/**/ Associazione Culturale e Sportiva "Giuseppe Garibaldi": luglio 2016

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martedì 26 luglio 2016

COMPLESSO MONUMENTALE DI SAN PIETRO

Il Complesso di San Pietro è una struttura articolata e funzionale, un vero gioiello di recupero storico, oggi adibito alle attività sociali e culturali della città, accoglie il Centro Internazionale di studi Risorgimentali e Garibaldini, l'associazione Nazionale delle Città garibaldine ed in Centro Internazionale di studi Fenici, Punici e Romani.Accoglie inoltre la Sala conferenze di 160 posti che fa da Auditorium e da spazio Cinema ed un atrio attrezzato a cinema estivo.Il Monastero benedettino del ‘500, protetto dalla Specola, struttura a torre quadrata, ospita al posto delle antiche celle e dei refettori, oggi adibiti a museo, la sede della Biblioteca Comunale Struppa ed il Museo Civico di Marsala, suddiviso in tre sezioni:
 - Museo Civico, Sezione Risorgimentale e  Garibaldina: fondato da Giacomo Giustolisi.Sono esposte stampe d’epoca, documenti originali,  quadri e ritratti, uniformi e divise, armi e sciabole, insieme a revolver a spillo, fucili e baionette, foto, medaglie, camicie rosse, ed una ricca iconografia  relativa all’impresa dei Mille, oltre alla famosa poltrona in damasco su cui sembra che Garibaldi riposò dopo lo sbarco.
- Museo Civico, Sezione Archeologica: Gli oggetti esposti sono tutti di fabbricazione lilibetana e sono in gran parte costituiti da vasellame  d’uso comune, brocche, anforette, coppette. I materali esposti in tre sale abbracciano l’arco di tempo che va tra il IV secolo a.C. ed il II secolo d.C.

Museo di Catanzaro

Il Museo è allestito nella Caserma Florestano Pepe e documenta le vicende del Risorgimento italiano, delle Guerre d'Africa e di Spagna, attraverso l'esposizione di uniformi, fotografie, cimeli, armi, documenti di vario genere. Una curiosità è la stampa del Generale borbonico Vito, governatore delle Calabrie, che nel 1815 presiedette all'esecuzione di Gioacchino Murat a Pizzo Calabro Museo del Risorgimento di Catanzaro

