/**/ Associazione Culturale e Sportiva "Giuseppe Garibaldi": 2010

Visualizzazioni totali

domenica 26 dicembre 2010

Unità d'Italia 17 marzo festa nazionale

Il 17 marzo 1861 il re Vittorio Emanuele II proclamò l’Unità d’Italia.


In occasione dei 150° anniversario di quella data, solo per quest’anno il 17 marzo sarà festa nazionale.

La notizia è stata annunciata dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio Gianni Letta durante una conferenza stampa.

Le scuole rimarranno chiuse, e il presidente Napolitano renderà omaggio alla memoria del primo capo di Stato visitandone la tomba al Pantheon.

La “giornata del tricolore” sarà preceduta dalla “notte tricolore” con manifestazioni organizzate a discrezione dei Comuni.
Dal 23 dicembre 2010 al 21 gennaio 2011 nella Galleria dei Medici, Firenze

Plastici, figurini, e una ricca documentazione per ricostruire le battaglie del Risorgimento e dell'Unità d'Italia, per celebrare i suoi 150 anni
La Galleria dei Medici diventerà un campo di battaglia. Gli eserciti che fecero la storia dell'Italia assedieranno lo spazio espositivo di Palazzo Medici, dal 23 dicembre 2010 al 21 gennaio 2011, con l'iniziativa "Addio, mia bella, addio". Per celebrare il 150° anniversario dell'Unità d'Italia, la Provincia di Firenze e l'associazione Cantiere della Memoria promuovono l'esposizione di 5 plastici, animati da migliaia di figurini, che ricostruiscono le battaglie dalla prima guerra di indipendenza alla spedizione dei Mille. A corredo dei plastici ci sono pannelli esplicativi e vetrine con soldatini di varie dimensioni, diorami per visualizzare in maggior dettaglio gli eserciti dell'Italia preunitaria e quelli che presero parte ai fatti d'arme considerati.

mercoledì 22 dicembre 2010

Nascerà a Caprera il museo nazionale dedicato a Giuseppe Garibaldi

Nascerà a Caprera il museo nazionale dedicato a Garibaldi

Tremila metri quadrati intorno al Forte Arbuticci, affacciati su uno dei mari più belli d'Italia, per raccontare l'eroe che l'Italia rese un unico paese. Mito nazionale, ma conosciuto in tutto il mondo, Giuseppe Garibaldi entro fine autunno avrà un museo nazionale a Caprera, l'isola della Sardegna dove si ritirò gli ultimi vent'anni della sua vita e dove, in quella che fu la sua casa, sorge già un importante museo
Nuovo capitolo delle celebrazioni dei 150 anni dell'Unità e del progetto di recupero dei "Luoghi della memoria", il futuro polo museale è stato presentato ieri dal presidente del Comitato per le celebrazioni Giuliano Amato, insieme a Giuseppe Guzzetti, presidente dell'Acri, l'associazione delle fondazioni di origine bancarie, che ha finanziato più del 30% dei sei milioni di euro necessari all'operazione.
«Ricordare il Risorgimento significa tante cose. Ma per molti significa soprattutto ricordare Garibaldi», ha esordito Amato, ribadendo ancora quanto «l'Italia tutta stia festeggiando» senza «imposizioni di nessuno». Il progetto, i cui lavori inizieranno entro fine febbraio, parte dal recupero del Forte Arbuticci, uno dei punti panoramici più suggestivi di tutto l'arcipelago, che fino alla II Guerra Mondiale ospitava strutture militari a difesa della flotta italiana. La casa "Giuseppe Garibaldi" diventerà invece il nuovo Museo Nazionale, ideale luogo di raccordo per gli oltre cento piccoli musei a lui dedicati in tutta Italia.
«Ci teniamo che sia un museo moderno - commenta Paolo Peluffo, coordinatore del comitato per le celebrazioni -. I protagonisti non saranno i cimeli, ma la narrazione completa della storia dell'autore della nostra Italia insieme a Cavour e Mazzini. Racconteremo anche la sua vita in sud America, con l'ausilio di filmati, mappe interattive e plastici».
Realizzato tutto con materiali leggeri come ferro e legno, il nuovo museo ospiterà anche una sala conferenze, bookshop e spazi per la didattica e dopo le celebrazioni sarà affidato alla Regione. Primi eventi in programma nell'area, già dal 4 luglio. «Nell'unità d'Italia come nelle celebrazioni, la Sardegna - ha commentato il presidente della Regione Ugo Cappellacci - avrà un ruolo fondamentale. Sul piano politico è un momento importante per la svolta al federalismo, in cui talvolta ci lasciamo sviare più dai numeri che dal ruolo dei singoli territori».
Garibaldi sarà anche al centro dell'«operazione Gianicolo» che, racconta Peluffo, trasformerà il colle romano in un Parco della memoria, con il restauro della statua dedicata all'eroe dei due Mondi, delle 83 erme dei garibaldini e della sepoltura di Anita, oltre al recupero del Faro di Roma e alla traslazione della statua della fucilazione di Angelo Brunetti. In ritardo invece la realizzazione di altre tre opere previste per Italia 150, come il Palazzo del Cinema di Venezia, che, dice Giancarlo Bravi, coordinatore dell'unità tecnica del comitato per le celebrazioni, «è fermo a causa della necessaria bonifica.

I 150 del'Unità d'Italia

La Regione Toscana celebra i valori dell'Unità e dell'identità nazionale

La Regione Toscana ha definito il programma di iniziative e manifestazioni con cui celebrare i 150 anni dell´Unità d´Italia mettendo al centro il ruolo svolto dalla Toscana nella costruzione dello Stato Unitario ed i complessi passaggi, spesso drammatici, che hanno successivamente condotto la società italiana alla conquista della democrazia ed alla Costituzione repubblicana. In questi 150 anni di storia ci sono le nostre radici e il nostro futuro. Un futuro dove un rinnovato orgoglio e sentimento di appartenenza nazionale ci permetta, all´interno dell´Europa unita e dentro uno scenario globale in continua evoluzione, di fornire un contributo determinante al progresso tecnologico ed intellettuale dell´umanità.
Il 2011 rappresenta per la Regione Toscana la celebrazione dei valori dell'unità e dell'identità nazionale e, nello stesso tempo, la valorizzazione della peculiarità e della ricchezza della realtà regionali e delle realtà locali. Un'occasione non retorica per chiamare i cittadini a riflettere sull'assetto stesso dello Stato, sui valori e l'importanza fondamentale dell'unità del paese anche e soprattutto per lo sviluppo dell'Unione Europea, superando la difficoltà, in particolare delle nuove generazioni, a sentire come propria questa "celebrazione" con la capacità di partire dal presente e da un idea di futuro meno precario.
Ecco tutte le più importanti manifestazioni che si svolgeranno in Toscana, dal Carnevale di Viareggio alla Mostra dell'Artigianato di Firenze, attraverseranno il 150°, interpretando i valori dell'unità nazionale ed offrendo un contributo di idee, riflessioni, proposte per il presente ed il futuro dell'Italia.
La Regione Toscana ha scelto un arco temporale per le proprie iniziative fortemente simbolico: dalla Festa della Toscana 2010 alla Festa della Toscana 2011, con un calendario che affianca gli appuntamenti più istituzionali a quelli contraddistinti dall'approfondimento storico, politico, scientifico e da momenti didattici ed educativi.
Approfondimento storico
Il convegno "Dal 1848 al 1948: la Toscana la costruzione dello stato nazionale dallo Statuto toscano alla Costituzione della Repubblica", è organizzato in collaborazione fra gli Istituti Storici della Toscana, con il coordinamento organizzativo della Fondazione Turati. Il convegno si svolgerà tra il 30 maggio ed il 1 giugno, per sottolineare la ricorrenza della Festa della Repubblica, ed ha come obiettivo quello di lasciare, nel bilancio della ricorrenza, un´importante ricognizione critica sul contributo della Toscana, e dei toscani, al raggiungimento, alla costituzione ed allo sviluppo dello Stato nazionale.
Lezioni di Storia all'Odeon di FirenzeLe "Le lezioni di storia", seguono la formula consolidata e felice delle precedenti edizioni svoltesi alla Casa del Cinema a Firenze. L´argomento dell´edizione 2011, curata dal professor Mario Banti (università di Pisa), è la formazione di un´idea di Italia attraverso alcuni temi forti come la cucina di Pellegrino Artusi, il melodramma, lo sport.
Viva Verdi
"Viva Verdi", opera Lumiére è un programma musicale-multimediale che, riassumendo il linguaggio e i temi del melodramma, racconta le atmosfere ed i sentimenti del Risorgimento italiano con una proiezione di immagini ad alta definizione appositamente costruite per illustrare i cori e le arie di Giuseppe Verdi e degli altri grandi musicisti italiani dell´epoca. Lo spettacolo, proposto dal Comune di Siena, potrà essere realizzato sia nelle piazze (ed è la soluzione di maggiore importanza e spettacolarità), ma anche all´interno dei teatri, con un grande impatto di tipo artistico ed emotivo.
25 Aprile
Il consueto "Concerto del 25 Aprile", curato dall´Orchestra Regionale Toscana al Teatro Verdi a Firenze, dedicato alla Festa della Liberazione rappresenterà un passaggio importante delle celebrazioni.
In collaborazione con le Università toscane
Il 29 maggio, nell'anniversario della battaglia di Curtatone e Montanara, ci sarà una giornata di studio, in collaborazione con le Università di Pisa e di Siena, su "Curtatone e Montanara, la divisione toscana ed i volontari universitari".

Frasi,Aforismi,e citazioni di Giuseppe Garibaldi

I clericali sono sudditi e militi di una potenza straniera, autorità mista ed universale, spirituale e politica, che comanda e non si lascia discutere, semina discordie e corrompe.




 Le infallibilità muoiono, ma non si piegano.



Libertà non tradisce i volenti.



Obbedisco!



Per pessimo che sia il governo italiano, ove non si presenti l'opportunità di facilmente rovesciarlo, credo meglio attenersi al gran concetto di Dante: 'Fare l'Italia anche col diavolo'.



 Qui si fa l'Italia o si muore!



 Un brigante onesto è un mio ideale.

Un Convegno su Giuseppe Garibaldi

Un convegno su Giuseppe Garibaldi

Giuseppe Garibaldi: gli strumenti e i linguaggi che hanno costruito il mito del personaggio storico più popolare nell'immaginario degli italiani
 Attraverso quali strumenti e “linguaggi” è nato ed è stato diffuso il mito di Garibaldi, il personaggio storico forse più famoso e popolare nell’immaginario degli italiani? Dalla scuola alla letteratura, dai monumenti alle celebrazioni degli anniversari, dai rituali al ruolo dei partiti, della massoneria e dell'associazionismo, nel convegno che si terrà ad Arezzo mercoledì 30 aprile saranno ripercorse le tappe di formazione delle memorie e dei miti garibaldini all’indomani del 1882, anno della morte dell’Eroe.
La giornata di studi è promossa dalla facoltà di Lettere e Filosofia di Arezzo dell’Università di Siena e dal Comune di Arezzo e si aprirà alle ore 9,30 nella sala del Consiglio comunale in palazzo dei Priori (piazza della Libertà).
«Si parlerà in particolare di come», spiega Massimo Baioni, docente di Storia contemporanea alla facoltà aretina e organizzatore scientifico del convegno, «in alcuni snodi cruciali della vita nazionale, nel periodo liberale, fascista e repubblicano, le parti politiche hanno elaborato la memoria di Garibaldi e della tradizione garibaldina, e di quali strumenti hanno contribuito a diffondere quelle memorie, con effetti diversi in funzione dei destinatari e del momento storico».
La memoria risorgimentale e garibaldina fu infatti al centro dell'operazione volta a “fare gli italiani”, funzionale cioè alla costruzione dell’identità nazionale dopo l’Unità. Il richiamo al volontarismo garibaldino fu particolarmente intenso durante la campagna interventista nella prima guerra mondiale: ma si pensi anche alla rivendicazione da parte del fascismo della continuità tra camicie rosse e camicie nere; e sul versante antifascista il recupero di Garibaldi e della tradizione democratica del Risorgimento, dalla guerra civile spagnola alla Resistenza (le brigate Garibaldi) fino alla campagna elettorale del 1948, dove Garibaldi campeggiò come simbolo del Fronte Popolare.
 «Verranno anche analizzate», prosegue Massimo Baioni, «le rappresentazioni plasmate a cavallo tra Otto e Novecento, imbevute di quel pathos religioso che fanno parlare di Garibaldi come del "santo laico" per eccellenza, sia che fosse visto nella chiave moderata del "rivoluzionario disciplinato" (immagine che ebbe un grande successo nella scuola e nella letteratura), sia che restasse il campione della polemica antimonarchica e democratica nei rituali e nelle liturgie dell'universo repubblicano».
Alla giornata di studio interverranno docenti e ricercatori di università italiane (Siena, Firenze e della Tuscia) ed europee (Parigi XII, Berlino-Humboldt), tra cui Catherine Brice, Maurizio Ridolfi, Fulvio Conti, Monica Galfré, Roberto Bigazzi, Jessica Kraatz Magri, Claudio Mancuso e Massimo Tiezzi. Quest’ultimo, in particolare, dedicherà il suo intervento agli echi e alle polemiche suscitati ad Arezzo dalle celebrazioni per il primo centenario della nascita (1907) di Garibaldi. Aprirà i lavori l’assessore comunale alla Cultura Camillo Brezzi. Le relazioni proporranno riflessioni di respiro nazionale e verifiche su scala locale, spaziando lungo i molti campi e i diversi “linguaggi” che hanno reso la memoria garibaldina un elemento costitutivo della vita pubblica italiana.

Storia della Massoneria




Le massonerie sono ordini iniziatici e istituzioni gerarchiche rivolte alla conoscenza. I membri delle massonerie sono definiti massoni e condividono valori morali, filosofici e spirituali comuni. Nei secoli scorsi le massonerie sono sorte sotto forma di associazioni di mutuo soccorso e come società segrete. In seguito assumono una funzione più speculativa, trasformandosi in confraternite di tipo iniziatico e mistico, caratterizzate dal segreto rituale. Gli affiliati di una massoneria ne condividono gli ideali morali e le regole e sono organizzati in una rigida struttura gerarchica dominata dalla figura del Gran Maestro. Al Gran Maestro viene attribuito il più alto grado di conoscenza, a cui l'affiliato possa aspirare. Le massonerie nel mondo sono migliaia e non è possibile quantificarle, né qualificarle per i loro scopi, avendo ciascuna di esse un proprio regolamento e proprie precipue finalità. In molti casi le massonerie sono regolari e legalmente riconosciute dagli ordinamenti giuridici in cui operano (in Italia, per es., la Gran Loggia Regolare d'Italia). In altri casi vi sono massonerie spurie, che non hanno nulla a che vedere con le associazioni regolari, che mantengono il loro carattere segreto o fenomeni di associazionismo locale che celano il mero raggiungimento di interessi privati, favoritismo e aiuto reciproco tra affiliati.

Origine delle massonerie

Dal punto di vista storico la massoneria esiste fin dall'antichità. In origine le società segrete hanno il fine di creare un Ordine, spesso parallelo, con obiettivi spirituali, religiosi, culturali, economici o politici. Nel corso della storia dell'uomo si sono avvicendate centinaia di migliaia di massonerie, tutte caratterizzate dal numero chiuso degli affiliati, da un rito di accettazione e dalla presenza di obiettivi comuni da perseguire. Durante il Medioevo le massonerie hanno avuto anche il compito di conservare la conoscenza delle tecniche e del sapere. Le più note sono le corporazioni di muratori composte dalle maestranze bizantine. Da questo potrebbe derivare il simbolismo muratorio ancora oggi usato in molte corporazioni. Nel corso del periodo pre-industriale le confraternite di mestiere (corporazioni) perdono la loro ragion d'essere. Lo stesso accade con l'avvento dell'Illuminismo alle massonerie dedicate alla conoscenza e alla ricerca scientifica, le quali non devono più condurre in segretezza i propri studi e non devono più temere le accuse di eresia. E' difficile tuttavia dare una definizione generale della massoneria o riassumere un percorso storico del fenomeno in poche righe. Ad esempio, gli Ordini massonici con finalità spirituali o religiose non sono influenzati dall'illuminismo o dalla rivoluzione industriale, avendo scopi diversi dalle altre corporazioni appena citate.

Le massonerie moderne

In genere gli storici distinguono le organizzazioni corporative più antiche da quelle più moderne nate alla fine del XVII secolo, in quanto non esiste un nesso di continuità tra le corporazioni di artigiani medievali e quelle speculative nate successivamente. Dal primo '800 all'epoca contemporanea le organizzazioni massoniche conservano perlopiù obiettivi politici, culturali, spirituali ed economico-finanziario.

martedì 14 dicembre 2010

Notizie Sindacali


Esami di lingua italiana per ottenere la carta di soggiorno

Con pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale n°134 dell'11 giugno 2010 sono state rese note le modalità di svolgimento dei quiz di lingua italiana, previsti dal decreto ministeriale del 4 giugno 2010, che gli stranieri devono necessariamente superare ai fini del rilascio del permesso di soggiorno CE per soggiornanti di lungo periodo. Il test, comunque, non dovrà essere effettuato da parte di tutti i richiedenti la carta di soggiorno: sono, infatti, esentati i figli minori di 14 anni, i soggetti che dimostrano di avere gravi problemi di apprendimento linguistico (come, ad esempio, coloro i quali hanno un'età avanzata, siano portatori di handicap o di altre patologie) certificati da un medico. Sono esentati dal dover effettuare gli esami di cui all'oggetto anche i soggetti che abbiano già acquisito un certificato di conoscenza dell'italiano a livello A2, coloro i quali abbiano conseguito in Italia un diploma di scuola media o scuola superiore ovvero stiano frequentando un corso universitario, un dottorato o un master, nonchè i dirigenti, i professori universitari, i traduttori ed interpreti e, non in ultimo, i giornalisti corrispondenti di testate straniere entrati in Italia "fuori quota". Il test si svolgerà in prefettura, presumibilmente presso lo Sportello Unico per l'Immigrazione. Normalmente sarà informatizzato, ma si può anche chiedere di sostenerlo per iscritto, e per guadagnarsi la promozione bisognerà conquistare almeno 80 punti su 100. Per fare l'esame lo straniero interessato deve inviare, online, la domanda di partecipazione alla sessione di esame allo sportello unico per l'immigrazione di competenza territoriale; entro 60 giorni dalla data in cui è stta ricevuta la richiesta, la prefettura deve invitare lo straniero a sostenere il test di lingua italiana, indicando giorno, ora e luogo in cui si dovrà presentare per la prova, che consiste in una verifica scritta e su computer (anche se su richiesta dell'interessato, può essere svolta, alle stesse condizioni, in forma cartacea).



lunedì 6 dicembre 2010

“Alfabeto Risorgimentale”con Eva Cecchinato


Nell’ambito delle manifestazioni per l’Unità d’Italia, il ciclo di conferenze “Alfabeto Risorgimentale” ospita Eva Cecchinato, dell’Università di Venezia, sul tema “Garibaldi” (Aula Magna, Comune di Recanati - ore 16 / 17,15). Giuseppe Garibaldi non è solamente uno dei principali protagonisti del Risorgimento italiano, è anche una figura di portata e notorietà internazionale e la sua esistenza ha abbracciato molteplici esperienze e orizzonti geografici vastissimi. Nonostante sia spesso considerato solo o principalmente come condottiero e uomo d’armi, Garibaldi ebbe anche una dimensione politica significativa, specie nell’ultima fase della sua vita. Egli fu capace di trascinare uomini sui quali esercitava una grande autorevolezza e un enorme carisma: per alcune camicie rosse combattere al suo fianco fu esperienza unica e irripetibile, ma molti risposero ripetutamente al suo appello, anche dopo la nascita dell’Italia unita. Le vicende di Garibaldi e dei suoi volontari sono emblematiche di un movimento risorgimentale che, pur con i suoi conflitti interni, non solo seppe produrre uno Stato unitario costituzionale, ma si propose innanzitutto un “risorgimento” civile degli italiani. Anche da questo punto di vista il 1861 è da considerarsi tanto un punto d’arrivo quanto un punto di partenza. Eva Cecchinato svolge attività didattica e di ricerca presso il Dipartimento di Studi Storici dell’Università Ca’ Foscari di Venezia. Si è finora dedicata prevalentemente ai temi della memoria, al contesto politico-culturale veneziano in età liberale, all’eredità delle guerre e delle rivoluzioni del Risorgimento, al garibaldinismo nella fase postunitaria e nel Novecento. Ha ora in corso una ricerca sui volontari antifascisti italiani nella guerra di Spagna.  Tra le sue principali pubblicazioni La rivoluzione restaurata. Il 1848-1849 a Venezia fra memoria e oblio, Il Poligrafo, Padova 2003; Camicie rosse. I garibaldini dall’Unità alla Grande Guerra, Laterza, Roma-Bari 2007; ha inoltre curato con Mario Isnenghi Fare l’Italia: unità e disunità nel Risorgimento, UTET, Torino 2008.

mercoledì 1 dicembre 2010

Due giorni dedicati al Risorgimento e all’Unità d’Italia


Pescara - Lo ha annunciato stamane il Presidente del Consiglio comunale Licio Di Biase nel corso della conferenza stampa convocata per presentare la seduta straordinaria del Consiglio comunale di Pescara fissata per il 2 dicembre, alle 16, e poi, l’incontro con gli studenti il 3 dicembre alle 10 presso l’Aurum.  PESCARA - “Due giorni dedicati al Risorgimento e all’Unità d’Italia con Anita Garibaldi, pronipote di Giuseppe Garibaldi, con la quale l’amministrazione comunale prima e gli studenti poi, ricorderanno la figura dell’uomo, del politico, e soprattutto del marinaio, un aspetto mai esplorato prima e che invece rivelerà l’anima più intima di un Garibaldi ancora da scoprire. E’ quanto vivremo a Pescara il prossimo giovedì e venerdì, 2 e 3 dicembre, con due momenti di storia e di approfondimenti”. Lo ha annunciato stamane il Presidente del Consiglio comunale Licio Di Biase nel corso della conferenza stampa convocata per presentare la seduta straordinaria del Consiglio comunale di Pescara fissata per il 2 dicembre, alle 16, e poi, l’incontro con gli studenti il 3 dicembre alle 10 presso l’Aurum. “Il primo momento sarà rigorosamente istituzionale – ha detto il Presidente Di Biase -: nell’aula consiliare, nel corso della seduta straordinaria del Consiglio, celebreremo l’Unità d’Italia con la pronipote di Garibaldi, Anita, che ci racconterà il bisnonno-marinaio, seguita dall’intervento del professor Raffaele Colapietra, storico con il quale già nel mese di ottobre abbiamo vissuto una giornata dedicata al Risorgimento. Venerdì, a partire dalle 10, presso l’Aurum, Anita Garibaldi incontrerà gli studenti degli Istituti superiori che già lo scorso 16, 17 e 18 ottobre, hanno organizzato eventi e manifestazioni sui fatti risorgimentali e unitari, piccole rappresentazioni e ricostruzioni storiche che venerdì mattina verranno riproposte in pillole da oltre 200 studenti dell’Istituto ‘Acerbo’, Istituto ‘Aterno’, del liceo artistico ‘Bellisario’, del liceo scientifico ‘Da Vinci’, del liceo classico ‘D’Annunzio’, del liceo scientifico ‘Galilei’, l’Istituto ‘Manthonè’, del liceo ‘Marconi’, del liceo artistico ‘Misticoni’ e dell’Itis ‘Volta’. Alla giornata prenderanno parte anche il sindaco di Pescara Luigi Albore Mascia e il Prefetto di Pescara Vincenzo D’Antuono. Dopo Pescara Anita Garibaldi andrà nelle Marche e quindi organizzeremo una giornata di studio in Belgio dove la comunità italiana sta ugualmente preparando la celebrazione per i 150 anni dell’Unità d’Italia”.

sabato 27 novembre 2010

Giuseppe Garibaldi a Greve in Chianti


Verrà celebrata così il 30 novembre alle ore 21.00, con lo spettacolo teatrale sull’eroe dei due mondi - di e con Marco Zannoni - al Teatro Boito, la Festa della Toscana 2010, dedicata al 150° anniversario dell’Unità d’Italia. Organizzata da Radio Chianti Social Club Onlus, con il contributo del Consiglio Regionale della Toscana e del Comune di Greve in Chianti, l’iniziativa prevede anche un incontro dell’attore con gli studenti delle scuole medie del Comune nella mattina del 30 novembre e l’ingresso gratuito allo spettacolo serale. Il tutto verrà documentato da Radio Chianti, che ne farà un video per le scuole e scaricabile dal sito www.radiochianti.it. La rievocazione della figura di Garibaldi è affidata ad un solo attore (Zannoni) che dà vita, di volta in volta, a ciascuno dei personaggi che, in un caldo pomeriggio del 1859, si affannano attorno ad un ricevimento in onore dell’Eroe. In particolare, sono due attori, chiamati da un possidente romagnolo a recitare davanti a Garibaldi, ad occupare il ruolo principale fra i personaggi, ma ad essi si affiancano altre figure ciascuna portatrice di una propria prospettiva: il possidente Cataldi, sua moglie, suo figlio, la governante, il marito di lei e quel personaggio collettivo che è la banda comunale. Il risultato è una lettura “marginale” del Risorgimento, filtrata attraverso l’immaginario di persone semplici, fino allo stesso Garibaldi, sorpreso in cucina mentre inzuppa il pane nel ragù.

venerdì 26 novembre 2010

Notizie Sindacali

Nuove finestre per le pensioni di anzianità e vecchiaia

Con la legge di conversione n°122 del 30 luglio 2010 sono state modificate le cosiddette finestre di uscita pensionistica previste dalla legge n°247 del 24 dicembre 2007. Così gli italiani, a decorrere dal prossimo gennaio, dal momento in cui perfezioneranno i requisiti anagrafici e contributivi necessari per il diritto alla pensione di anzianità e di vecchiaia, dovranno attendere molto più tempo per poter accedere al proprio trattamento pensionistico; in ogni caso, resta invariata la normativa per i soggetti che matureranno i sopra accennati requisiti entro il 31 dicembre 2010. Dal 2011 i lavoratori dipendenti andranno in pensione dodici mesi dopo la maturazione del diritto a pensione, mentre la finestra "scivola" fino a diciotto mesi dopo la maturazione dello stesso diritto per i lavoratori autonomi: diciotto mesi anche per coloro i quali raggiungeranno il requisito contributivo mediante contribuzione derivante sia da lavoro dipendente che da lavoro autonomo, nonchè per i soggetti i quali potranno raggiungere il diritto a pensione attraverso la facoltà della totalizzazione contributiva tra più enti o casse di previdenza.





mercoledì 24 novembre 2010

Anche Giuseppe Garibaldi progettò il Porto di Genova


E´ una delle curiosità emerse oggi nel corso del convegno “Genova porto di emigranti ai tempi dell’Unità d’Italia”. L´invito a non dimenticare quando, a milioni, gli italiani partivano per le “Meriche” ed erano vittime dello sfruttamento. L’emigrazione è anche una ricchezza. Occorre trovare il giusto equilibrio fra legalità e diritti umani". Con l’introduzione del presidente dell’Assemblea regionale Rosario Monteleone ha preso avvio questa mattina nella Sala Biblioteca del Consiglio regionale della Liguria, a Genova il convegno di studi “Genova porto di emigranti ai tempi dell’Unità d’Italia”, promosso dall’Assemblea legislativa e dal Centro internazionale studi sull’emigrazione italiana. «L’emigrazione assume un particolare rilievo nella storia della nostra città». – ha detto Monteleone ricordando che il fenomeno iniziò già dagli ultimi anni della Repubblica di Genova con picchi importanti nei primi anni del regno. «Complessivamente dai porti italiani quasi venti milioni di persone si imbarcarono per emigrare nelle Americhe» . Le navi generalmente partivano da Napoli, facevano scalo a Genova dove completavano il loro carico di esseri umani. «Un mondo dalle dimensioni sconvolgenti di cui Genova fu il centro. L’emigrante allora, come spesso oggi, era una merce su cui si esercitava la speculazione degli intermediari. I liguri – ha proseguito Monteleone - che avevano anticipato di molti decenni il flusso migratorio verso le “Meriche” quali emigranti modello già negli anni 30 dell’ottocento divennero imprenditori di un trasporto di emigranti caratterizzato, come emerge con amara chiarezza dalle fonti dell’epoca, da uno sfruttamento e una ghettizzazione sconosciute ad altre realtà consimili quali Amburgo, Le Havre o Marsiglia». Sono cose su cui occorre studiare e riflettere perché – ha aggiunto il presidente «la crisi economica internazionale odierna rischia di far precipitare nuovamente centina naia di migliaia di uomini e donne verso vecchi soprusi e antichi sfruttamenti. E’ tempo che i diritti degli uomini, e in primo luogo quelli dei migranti, trovino il giusto equilibrio con la legalità e la sicurezza sociale secondo un patto di responsabilità che resta l’unica risposta che una società civile è chiamata a dare ad un fenomeno, quello dell’immigrazione, avvertito troppo spesso nella sua problematicità e raramente come ricchezza». Giovanni Enrico Vesco, assessore alle politiche dell´immigrazione e dell´emigrazione, ha ricordato che «Gli emigranti italiani e liguri hanno portato in America competenze importanti e hanno dato un contributo a realizzare produzioni allora ben poco diffuse: il vino, ma anche i vetri tipici di Altare prodotti in Argentina da una famiglia di liguri, o a realizzare importanti istituzioni come la Banca D’America. L’emigrazione italiana per quei paesi è stata una ricchezza. Può esserlo anche quella attuale verso il nostro paese» . Andrea Ranieri (assessore comunale alla Promozione della Città) ha detto: «Oggi Genova può diventare il futuro porto d’Africa, la porta attraverso la quale, grazie alle autostrade del mare, si collega l’Europa a paesi come quelli del Mahgreb che ormai hanno tassi di sviluppo del 4 per cento e da dove partiranno i futuri traffici che possono ridare slancio e sviluppo all’economia ligure». Fabio Capocaccia, il presidente del Cisei il centro italiano di studi sull’emigrazione, ha ricordato che il suo centro, nato dal contributo di Regione, Provincia, Comune, Camera di Commercio, ha già realizzato alla Commenda una banca dati dove è già possibile ricostruire almeno parte della storia di 3 milioni di migranti. Questo grazie ad una fitta collaborazione con i porti di arrivo, sia quelli statunitensi che quelli dei paesi del Sud e centro America. Fra le tante carte ritrovate un inedito progetto di ristrutturazione del porto redatto da Garibaldi nel 1880 (vedi foto). «Negli ultimi suoi anni di vita, il generale era preoccupato che Genova e il regno d’Italia si trovassero impreparati davanti alla crescita dei traffici marittimi frutto dell’apertura del canale di Suez. E in soli 5 anni fece realizzare il Molo Galliera a difesa del bacino portuale salvando comunque una spiaggetta alla base della collina di Castello Garibaldi – ha ricordato Capocaccia - aveva già previsto l’allargamento del porto a Sampierdarena tramite un canale da realizzare a monte della Lanterna. Negli archivi della Società di letture scientifiche, sono stati trovati i dibattiti verbalizzati di una Commissione creata appositamente nel 1880 per esaminare il progetto di Garibaldi per l’allargamento del porto di Genova, dove il generale letteralmente proponeva di “Tagliare il promontorio della Lanterna con un canale navigabile, che passi a monte del Faro e metta in comunicazione le acque del porto antico con quelle della spiaggia di Sampierdarena, e costruire, alla distanza di 320 metri dalla spiaggia attuale, un molo per operazioni commerciali, che vada parallelo alla medesima, e costituisca per Sampierdarena un porto-canale con due ingressi opposti, uno dall’interno dell’antico porto, e l’altro dal mare…”». Tornando a parlare dei giorni nostri, Capocaccia ha affermato che i traffici portuali negli ultimi anni sono in calo, mentre quelli con il Mahgreb sono saliti del 15 per cento. Un segnale importante di quello che può essere il ruolo futuro dello scalo genovese. Emilio Franzina, docente di Storia contemporanea della facoltà di Lettere e filosofia dell’Università di Verona, che è intervenuto su “Emigrazione e storia d’Italia prima e dopo l’Unità” e Francesco Surdich, docente di Storia delle esplorazioni e scoperte geografiche della facoltà di Lettere e filosofia dell’Università di Genova, su “Genova e la cultura dell’emigrazione tra Otto e Novecento”. Al termine della sessione mattutina sono state presentate le opere sul tema dell’emigrazione, realizzate con la tecnica dell’aerografo, dell’artista pittore e scultore Meo Carbone, a cui è dedicato il calendario 2011 del Centro internazionale studi sull’emigrazione italiana. Nel pomeriggio la parola è passata a Antonio Gibelli, docente di Storia contemporanea e presidente del Comitato scientifico del Cisei, Marco Doria, docente di Storia economica della facoltà di Economia su “Merci e persone in transito. Le trasformazioni del porto dopo l’Unità”, Danilo Cabona, responsabile dell’Archivio storico dell’Autorità portuale di Genova su “Il porto ai tempi della grande emigrazione”, Chiara Vangelista, docente di Storia dell’America latina, “L´emigrazione in America Latina da Waterloo alla Belle Époque”, Franco Sborgi, docente di Storia dell’arte contemporanea, su “Genova e il suo porto: l’immagine pittorica”, Silvia Martini, responsabile Ufficio stampa dell’Autorità portuale di Genova su “Emigrazione e sviluppo delle banchine del porto di Genova tra storia e cronaca” e Carlo Stiaccini, studioso presso il Dipartimento di Storia moderna e contemporanea e il Cisei, su “Racconti di viaggio sulla via delle Americhe”.



martedì 23 novembre 2010

Il fantasma che proteggeva la statua di Garibaldi

Venezia come in molte città italiane ha un monumento dedicato a Giuseppe Garibaldi. Questo si trova nel sestiere di Castello e per l’esattezza nei Giardini pubblici che portano da Viale Garibaldi alla Biennale. Il monumento, che è stato realizzato da Augusto Benvenuti nel 1885, era composto originariamente da due statue in bronzo, quella di Garibaldi e quella di un Leone ai suoi piedi. Una terza statua venne aggiunta nei primi anni 20 del ‘900, secondo la leggenda, a causa delle costanti apparizioni del fantasma di un garibaldino veneziano: Giuseppe Zolli. Giuseppe Zolli si narra che avesse promesso a Garibaldi, proprio durante la spedizione dei Mille, cui partecipò, che avrebbe vegliato su di lui anche dopo la sua morte. Intorno al 1920, anno in cui morì, cominciarono infatti le strane apparizioni notturne di un’ombra rossa nei pressi del monumento a Garibaldi. All’inizio si pensò che fossero le allucinazioni di qualche ubriaco. Ma poi, quando persino due guardie, venute a controllare la situazione, dopo le ripetute lamentele degli abitanti della zona, avvicinandosi al monumento, furono sbalzate indietro da un’ombra dalle sembianze umane vestita con la camicia rossa (la divisa dei garibaldini), tutti si convinsero della reale presenza di un fantasma. Poco dopo un abitante del quartiere riconobbe, nella misteriosa apparizione che scacciava chiunque tentasse di avvicinarsi al monumento, la figura di Giuseppe Zolli e si decise di erigere una terza statua di bronzo che lo raffigurasse ai piedi del monumento, intento così a vegliare sul prode condottiero. Una volta piazzata la terza statua le apparizioni di un’ombra rossa cessarono immediatamente: che lo spirito di Zolli si fosse finalmente acquietato?

sabato 20 novembre 2010

Un armatore genovese e l´unità d´Italia


Genova - Inaugura oggi 20 novembre 2010 a Palazzo San Giorgio, in zona Caricamento, la mostra su "Raffaele Rubattino - Un armatore genovese e l´unità d´Italia" che resterà aperta fino al 30 aprile 2011, sempre ad ingresso libero e gratuito. Con questa mostra, a duecento anni dalla nascita e in concomitanza con le celebrazioni per il centocinquantenario dell’Unità d’Italia, si ripropone la vicenda storica e umana di un protagonista del Risorgimento, passato alla storia come l’armatore di Giuseppe Garibaldi per avergli consegnato i piroscafi Lombardo e Piemonte per la spedizone dei Mille. Nelle pagine della storiografia Rubattino è stato rappresentato come un eroe dell’Unità nazionale, come un rivoluzionario affiliato alla Giovine Italia mazziniana, come l’introduttore della navigazione a vapore in Italia, come il fondatore dell’impero coloniale italiano e persino come un agente segreto di Cavour. In verità egli fu un imprenditore che aderì e fu sinceramente fedele ai principi del Risorgimento nazionale e sfruttò le opportunità politiche per promuovere lo sviluppo della navigazione a vapore e i commerci marittimi in un momento storico complesso e in un ambiente economico refrattario alle novità tecniche. Rubattino si affermò tra i protagonisti della prima rivoluzione industriale in Italia, fu presente in tutte le più significative vicende economiche del Regno di Sardegna, dalla fondazione delle industrie Ansaldo, alla costituzione della prima compagnia di navigazione transatlantica del Mediterraneo. Aprì i collegamenti con l’Africa settentrionale e con l’estremo oriente dopo l’apertura del canale di Suez. La mostra vuole fare luce su molti aspetti poco noti della storia di Rubattino, dai suoi rapporti con la società italiana, alle vicende politiche risorgimentali, allo sviluppo della sua flotta, così pure alle immagini e all’iconografia del Risorgimento a Genova. La sezione della mostra “Il tesoro del Polluce” offre un approfondimento su un episodio della storia di Rubattino, il naufragio del piroscafo Polluce, avvenuto nel 1841. Per la prima volta vengono presentati i materiali recuperati dal relitto, tra cui un ingente carico monetario, che ci permettono di volgere uno sguardo sulle modalità del commercio nel Tirreno e sulla cultura materiale e nautica della prima metà del XIX secolo.

venerdì 19 novembre 2010

Caprera sabato sera per Musei in Musica


Nell’ambito del grande evento “Musei in Musica”, il Ministero per i Beni e le Attività Culturali realizzerà per la sera del 20 novembre prossimo l’apertura straordinaria e l’ingresso gratuito dei musei dalle ore 20 del sabato fino alle ore 2 del giorno successivo. Nell’ambito di questa manifestazione la Soprintendenza per i Beni Architettonici, Paesaggistici, Storici, Artistici ed Etnoantropologici per le Province di Sassari e Nuoro, propone al Compendio Garibaldino di Caprera un’originale iniziativa che realizza il connubio tra l’uomo e il suono. La manifestazione, intitolata “Gli strumenti musicali di Giuseppe Garibaldi”, avrà inizio alle ore 20, 30 e sarà caratterizzata da un percorso emozionante tra le immagini e i ritmi accompagnati dal primo strumento creato dall’uomo per riprodurre i suoni sino agli strumenti di Giuseppe Garibaldi. Un viaggio attraverso la scoperta di quanto la riproduzione del suono sia stata ed è uno dei punti cardini per l’evoluzione dell’umanità. Lo spettatore si troverà ad analizzare e scoprire lo sviluppo della musica attraverso le immagini lasciate all’uomo dai propri antenati; dagli strumenti musicali semplici si passerà attraverso i secoli a strutture meccaniche musicali sempre più complesse ed affascinanti”.

martedì 9 novembre 2010

Mostra su Garibaldi nelle sale espositive del Palazzo del Governo


Siracusa Inaugurata la Mostra su Garibaldi nelle sale espositive del Palazzo del Governo. Una biografia per immagini e didascalie su Giuseppe Garibaldi, con testi e grafica di Benito Lorigiola, rappresenta la mostra inaugurata stamani, aperta alle scolaresche e al pubblico sino a domenica 21 novembre, nello spazio espositivo del Palazzo del Governo della Provincia Regionale in Via Roma – 31, in Ortigia a Siracusa. L’iniziativa organizzata dalla Società  Siracusana di Storia Patria e dall’Associazione Mazziniana Italiana, gode dell’Alto Patronato del Presidente della Repubblica, del Ministero dell’Istruzione, del Comitato Nazionale per le Celebrazioni del Bicentenario, dell’Istituto per la storia del Risorgimento Italiano, Comitato di Siracusa e della Provincia Regionale di Siracusa. 49 i pannelli in mostra sulla vita di Garibaldi che compongono anche le pagine del catalogo pubblicato e cliccabile sulla freccetta sotto a questo testo. Notizie dettagliate dell’iniziativa si possono trovare anche nel sito della Società  Siracusana di Storia Patria: www.storiapatriasiracusa.org

domenica 7 novembre 2010

A Castel Sant’Angelo una mostra su Garibaldi


Sarà inaugurata lunedì 8 novembre alle ore 12 da parte di Francesco Maria Giro, sottosegretario ai Beni e alle Attività culturali e da Giuliano Amato che è il presidente del Comitato per le celebrazioni dei 150 anni dell'Unità d'Italia la mostra intitolata "Giuseppe Garibaldi - Tutt'altra Italia io sognavo..."; l'evento avrà luogo nello stupendo scenario del Museo Nazionale di Castel Sant'Angelo e appositamente per l'occasione sarà in mostra il dipinto realizzato da Francesca Leone, figlia del celebre registra, riguardante Garibaldi. Stando a quanto riferito dal sottosegretario questa mostra rappresenta un' altra importante parte dello scenario della vigilia delle celebrazioni per il 150° anniversario dell'Unità d'Italia. Il grande e forte spirito patriottico , infatti, che animò e infuocò il celebre eroe dei due mondi è una delle pagine più importanti non soltanto della nostra storia risorgimentale ma anche di quella d' Europa. Ed infatti il percorso che si snoda per tutta l'esposizione attraversa e ripercorre eventi ed episodi importanti e significativi sia della sua vita come quello della Repubblica Romana del 1848-1849 o delle battaglie condotte in Sud America, il disperato tentativo di sconfiggere i francesi per annettere così Roma ed anche la difesa delle rivoluzionarie idee della Francia enll'anno 1870. Giro ha inoltre aggiunto una nota di merito al rigore per così dire filologico con cui i due curatori Lorenzo Zichichi e Cristina Tronca hanno curato l'allestimento, precisione e rigore che permetterà di ammirare e visionare documenti autentici ed anche rivisitazioni in chiave contemporanea assieme alla semplice biografia degli eventi. All'inaugurazione saranno inoltre presenti Rossella Vodret, Soprintendente per il Polo museale di Roma, ed il curatore della mostra Lorenzo Zichichi.



venerdì 29 ottobre 2010

A San Marco in Lamis tornano i garibaldini



Il ricordo del plebiscito del 1860 con il pronipote di Giuseppe Garibaldi. A San Marco in Lamis tornano i garibaldini, come 150 anni fa, quando le camicie rosse entrarono in città per consentire lo svolgimento del Plebiscito di adesione al Regno d’Italia, sotto la corona di Vittorio Emanuele II. La rievocazione dell’evento storico avverrà alla presenza del pronipote di Giuseppe Garibaldi e di una delegazione dell’associazione nazionale garibaldini, guidata dal presidente Nicola Serra. L’appuntamento con “Letture di Storia” è sabato 30 ottobre, alle ore 18.30, all’Istituto “Pietro Giannone” di San Marco in Lamis. L’iniziativa si inserisce nell’ambito delle celebrazioni nazionali per il 150° anniversario dell’Unità d’Italia (www.italiaunita150.it), rappresentate dal logo ufficiale: tre bandiere tricolore che sventolano, come espressione dei tre giubilei nazionali (1911, 1961 e 2011). L’evento è organizzato dal Comitato Città di San Marco in Lamis per i 150 anni dell’Unità d’Italia (il primo ad essersi costituito in Provincia di Foggia per le celebrazioni dell’unificazione nazionale), in collaborazione con l’Amministrazione comunale, Presidi del Libro e Istituto “Giannone”. Le “letture di Storia” - ideate da Maurizio Tardio e tratte dal libro di Pasquale Soccio “Unità e Brigantaggio in una città della Puglia” - saranno affidate a personaggi pubblici della Capitanata. Presentati da Luigi Minischetti e intervallate dalle musiche di “Festa Farina e Folk”, leggeranno tra gli altri il rettore dell’Università degli Studi di Foggia, il presidente della Provincia, i parlamentari dauni Colomba Mongiello e Angelo Cera, il Capo della Procura di Foggia, il presidente del Parco del Gargano, ma anche giovani e studenti sammarchesi. La serata sarà conclusa con l’esecuzione dell’inno nazionale da parte del complesso bandistico “Santa Cecilia”. Ricorda il sindaco di San Marco in Lamis,  Michelangelo Lombardi «I festeggiamenti per i 150 anni dell’Unità d’Italia rappresentano un momento di condivisione che travalica il semplice evento commemorativo. Se l’evento si limitasse a una “riproposizone” di temi, frettolosamente assimilati, sarebbe un torto alla Storia e ai suoi protagonisti, noti e meno noti. In questo senso la manifestazione “Letture di Storia” vuole riproporre una cronistoria, senza giudizi ma lasciando la parola ai protagonisti dell’epoca, per far meglio comprendere alle nuove generazioni i drammi, le sofferenze e le speranze suscitate dall’unificazione nazionale».

mercoledì 27 ottobre 2010

Il mito di Garibaldi e la coesione nazionale


Il senatore Andrea Marcucci con il presidente della Camera Gianfranco Fini ha presentato a Montecitorio il volume Giuseppe Garibaldi: due secoli di interpretazioni. Il libro chiude le celebrazioni del bicentenario. Con la presentazione alla Camera dei Deputati del libro 'Giuseppe Garibaldi: due secoli di interpretazioni' curato da Lauro Rossi si sono concluse le celebrazioni del bicentenario della nascita dell'eroe del Risorgimento. Al convegno hanno partecipato il presidente della Camera Gianfranco Fini ed il senatore Andrea Marcucci nella veste di presidente del comitato per le celebrazioni di Garibaldi. Il volume e' in pratica un dizionario interpretativo completo della figura dell'eroe dei due mondi. Nel libro viene raccolto il pensiero che su Garibaldi hanno espresso 160 personaggi storici e politici fino alla fine del secolo scorso, quindi anche quelli piu' recenti. Un libro di facile consultazione che presenta come, nel corso degli anni, il pensiero e la figura di Garibaldi siano stati interpretati e talvolta fatti propri anche da personalita' politiche distanti dai valori per cui Garibaldi ha lottato. La presentazione del volume e' l'ultimo atto del comitato del bicentenario che ha cosi' voluto lasciare qualcosa di concreto destinato a diventare un fondamentale strumento per valorizzare il padre dell'unita' nazionale. Il senatore Marcucci ha anticipato alla stampa l'uscita, ad inizio del nuovo anno, di un libro da lui scritto e dedicato alla figura di Antonio Mordini nel quale viene presentata la vita e l'esperienza politica di uno dei personaggi maggiormente legati a Garibaldi. Per scrivere il libro il senatore Marcucci si e' basato sui documenti, carteggi e lettere originali custoditi a Palazzo Mordini di Barga e consultabili da chiunque voglia approfondire la conoscenza di un'illustre concittadino che ha dato un enorme contributo al Risorgimento italiano..

martedì 19 ottobre 2010

Anita a Teano, Giuseppe a Vairano


Il 25 ottobre, lunedì, Giuseppe Garibaldi jr «porterà i suoi saluti» a Vairano Patenora, provincia di Caserta, «luogo dello storico incontro» tra Giuseppe Garibaldi (il Generale) e il re Vittorio Emanuele II. La cerimonia, annuncia il Comune sul suo sito, è prevista per le 9.30. Sei ore e mezzo più tardi, alle 16, Anita Garibaldi jr, altra pronipote del generale, scoprirà «una lapide commemorativa dello storico incontro». A comunicarlo, anche in questo caso, è il sito del Comune. Solo che non è quello di Vairano, ma quello di Teano. E finisce così che, in nome delle celebrazioni per i 150 anni dell’Unità d’Italia, si dividano (anche) i Garibaldi. Testimonial, consapevoli o meno, dell’ultima disfida tra Teano e Vairano, combattuta questa volta a colpi di manifestazioni: due, negli stessi giorni, ad appena tredici chilometri di distanza. Quanto basta per far protestare anche i più tradizionalisti: «Così si sprecano soldi». La questione va avanti, irrisolta, ormai da oltre un secolo, fra pareri discordanti, revisioni storiche, documenti più o meno attendibili. E il dibattito su dove sia realmente avvenuto lo storico incontro del 26 ottobre 1860 tra Giuseppe Garibaldi e Vittorio Emanuele II sembra lontanissimo da qualsiasi soluzione. C’è chi ricorda che è tradizionalmente noto come «l’incontro di Teano» perché avvenne presso il ponte di Caianello, oggi ponte San Nicola, nella frazione Borgonuovo di Teano. E chi invece tira fuori documenti storici per individuare come sede della stretta di mano il bivio di Taverna della Catena, nella vicina Vairano Scalo, frazione del comune di Vairano Patenora. Che non si potesse raggiungere un accordo, del resto, l’Italia se n’era già accorta un secolo fa. Quando, cioè, le celebrazioni del cinquantenario dell’Unità si svolsero solo a Taverna Catena, con tanto di (polemica) assenza dei vicini e cippo commemorativo fatto erigere dallo Stato. La risposta di Teano, ovviamente, non poteva mancare. E così ecco spuntare una colonna a Borgonuovo ( 1960), un monumento equestre (2000) e , attenzione, una lapide commemorativa. Discorso chiuso? Magari. Ché, secondo quelli di Vairano, la lapide è un falso, una contraffazione d’epoca fascista. Lo proverebbe, dicono, la foto della lapide vera, conservata nell’archivio di Guido Di Muccio, studioso di storia locale. La stretta di mano che unì generale e re, insomma, continua a dividere le due cittadine, forse anche perché quell’incontro è argomento buono per finire sui libri di storia e guadagnare notorietà. E così ognuno dei due Comuni ha deciso di (auto)celebrare la sua Unità d’Italia. Con la certezza, manco a dirlo, d’avere come sponsor un Garibaldi originale. Venerdì prossimo inizia Teano, poi toccherà a Vairano. Lì, il 25, ci sarà un convegno su «Unità e disunità d’Italia». Quello sulla «disunità» di Teano e Vairano, invece, stanno ancora provando ad organizzarlo.

sabato 16 ottobre 2010

Opera inedita sul Risorgimento scritta da Camilleri per Livorno


Dopo l’inaugurazione della mostra su Garibaldi, che sta suscitando interesse a livello nazionale, il Comune di Livorno si appresta a chiudere “in bellezza” l’Anno Garibaldino 2010 con uno spettacolo inedito scritto per Livorno da un grande scrittore/regista: Andrea Camilleri, l’autore, fra l’altro, dei romanzi sul Commissario Montalbano. Lo spettacolo si intitola “Tavola rotonda immaginaria con Luciano Bianciardi e Giuseppe Bandi” e andrà in scena il 25 ottobre prossimo (ore 21), al Teatro Goldoni. Sul palco lo stesso Camilleri, oltre agli attori Roberto Scarpa (Bianciardi) e Alessandro Benvenuti (Scarpa). L’importante iniziativa è stata presentata al Palazzo Municipale di Livorno dall'assessore alle Culture Mario Tredici, insieme al preside della Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università di Pisa Alfonso Maurizio Iacono e al presidente del C.d.A della Fondazione Goldoni, Marco Bertini. Presente Annalisa Gariglio, stretta collaboratrice di Andrea Camilleri, che ha portato il saluto dello scrittore. Protagonisti di questa tavola rotonda immaginaria saranno due personaggi vissuti in periodi distanti fra loro, appartenenti a secoli diversi ma uniti nel nome di Garibaldi. Da una parte lo scrittore e giornalista Giuseppe Bandi (Gavorrano, 17 luglio 1834 – Livorno, 1º luglio 1894), noto a Livorno per aver fondato nel 1877 il quotidiano "Il Telegrafo" (oggi Il Tirreno) ma anche luogotenente di Giuseppe Garibaldi. Garibaldino convinto prese parte alla spedizione dei Mille e fu ferito a Calatafimi. Dall’altro lato Luciano Bianciardi (Grosseto, 14 dicembre 1922 – Milano, 14 novembre 1971) scrittore, saggista e giornalista. Educato fin da piccolo all’amore per Garibaldi, all’età di 8 anni ricevette in dono dal padre proprio il libro del Bandi, "I Mille", storia della spedizione siciliana raccontata dalla viva voce di un garibaldino. La lettura del testo fu determinante per il suo interesse verso il Risorgimento. Sul filone della passione garibaldina anche Bianciardi scrisse un romanzo storico di ambientazione risorgimentale: “Da Quarto a Torino. Breve storia della spedizione dei Mille” (Feltrinelli) visto con gli occhi di un uomo del novecento. La “Tavola rotonda immaginaria” sarà quindi un faccia a faccia fra due scrittori: un garibaldino “vero” (Giuseppe Bandi ) che fu tra i Mille della spedizione e un “neo garibaldino” (Bianciardi) mosso dalla stessa passione per quei valori risorgimentali di libertà e giustizia. A coordinarli sul palco lo scrittore: Andrea Camilleri. Lo spettacolo sarà preceduto da una lettura di testi di Bandi e Bianciardi a cura di Roberto Scarpa. Alle ore 17, alla Goldonetta (teatro Goldoni), è previsto un incontro pubblico con Andrea Camilleri: “Il Teatro: un ombrello di Noè” in cui l’autore parlerà della sua passione per il palcoscenico. Introduce Alfonso Maurizio Iacono, preside della Facoltà di Lettere e Filosofia di Pisa. La giornata del 25 ottobre chiuderà le celebrazioni che il Comune di Livorno ha messo in campo nel corso dell’anno per ricordare il 150° anniversario della Spedizione dei Mille (Anno Garibaldino), ma di fatto apre un nuovo ciclo, quello delle celebrazioni del 150° dell’Unità d’Italia che il Comune realizzerà, sulla base di una convenzione con la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Pisa, presieduta da Alfonso Maurizio Iacono. Tra gli appuntamenti imminenti (le date saranno annunciate quanto prima) è previsto un incontro con il Senatore Mauro Ceruti, professore di Filosofia della scienza, sul tema “La sfida dell’educazione ieri e oggi” (tra novembre e dicembre). Quindi una conferenza del professor Gianluca Bocchi sul tema “La scienza e la ricerca ieri e oggi” (a febbraio 2011). Concluderà il ciclo il professor Alfonso Maurizio Iacono sul tema “Nord e sud”, seguito dalla riduzione teatrale a cura di Roberto Scarpa del “Birraio di Preston” di Andrea Camilleri (in data da destinarsi tra febbraio e marzo 2011).



venerdì 15 ottobre 2010

SOMMA. UNA STRADA PER L’ANNIVERSARIO DELL’UNITA’ D’ITALIA


La strada che collega via Aldo Moro e via Don Minzoni sarà denominata “26 ottobre 1860”. Per l’occasione riflessioni a cura di alcuni storici locali in Piazza Vittorio Emanuele III. Tre bandiere tricolore che rappresentano i tre giubilei del 1911, 1961 e 2011, in un collegamento ideale tra le generazioni, costituiscono il logo dell'anniversario dell’Unità nazionale che si celebrerà nel 2011. “Ieri volemmo farla una e indivisibile, come recita la nostra Costituzione, oggi vogliamo far rivivere nella memoria e nella coscienza del Paese le ragioni di quell'unità e indivisibilità come fonte di coesione sociale, come base essenziale di ogni avanzamento tanto del Nord quanto del Sud in un sempre più arduo contesto mondiale. Così, anche nel celebrare il 150°, guardiamo avanti, traendo dalle nostre radici fresca linfa per rinnovare tutto quel che c'è da rinnovare nella società e nello Stato". È con queste parole che il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, lo scorso 5 maggio ha dato ufficialmente il via agli eventi e alle manifestazioni in tutta Italia per l’anniversario dell’Unità nazionale. Concorsi nelle scuole, convegni, dibattiti per avviare una riflessione sui principali avvenimenti storici e culturali del Risorgimento, sulla produzione letteraria, artistica e musicale del periodo e sugli ideali di coloro che hanno contribuito alla creazione dello Stato: in ogni piazza, da Nord a Sud, fremono i preparativi. Somma si prepara a festeggiare l’anniversario dell’Unità nazionale con un progetto caratterizzato da due eventi, uno amministrativo e uno pubblico. Nella seduta consiliare del 26 novembre 2009 l’Assise cittadina deliberò di segnalare alla consulta per la toponomastica la volontà dell’amministrazione di intitolare una strada del territorio cittadino col toponimo “26 ottobre 1860”, data che rievoca lo storico incontro tra Giuseppe Garibaldi e Vittorio Emanuele II, episodio della storia risorgimentale con il quale si concluse la spedizione dei Mille (nell’immagine, il francobollo rievocativo, ndr). A seguito di un lungo iter, curato dal Direttore Generale, Giuseppe Terracciano, Palazzo Torino ha ottenuto pochi giorni fa le autorizzazioni dell’Ufficio Territoriale del Governo e del Prefetto di Napoli per attribuire il nuovo toponimo via ”26 ottobre 1860” alla strada, priva di denominazione, che collega via Aldo Moro con via Don Minzoni. Il 26 ottobre 2010, in occasione della cerimonia di intitolazione di questa strada, è prevista una significativa manifestazione pubblica in Piazza Vittorio Emanuele III, dove avrà luogo l’evento “A day of study-150° anniversario Unità d’Italia”, un momento di festa e di riflessione con la partecipazione di storici ed appassionati locali. Per le scuole sarà bandito un concorso a premi per la realizzazione di cortometraggi o disegni sull’Unità d’Italia. Non mancherà il tricolore e la banda Musicale comunale, che eseguirà brani mirati e rispondenti al senso di appartenenza alla Patria. Una giornata dedicata alla memoria storica, un’opportunità irripetibile per parlare di libertà, fratellanza, democrazia.

domenica 10 ottobre 2010

Giuseppe Garibaldi:dalla realtà al mito


In attesa delle celebrazioni dell'Unità d'Italia che prevedono per il prossimo anno importanti iniziative in tutta la penisola, si susseguono già in quest'anno mostre e convegni di qualità. In Toscana, dopo la bella mostra “Italia sia”, tenutasi nei mesi estivi al castello mediceo di Serravezza, si inaugura a Livorno “Giuseppe Garibaldi e i Mille: dalla realtà al mito”. In un momento in cui una rozza, incolta e inventata mitologia padana contesta l'idea e l'unità d'Italia ci appare importante il significato della mostra di Villa Mimbelli, che è una sorta di viaggio nell'epopea risorgimentale per conoscere quel garibaldinismo che a Livorno fu vissuto, strettamente connesso allo spirito libertario e cosmopolita della città. D'altra parte il Risorgimento fu vissuto in Toscana, come una sorta di fenomeno che coinvolse la maggioranza della popolazione, e questo a dispetto di quanto affermano coloro che, con un ossimoro, si dicono toscani-padani. Divisa in quattro sezioni, la mostra "Giuseppe Garibaldi e i Mille: dalla realtà al mito", in programma sino al 12 dicembre, espone oltre 250 pezzi tra dipinti, sculture, cimeli ma anche documenti storici originali ed autografi, frutto di ricerche nell'immenso universo garibaldino. L'esposizione è costruita secondo un percorso cronologico e tematico che offre al pubblico la rappresentazione dell'Eroe dei due mondi attraverso una iconografia d'autore di alto livello ma anche di quella più popolare, a testimonianza della forte presenza di Garibaldi nell'immaginario collettivo. Si possono confrontare i volti degli infiniti ritratti di Garibaldi realizzati nelle diverse epoche. Nell'Ottocento con la pittura realista rappresentata dai dipinti di Giovanni Fattori, di Gerolamo Induno e dalla scultura di Adriano Cecioni fino all'interpretazione celebrativa di Vittorio Corcos che nel suo 'Ritratto di Giuseppe Garibaldi' datato 1882, anticipa la stagione dei grandi monumenti dell'eroe su molte delle piazze italiane, Livorno compresa. Nell'ambito del simbolismo novecentesco è in mostra un'opera di importanza capitale per la mitologia del risorgimento, il 'Garibaldi' di Plinio Nomellini del 1906 di proprietà del Museo Fattori.
L'opera, che godette di grande fama fin dalla sua prima esposizione alla biennale di Venezia del 1907, è un'evocazione dell'epopea garibaldina e la trasposizione in chiave di mito della figura del Generale. E sempre per quanto riguarda il Novecento non manca un riferimento a Renato Guttuso che in pieno neorealismo ha fatto di Garibaldi l'eroe dei suoi quadri più belli. Di Renato Guttuso è in mostra uno studio d'insieme dell'opera monumentale "La Battaglia di ponte dell'Ammiraglio" realizzata nel 1951, gentilmente concesso dal Gruppo Parlamentare Pd della Camera dei Deputati. Nel percorso espositivo vi è anche anche una scelta di opere di autori contemporanei prestate dalla collezione della Pinacoteca del Consiglio Regionale della Toscana. Tra queste figurano opere di Ugo Nespolo, Angiolo Volpe e Silvano Campeggi; opere moderne dai titoli curiosi "Nato con la camicia" (Paolo della Bella) e "Mille paesaggi Mille" (Luciano Pasquini) che, interpretando in modo originale il mito garibaldino, introducono il visitatore in un percorso dove la storia e il mito spesso coincidono. "La mostra – come ha dichiarato l'assessore regionale alla cultura Cristina Scaletti - fa di Livorno uno dei primi centri della nostra regione che inaugurano i festeggiamenti per il 150° anniversario dell'Unità d'Italia. E non si tratta certo di una casualità, perché Livorno è una delle città più garibaldine e risorgimentali del nostro paese, tanto da fregiarsi della medaglia di Benemerita del Risorgimento Nazionale; una tradizione di partecipazione civile e politica che ne ha segnato il percorso fino ai nostri giorni". L'esposizione, che è uno straordinario viaggio nella storia e nel mito di Garibaldi, è curata dagli storici Aurora Scotti e Marco Di Giovanni.



mercoledì 6 ottobre 2010

Giuseppe Garibaldi un percorso biografico attraverso testi e immagini


Sabato 9 ottobre, alle ore 10.30 al Teatro Vittorio Emanuele di Messina verrà inaugurata la mostra dal titolo Giuseppe Garibaldi (1807-1882). Un percorso biografico attraverso testi e immagini. La mostra proseguirà fino al 24 ottobre (con esclusione di lunedì 11 e lunedì 18 ottobre), con orario di apertura 9-13; 17-19. La mostra, a cura di Salvatore Bottari, con testi e grafica di Benito Lorigiola, illustra in modo scientificamente rigoroso, attraverso 50 pannelli composti da testi e immagini, la vita di Giuseppe Garibaldi con particolare riferimento alle vicende che portarono all’Unità d’Italia. L’iniziativa è promossa dall'Istituto di Studi Storici Gaetano Salvemini, in collaborazione con Associazione Mazziniana Italiana, Dipartimento di Scienze Giuridiche, Storiche e Politiche (Università degli Studi di Messina) e Dipartimento di Studi sulla Civiltà Moderna e la Tradizione Classica (Università degli Studi di Messina). La Mostra ha il patrocinio di Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca Scientifica, Ufficio Scolastico Regionale per la Sicilia, Ufficio XIV Ambito Territoriale per la Provincia di Messina; Regione Siciliana, Assessorato dei Beni Culturali e dell'Identità Siciliana; Comune di Messina, Assessorato alle Politiche della Famiglia, Rapporti con le Chiese, Politiche per la Sicurezza.

giovedì 26 agosto 2010

"CINEMA SOTTO LE STELLE” A FALCONE

  





UN GRANDE SUCCESSO DELL’ASSOCIAZIONE “GIUSEPPE GARIBALDI” L’INIZIATIVA “CINEMA SOTTO LE STELLE” A FALCONE!

Mercoledì 18 agosto 2010 con il film “Una notte al museo 2”si è chiuso “Cinema sotto le stelle” al Lido Perla Azzurra di Falcone! Sono stati ben 5 i film proiettati in un maxischermo posizionato sulla spiaggia a partire dal 21 luglio ed alla fine possiamo dire che è stato un successo di pubblico per tutte le serate. Si è partiti alla grande con il fenomeno cinematografico dell’anno “Avatar” per poi proseguire con le catastrofiche sequenze di “2012”, a seguire due grandi kolossal quali “Il Gladiatore” e “Troy”, quindi “Una notte al museo 2” già citato con le imprese avventurose e ricche di humor e flashback su altri film. Il Presidente dell’Associazione Sindacale e Culturale “Giuseppe Garibaldi” Carmelo Cicero ci ha dichiarato: “sono soddisfatto perché la gente ha risposto alla grande ripagandomi dei sacrifici sostenuti per assicurare la qualità della visione e dell’impianto audio all’avanguardia” concludendo “spero di ripetere iniziative di questo tipo che hanno un valore sociale di aggregazione oltre allo spirito ricreativo!”. Quindi l’appuntamento è alle prossime iniziative dell’Associazione “Giuseppe Garibaldi” che siamo certi richiameranno il grande pubblico come è stato per questa iniziativa! (ALFREDO ANSELMO)

venerdì 23 luglio 2010

Cinema sotto le stelle a Falcone con il Lido Perla Azzurra


Mercoledì 21 luglio alle ore 21,30 presso il Lido Perla Azzurra sul lungomare di Falcone è stato inaugurato Cinema sotto le stelle un evento a cadenza settimanale organizzato dall'Associazione Sindacale e Culturale "Giuseppe Garibaldi" di Barcellona P.G. Il Presidente dell’Associazione stessa, Carmelo Cicero, ha voluto regalare ai vacanzieri ed alla popolazione di Falcone e dei centri limitrofi questa attività che coniuga amore per lo spettacolo cinematografico e sano svago. I film verranno proiettati su un maxischermo che fa bella mostra sulla spiaggia con alle spalle il mare. Una scenografia naturale bellissima, la brezza marina e meravigliosi film in programma che, siamo certi allieteranno le calde serate di questa estate 2010. Il primo seguitissimo film è stato Avatar, il kolossal di James Cameron, che ha fatto la fortuna ai botteghini nei mesi scorsi. L'appuntamento adesso è per tutti i mercoledì sera alle 21,30 al Lido "Perla azzurra" per godersi ancora tanti bellissimi film gustando un panino o una pizzetta e bevendo una fresca bibita! Complimenti all’Associazione Sindacale e Culturale "Giuseppe Garibaldi" per la bellissima iniziativa!
Scritto da Alfredo Anselmo


lunedì 19 luglio 2010

20 luglio Convegno per il 150° della battaglia di Milazzo


Il 20 luglio avrà luogo a Palazzo D’Amico a Milazzo con inizio alle ore 18 il Convegno per il 150° anniversario della battaglia di Milazzo. Promosso in occasione delle celebrazioni per il 150° dell’Unità d’Italia, il convegno è stato organizzato dal Dottorato di “Storia dell’Europa mediterranea” dell’Università di Messina con il Comune di Milazzo ed il patrocinio della Regione Sicilia. Una occasione per evidenziare come la battaglia di Milazzo del 20 luglio 1860 sia stata una delle più decisive dell’impresa garibaldina che avrebbe fatto della Sicilia il primo anello nella nascita dello Stato italiano meno di un anno dopo. Inoltre, lo scontro del 20 luglio rappresenta l’episodio più importante di tutta la Sicilia orientale. Il Coordinatore del Dottorato, Prof. Angelo Sindoni, è anche responsabile nazionale di un PRIN (“Progetto di ricerca di interesse rilevante”) sul processo di unificazione nazionale (l’unico approvato quest’anno dal Ministero dell’Università), collegato con altre Università italiane (tra cui Siena, Roma Tor Vergata, Perugia e altre). Questo Convegno infatti rappresenta una prima manifestazione a carattere culturale- civile nell’ambito del PRIN. Dopo il saluto del Sindaco, Carmelo Pino, e dell’Assessore regionale Gaetano Armao, il Prof. Sindoni leggerà la sua relazione dal titolo, “I volontari siciliani, la battaglia di Milazzo e l’Unità d’Italia”. Nel corso del convegno interverrà una testimonianza d’eccezione: la pronipote di Giuseppe Garibaldi. Anita Garibaldi infatti farà un intervento su “Giuseppe Garibaldi in Sicilia: soldato o uomo politico? ”, sulla base di ricordi e testimonianze familiari. Si potrà assistere anche ad una proiezione di un filmato rievocativo dell’impresa, realizzato da Marco Cicciò, dottore di ricerca dell’Università di Messina.









lunedì 21 giugno 2010

La battaglia di Milazzo


Giunti noi volontari Lodigiani a Palermo sul vaporetto il Saumon, dopo alcune peripezie (decimo dalla nostra partenza da Lodi) Garibaldi venne ad incontrarci con lo Stato Maggiore, in mezzo ad applausi e con grandissimo entusiasmo. Vestiti di una blouse di rigato ed armati, parte di carabine parte di fucili di modello austriaco, il giorno 18 mattina avemmo improvvisamente l'ordine della partenza, ad alle 10 antimeridiane ci trovammo - col Generale Garibaldi - a bordo della City of Aberdeen. Non conoscevamo la nostra destinazione. Percorso un breve tratto vedemmo una fregata Sarda (la Maria Adelaide) che seguiva le nostre mosse, come una madre amorosa sorveglia intenta i passi dei bimbi. Questo apparato fece sospettare qualche cosa di importante, giacché solevasi dire che Garibaldi non si muove per nulla. All'ora di colazione gli ufficiali scesero nella sala e Garibaldi prima di sedersi, pronunziava queste parole: Signori! Andiamo in Calabria! Vedremo se anche colà avremo la stessa potenza che abbiamo avuto in Sicilia. Prolungati e numerosi applausi proruppero dagli astanti e tutti concepirono l'idea di uno sbarco in Calabria; molto più che sul legno avevamo armi e munizioni in gran copia. I volontari - essendovi uniti i trasbordati dal Chipper, che era stato fino allora trattenuto prigioniero a Gaeta - erano in numero di circa 1500; le Guide formavano parte della spedizione - a piedi, però - Difettando di selle furono in compenso, armate di eccellenti carabine, come lo erano i Carabinieri Genovesi... bei giovani che formavano l'invidia dei nostri piotin in brache bianche e camicia bigia, armati di Stutzen di Cacciatori Austriaci, ai quali poche delle munizioni distribuite si adattavano, ond'è che dovemmo continuamente mutuarcene e ricambiarle. A mezzanotte del 18 la City si arresta e si sbarca; ma non già in Calabria sibbene a Patti. Il perché di quel cambiamento lo si apprese il giorno dopo a Barcellona Pozzo di Gotto. I Garibaldini che ci avevano preceduto verso Milazzo avevano avuto a Meri, proprio in quel giorno 18, una fiera lotta coi Borbonici che tentarono di soverchiarli e buttarli a mare. Ma avevano resistito e si voleva farla finita col Forte di Milazzo, senza prendere il quale lo sbarco era pericoloso. Alle 4 antim. del successivo giorno 19 lo sbarco era terminato, e la schiera lunghissima si internò nel paese. Alle dieci ci posero in marcia, sotto la sferza di un sole terribile, in direzione di Barcellona, che dista da Patti 18 miglia, ove pernottammo. In questa città di 20mila abitanti soffrimmo difetto di viveri, potendo trovare a stento del pane da sfamarci! La mattina del giorno 20 fu suonata l'Assemblea, si distribuirono le munizioni e ci avviammo verso Milazzo, ove erasi di nuovo impegnato già il combattimento. Luigi Cingia fu destinato a guidare l'avanguardia, composta di quasi tutti Lodigiani; in mancanza di Ufficiali, l'avvocato Antonio Scotti comandava la compagnia e qualche sott'ufficiale improvvisato (come ad esempio il sottoscritto) ebbe il comando di un reparto. Quasi tutti gli ufficiali del Battaglione Vacchieri, al quale appartenevamo, e che poi fu nostro Colonnello, erano rimasti a Palermo, tanto fu improvviso l'ordine della partenza! Era costume di Garibaldi di far così... e basta! Verso le 9 del giorno 20 giungemmo al teatro dell'azione. Messici in moto attraversando campi soleggiati solcati da enormi filari di fichi d'India, che formavano siepi foltissime e quasi impenetrabili, giungemmo ad un muro formante ripa la quale sovrastava ad una strada diritta che conduceva alla Città e Fortezza. I primi che saltarono da quel muro sulla strada furono colpiti dalla mitraglia. Bortolo Vanazzi, che l'anno precedente si era coperto di gloria alla presa della Controcania (S.Martino) ed aveva veduto morirgli a fianco il fratello Vincenzo, fu colpito presso la nuca nell'atto di spiccare il salto. Una pallottola di mitraglia gli sfiorò la parte posteriore del collo, praticandovi un solco che, per poco non divenne mortale! Venanzio Pojachi fu colpito all'occhio destro; Bulloni Giuseppe in un braccio. Quei maledetti Borbonici non ischerzavano! Avevano piazzato due cannoni al crocevia fra le due marine e la Città e prendendo d'infilata la strada sulla quale ci eravamo messi, la coprivano di mitraglia. Ritirati i nostri feriti, altri, non so dire se più animosi o temerari, vollero persistere in quella pericolosa posizione. Ricordo un Francese che, levato da una bettola vicina un tavolo, lo collocò - quasi diaframma - nel bel mezzo della strada, coll'intento di costruirvi una barricata! Un colpo di mitraglia attraversò il tavolo e gli squarciò il ventre! Poveretto! Soccorso di acqua e non so come meglio, spirava poco dopo fra spasimi atroci. La faccenda si complicava e lo spettacolo non era troppo consolante pei nostri giovani animosi! La resistenza tenace dei Borbonici - degna di miglior causa - diveniva sempre più micidiale! Si tenne un piccolo consiglio di guerra e, senza essere né Dessaix, né Blücher, si decise di prendere quella batteria di fianco. Il muro costeggiante la strada e le siepi di fichi d'India servirono a meraviglia. Disposto in catena, tutto il Battaglione Vacchieri, preceduto dall'avanguardia di Cingia, procedeva cauto e silenzioso. I primi col Cingia, a testa bassa, saltellando come caprioli fra siepe e siepe, riuscirono a guadagnare l'angolo interno delle case che sovrastavano il quadrivio ove erano piazzati i due cannoni. Tutto, in quella specie di recinto, era silenzio. Solo fuori rombavano le cannonate. Messa una scala a piuoli, tre o quattro salirono e per una finestra penetrarono nel piano superiore. Di là scesero quieti quieti al pian terreno. Si vedeva che le camere di questo avevano servito di momentaneo ricovero ai Borbonici che di fuori cannoneggiavano. Gli avanzi di una refezione, diverse giberne da artigliere e qualche sciabola, lo rivelavano. D'ordine del sergente che prima era salito, si fecero scendere le materasse dei letti e si tamponò l'uscio di entrata in guisa che più non si potesse aprire. Quindi risaliti (si erano intanto riempite le camere dei volontari) ci appostammo faccia a terra, puntando le carabine rasente il piano dei numerosi poggiuoli. Il Sergente, che era ad una specie di occhio di bove, comandò ed eseguì lui pure, il fuoco. Fu una scena quasi pazzesca! Alla caduta degli Artiglieri feriti, corrispose uno scatto dei vicini, come di scintilla elettrica. E mentre ai nostri colpi di carabina risposero numerose fucilate, i rimasti si affrettarono a ritirare i cannoni e fuggire verso la Città, non abbastanza presto però che un cannone non dovesse essere abbandonato a mezza via. Pei nostri tiratori che erano bocconi, la cosa andò liscia non così pei numerosi raccoltisi nelle camere interne, giacché le palle dei Borboni, penetrate pei vetri dei poggioli, passarono difilato le muraglie interne che erano di cannicci e ferirono parecchi dei nostri, uccidendone uno, un bel Veneto alto ed aitante nella persona, di cui non seppi mai il nome! Ma l'improvvisata aveva fatto il suo effetto; Vacchieri, con buon nerbo di animosi, fece una sortita pel cancello del Brolo, che dava in una strada campestre laterale al quadrivio e parte ne lanciò ad inseguire gli artiglieri ed i fantaccini, ai quali quelli del 2° piano mandavano continui saluti... di confetti fischianti; parte mandò verso Marina, ove si svolgeva un episodio, che dall'occhio di bue si scorgeva benissimo. Garibaldi, con forte numero di guide e Carabinieri Genovesi, percorreva la Marina dal lato di nord-est per investire il Forte, quando gli fu addosso un drappello di cavalieri, dai mantelli o bournus bianchi. Fu un attimo d'angoscia, un tafferuglio seguito da colpi di rivoltella. Caddero parecchi cavalieri (l'Ufficiale era stato da Garibaldi stesso letteralmente decapitato). Agli altri pensò Missori, a cui presto s'aggiunsero i compagni ed i cavalieri si diedero al fuje! fuje! che più volte nella campagna sentimmo echeggiare. Allora mi tornarono in mente le parole del carmelitano da me udito nel Duomo di Palermo ed io stesso fui tratto a ripetere: Chiddu è l'uomo providençali!. Garibaldi era salvo per miracolo. Mi si dice che il cannone abbandonato fosse stato dai nostri rivoltato e fatto esplodere contro la Porta della Città. (Il cannoniere improvvisato fu un Evangelisti di Genova, che per dare lo stoppaccio di pressione alla carica adoperò la sua blouse e diede fuoco al cannone con uno zolfanello!). Fatto sta che quando vi giunsi, la porta era aperta e sgangherata. Poco lungi da essa agonizzava il maggiore Migliavacca - pavese -. Dal ponte della Borbona che cannoneggiava in rada, un obice l'aveva squarciato! Si dovette lasciar colà perché l'attraversare quella radura - avvalendoci, come avrebbe insegnato poi Waldersec, di ogni sporgenza - era già un affare serio; e si arrivò entro la Città. Di qua e di là dalla via principale, in fondo alla quale nereggiavano le mura ed il portone ferrato del forte, ci tenemmo rasenti i muri, rispondendo ai colpi che taluni fuggenti ci mandavano dalle finestre del lato opposto. Passiamo davanti ad una Chiesa, dalla quale i primi arrivati avevano tolto lo panche ed i confessionali per costruire una barricata contro la cavalleria. Su, su, su, passiamo il portone e rasentiamo la muraglia del forte, carponi sotto le feritoie, ormai vomitanti invano mitraglia e schioppettate, ed arrampicandoci come capre e scoiattoli, ci troviamo in una specie di mammellon o cucuzzolo dirupato, dal quale sotto scorgevamo l'andirivieni vorticoso che in un vasto cortile, andavan facendo pêle-mêle, Borbonici di ogni arma. E di lassù i nostri colpi di carabina fioccavano e non indarno. Breve fu la controffesa: non tanto però che il nostro Antonio Scotti, che per primo si era arrampicato fin lassù per impiantarvi una bandiera, non ricevesse di rimbalzo, un proiettile in direzione del cuore. Il portafoglio ed un coltello lo salvarono, ma il colpo fu così forte che al momento parve cadesse! Era fortunatamente uno spavento più che un vero colpo ricevuto. Poco stante, per evidenti trattative di resa già iniziate, venne l'ordine di cessare il fuoco e l'avanguardia Lodigiana rimase padrona di quella specie di scoglio (residuo di un fortilizio antico) sul quale si era appollaiata. Ricevuto quell'ordine, il Comandante Cingia (che fungeva da capitano, grado al quale fu assunto - collo Scotti - dopo la resa del Forte) spedì il Sergente sottoscritto alla Marina per avere ordini. Il Generale Garibaldi, al quale fu presentato il dispaccio, stavasene seduto sui gradini della Chiesa e commentando il fatto glorioso della giornata, andava dicendo cogli Ufficiali del suo Stato Maggiore: Io ritengo più la presa di Melazzo (Garibaldi diceva Melazzo e non Milazzo) che non quella di Palermo. Ciò era grandemente vero, perché quella presa apriva le porte al continente! Pare anche oggi un sogno come noi, senza cavalleria e senza cannoni, si sia potuto conquistare quelle forti posizioni! Intanto era scesa la notte ed il Sergente, per non avventurarsi su pei dirupi che sovrastavano la fortezza, a rischio di buscarsi una schioppettata anonima, si fermò alla marina e dopo essersi rifocillato, si addormentò accanto alla bottega dell'unico caffè esistente in quella specie di piazza. La giornata era stata molto calda ed il sonno scese profondissimo. Alle prime albe si desta, ed un spettacolo di ineffabile dolcezza gli si presenta agli occhi. Dall'altro lato della bottega, sopra una semplice materassa, dormiva Garibaldi! Nel sonno - lieve lieve come quello di un bambino - il suo volto pareva trasfigurato! Una vera testa da Nazzareno, un viso calmo, quasi sorridente!... A quale sogno? All'immagine cara della sua Anita sepolta laggiù nella Pineta di Ravenna? Alla sua Teresita, che a stento veniva impedita di unirsi all'eroico suo padre ed ai due fratelli Menotti e Ricciotti? Gli sorrideva forse la visione di quella Partenope, nella quale sarebbe entrato trionfalmente il 7 settembre?... Quanta semplicità! Oh come a ragione egli poté scrivere un giorno Io non fui mai povero; dal dì che a S.Antonio del Salto non avevo che una camicia di ricambio sotto alla sella del mio cavallo, a quello in cui divenni Dittatore delle Due Sicilie! La campana della vicina Chiesa ruppe quell'incantesimo, Garibaldi si mosse, si alzò e si apprestò a dettare i patti della resa del Forte. