1880 per esaminare il progetto di Garibaldi per l’allargamento del porto di Genova, dove il generale letteralmente proponeva di “Tagliare il promontorio della Lanterna con un canale navigabile, che passi a monte del Faro e metta in comunicazione le acque del porto antico con quelle della spiaggia di Sampierdarena, e costruire, alla distanza di 320 metri dalla spiaggia attuale, un molo per operazioni commerciali, che vada parallelo alla medesima, e costituisca per Sampierdarena un porto-canale con due ingressi opposti, uno dall’interno dell’antico porto, e l’altro dal mare…”». Tornando a parlare dei giorni nostri, Capocaccia ha affermato che i traffici portuali negli ultimi anni sono in calo, mentre quelli con il Mahgreb sono saliti del 15 per cento. Un segnale importante di quello che può essere il ruolo futuro dello scalo genovese. Emilio Franzina, docente di Storia contemporanea della facoltà di Lettere e filosofia dell’Università di Verona, che è intervenuto su “Emigrazione e storia d’Italia prima e dopo l’Unità” e Francesco Surdich, docente di Storia delle esplorazioni e scoperte geografiche della facoltà di Lettere e filosofia dell’Università di Genova, su “Genova e la cultura dell’emigrazione tra Otto e Novecento”. Al termine della sessione mattutina sono state presentate le opere sul tema dell’emigrazione, realizzate con la tecnica dell’aerografo, dell’artista pittore e scultore Meo Carbone, a cui è dedicato il calendario 2011 del Centro internazionale studi sull’emigrazione italiana. Nel pomeriggio la parola è passata a Antonio Gibelli, docente di Storia contemporanea e presidente del Comitato scientifico del Cisei, Marco Doria, docente di Storia economica della facoltà di Economia su “Merci e persone in transito. Le trasformazioni del porto dopo l’Unità”, Danilo Cabona, responsabile dell’Archivio storico dell’Autorità portuale di Genova su “Il porto ai tempi della grande emigrazione”, Chiara Vangelista, docente di Storia dell’America latina, “L´emigrazione in America Latina da Waterloo alla Belle Époque”, Franco Sborgi, docente di Storia dell’arte contemporanea, su “Genova e il suo porto: l’immagine pittorica”, Silvia Martini, responsabile Ufficio stampa dell’Autorità portuale di Genova su “Emigrazione e sviluppo delle banchine del porto di Genova tra storia e cronaca” e Carlo Stiaccini, studioso presso il Dipartimento di Storia moderna e contemporanea e il Cisei, su “Racconti di viaggio sulla via delle Americhe”.



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