Museo del Risorgimento "Vittorio Emanuele Orlando

Museo del Risorgimento "Vittorio Emanuele Orlando
Durante la grande guerra del 1915-18, a cura di Alfonso Sansone, presidente della Società  del  tempo, fu raccolto il materiale che costituì il Museo inaugurato il 1918. Questa prima raccolta, pressoché informe, dalla segreteria generale venne una prima volta rimaneggiata, con eliminazioni, con nuovi apporti e con razionale sistemazione, nel 1932, quando si dovette procedere a urgenti riparazioni al pavimento del salone soprastente. Lo stato attuale presenta un nuovo ordinamento che è stato imposto dai gravi danni arrecati dall'ultima guerra sia al locale che al materiale.   Questo, recuperato e accortamente restaurato, è stato disposto, a cura della segreteria generale della Società,ne grande salone in modo da presentare, aggruppati secondo le varie fasi della rivoluzione risorgimentale siciliana, e cioè 1820 e 1821, 1836-1837, 1848-1849, i ricordi storici che la riguardano, ai quali fanno seguito rari cimeli e documenti della spedizione garibaldina. Di essi, parte erano stati presentati alla Esposizione Nazionale di Palermo del 1891-92, altri sono stati offerti da enti e privati cittadini. Vi sono armi di varie epoche, notevoli le spade artistiche donate a Garibaldi, la bandiera che sventolò sul Lombardo durante il viaggio dei Mille, cimeli, uniformi garibaldine e della Guardia Nazionale, busti in marmo e bronzo dovuti allo scalpello dei maggiori scultori dell'ottocento e del primo novecento: B. Civiletti, B. Delisi, E. Ximenes, A.Ugo, ritratti ad olio tra i quali di sommo pregio artistico quello del Marchese di Rudinì del Boldini, stampe clandestine, documenti preziosi dell'attività parlamentare e giornalistica della rivoluzionenel 48-49, la lettera di rinunzia da parte di Alberto Amedeo di Savoia, al trono di Sicilia, ecc. La sala dedicata a Francesco Crispi, sulla parte orientale del chiostro, è riservata ai ricordi di quel grande Siciliano donati in parte dalla Figlia Principessa di Linguaglossa. Vi è il suo scanno parlamentare, il tavolo di lavoro, suoi busti e ritratti, fotografie con dedica autografa di Garibaldi, di Verdi, di Carducci, di Pilo, di Mazzini, di Gustavo Modena, di Mameli, della Famiglia Cairoli, di Bismark, di di Gladstone. La guerra con la sua furia devastatrice aveva arrecato gravi danni a questa magnifica sede. Le incursioni aeree del 1942-43 fecero crollare un vano del Museo, colpirono il salone, mandarono in frantumi le vecchie vetrate istorate, alcune colonnine del chiostro furono infrante, oggetti e carte dispersi o distrutti, tutti i locali resi inabitabili, ingombri di calcinacci e rottami. Passata la bufera, si provvide a ricostruire e rifare i locali, restaurare le opere d'arte con l'aiuto del governo alleato prima, poi con quello assai più vistoso della Regione Siciliana e del Governo Centrale a mezzo dell'Ufficio del Genio Civile. Nel rinato fervore della ricostruzione, il Museo ricevette nuovo incremento con il miglioramento dei locali che richiedevano consolidamento e rifiniture. Nel 1961 si ebbe, quindi, un riordinamento totale e il 15 aprile dello stesso anno la sua riapertura ufficiale.Nei primi mesi del 2006 iniziano i lavori di ristrutturazione e di riconfigurazione espositiva del Museo con la conseguente chiusura fino al 29 maggio 2010, giorno in cui, contestualmente alla riapertura, si svolge il convegno "Garibaldi in Sicilia - 150 anni dopo". Alla presenza del presidente della Società Giovanni Puglisi, del direttore del Museo Nino Aquila, dell'assessore regionale ai Beni Culturali e all'Identita' Siciliana Gaetano Armao e del Rettore dell'Universita' degli Studi di Palermo Roberto Lagalla, si inaugura ufficialmente il Museo del Risorgimento "Vittorio Emanuele Orlando".

mercoledì 20 luglio 2016

La rivoluzione del 1821 in Piemonte


  • Nella notte tra il 9 e il 10 marzo 1821 alcuni “federati” (una setta rivoluzionaria liberale diffusa in Lombardia e Piemonte), guidati tra gli altri dal colonnello Guglielmo Ansaldi e dal capitano Isidoro Palma, si impadronirono della cittadella di Alessandria e fecero insorgere il reggimento Dragoni del re e la brigata Genova; nella stessa notte fu costituita una Giunta provvisoria di governo della quale fu presidente Ansaldi stesso.Nel giro di due giorni la rivolta si propagò a Torino, dove il 12 marzo un gruppo di ufficiali fece insorgere il reggimento Aosta e si impadronì della cittadella: vi fu innalzata la bandiera con i tre colori della carboneria e fu proclamata la Costituzione di Spagna. Incapace di fronteggiare la situazione, Vittorio Emanuele I decise allora di abdicare e, dato che suo fratello Carlo Felice si trovava a Modena, nominò reggente il cugino Carlo Alberto.Disorientati dagli ultimi avvenimenti, i capi della cospirazione, animati da sincero lealismo dinastico, non riuscirono a frenare l'insurrezione che si era nel frattempo estesa ad Asti, Ivrea, Vercelli, Casale e ad altre città di provincia.La sera del 13 marzo, dopo aver ascoltato il parere del consiglio dei Decurioni di Torino e di alcuni ufficiali superiori che comandavano i reparti di guarnigione nella capitale, Carlo Alberto si convinse a concedere la Costituzione di Spagna, su cui giurò poi due giorni dopo. Il 16 marzo però il fratello di Vittorio Emanuele I, Carlo Felice, assunse da Modena la pienezza del potere regio e dichiarò illegittima la reggenza di Carlo Alberto e la Costituzione. Dopo aver tenuto per alcuni giorni un comportamento ambiguo ed aver nominato reggente del ministero della Guerra Santorre di Santarosa – capo assieme a Guglielmo Moffa di Lisio, Giacinto Provana di Collegno, e Carlo Asinari di San Marzano di una cospirazione che era stata scoperta a Torino i primi di marzo – Carlo Alberto partì quindi per Novara secondo gli ordini che gli erano stati precedentemente impartiti da Carlo Felice, e si unì alle forze controrivoluzionarie.A partire dal 21 marzo, mentre a Genova si formava un'amministrazione provvisoria favorevole al regime costituzionale, la Giunta di governo di Torino assunse temporaneamente tutti i poteri.In quest'ultima fase della rivoluzione l'anima del governo provvisorio divenne Santorre di Santarosa: nonostante i suoi enormi sforzi per riorganizzare l'esercito e per mobilitare la guardia nazionale in vista dell'imminente scontro con le forze fedeli a Carlo Felice e con il corpo di quindicimila austriaci accordato al re dalla Santa alleanza, la maggior parte della popolazione rimase indifferente, mentre molti, nell'esercito e nella burocrazia, temettero le future rappresaglie del re  L'8 aprile si svolse quindi presso Novara un breve combattimento nel quale le truppe costituzionali furono vinte. Il giorno successivo gli austriaci occuparono Alessandria, mentre il 10 aprile, ad un mese esatto dall'inizio dell'insurrezione, le truppe fedeli a Carlo Felice poterono entrate a Torino.

venerdì 15 luglio 2016

Winspeare David

Portici (Napoli), 1775 – Napoli, 1847
 Giurista e filosofo. Discepolo di Genovesi, funzionario della monarchia borbonica fu poi membro e procuratore generale della Commissione feudale. Di quell'attività e dei suoi studi storico-giuridici resta tra gli altri la Storiadegli abusi feudali (Napoli 1811), dedicata Murat. Nominato nel 1812 avvocato generale presso la Corte di cassazione, fu destituito ed esiliato da Ferdinando I per aver accompagnato a Trieste Carolina Murat (1815). Rientrato a Napoli, nel 1820 fu membro della Giunta provvisoria di governo; ma nel 1821 tornò all'avvocatura, che lasciò del tutto nel 1834. Tra il 1843 e il 1846 pubblicò i Saggi di filosofia intellettuale.

lunedì 11 luglio 2016

Esplodono moti insurrezionali in tutta Italia

La rivolta comincia in febbraio nello Stato Pontificio e nei ducati di Modena e Parma. Francesco IV, duca di Modena, fa arrestare Cino Menotti, che sarà impiccato il 26 maggio dopo un processo sommario. La rivolta si espande a Parma (Maria Luisa d’Austria si rifugia a Piacenza), nei territori pontifici dell’Emilia-Romagna, delle Marche e dell’Umbria. A Torino muore Carlo Felice, cui succede Carlo Alberto, che spegne le speranze rivoluzionarie. Giuseppe Mazzini, in esilio a Marsiglia, fonda la Giovine Italia. I moti si concludono con la repressione ad opera delle truppe austriache, che hanno facile vittoria sugli insorti. Il governo francese non va in loro difesa nonostante l’impegno preso l’anno precedente sul principio di non intervento.

venerdì 8 luglio 2016

Bìxio, Gerolamo, detto Nino

Bìxio, Gerolamo, detto Nino. - Patriota (Genova 1821 - Banda Atjeh 1873); ebbe infanzia travagliata e fu costretto a darsi alla vita del mare nella quale ebbe varie avventure. Nel 1847, dopo aver conosciuto a Parigi il Mazzini ed essersi legato col Mameli, fu a capo di alcune cospirazioni genovesi; segnalatosi nella guerra del 1848, prese parte alla difesa di Roma, dove fu ferito (3 giugno 1849). Tornato per breve tempo (1853-57) sul mare, nel 1857, a Genova, riprese l'attività politica, dando inizio al periodo più significativo della sua vita. Fondò il giornale S. Giorgio (poi Nazione), comandò un battaglione di cacciatori delle Alpi nella campagna del 1859, fu uno degli organizzatori dei Mille e comandò il vapore Lombardo. Combatté a Calatafimi, a Palermo, a Reggio, al Volturno, ove contribuì largamente alla vittoria e fu ferito due volte. A lui fu affidata la repressione della rivolta contadina di Bronte, che attuò con spietata decisione (ag. 1860). Entrato dopo il 1860 nell'esercito regolare ed eletto deputato, assunse posizioni politiche moderate; comandante della divisione di Alessandria, prese parte alla battaglia di Custoza e nel febbraio del 1870 fu nominato senatore; nello stesso anno fu chiamato a far parte del corpo d'operazioni nello Stato Pontificio ed entrò in Roma, contemporaneamente a Cadorna, da porta S. Pancrazio. Concluse così la sua attività politica e militare e, ripreso dalla passione del mare, costruitosi un bastimento di ferro (il Maddaloni), partì alla volta dell'arcipelago malese, ove restò vittima della febbre gialla. La sua salma fu riportata a Genova nel 1877.

domenica 3 luglio 2016

I MONUMENTI PRESENTI NELLA VILLA COMUNALE “G. GARIBALDI” DI MISTRETTA


  • Il giardino botanico “G.Garibaldi” della città di Mistretta, oltre alle numerose e rare piante, ospita anche i monumenti  di personaggi importanti. Per la presenza di questi monumenti, per la struttura del laghetto, disegnato secondo la forma della Sicilia, per la disposizione dei viali indicati dalle aiuole, per l’ampio piazzale centrale,  esso è un “giardino all’italiana”.La piazza centrale è l’agorà delle statue!I busti storici, impettiti, di Giuseppe Garibaldi, di Vincenzo Salamone e di Noè Marullo sono stati sistemati attorno al suo perimetro. Sembra che custodiscano la villa attenti a tutte le attività ludiche, ricreative, socializzanti. La prima statua moderna che si incontra, scendendo dal viale di sinistra, è quella della dea Astarte. Isolata dagli altri monumenti, sembra accogliere e dare il benvenuIl più antico monumento dei personaggi illustri è quello di Giuseppe Garibaldi (Nizza 04/07/1807 – isola di Caprera 02/06/1882),. Il due giugno del 1889, con una solenne cerimonia alla quale partecipò quasi tutto il paese, la villa comunale di Mistretta fu intitolata a Giuseppe Garibaldi. Dietro il Quercus ilex fu collocato il monumento formato dalla stele e dal busto con la sua effLo scultore Noè Marullo, autore dell’opera, raffigurò, con lo sguardo penetrante e con gli occhi rivolgenti lo sguardo lontano, sotto la fronte corrugata, il fascino del generale Garibaldi, condottiero e patriota italiano, denominato l’eroe dei due mondi per le imprese militari compiute in Europa e in America meridionale e che aveva suscitato nelle folle la fiducia nei moti insurrezionali.Noè Marullo lo conobbe a Roma, tramite il professor Masini, quando Giuseppe Garibaldi era già vecchio, stanco e deluso. “Lo sguardo penetrante, gli occhi vispi, intelligenti, sognanti “ (35) Marullo, lettere dell’11-5-1879, A.C.M. La giunta comunale mistrettese gli assegnò la somma di 1000 lire che Noè Ma rullo utilizzò per acquistare il marmo per realizzare il monumento a Garibaldi, a Vittorio Emanuele e a figure di Madonne e di donne. Promotore dell’iniziativa fu il Municipio di Mistretta.to a tutti i visitatori della villa.

sabato 2 luglio 2016

Austria e Europa

L'unificazione italiana cambiò profondamente la carta geopolitica dell'Europa. Proprio perciò essa non poté che avvenire con un profondo coinvolgimento delle diplomazie dei principali Paesi del Vecchio Continente.Nonostante i tentativi dell'Austria - lo Stato maggiormente coinvolto nelle modifiche geopolitiche italiane -, volti a cancellare il problema e a ridurlo ad un semplice fatto di ordine pubblico e di sobillazione piemontese, Francia, Gran Bretagna, Russia e Prussia via via si convinsero che l'Italia rappresentava effettivamente un "problema" da risolvere.Quella che possiamo chiamare l'internazionalizzazione della questione italiana fu uno degli obiettivi decisivi conseguiti dalla politica cavouriana da un lato, e dall'incessante agitazione mazziniana e garibaldina dall'altro.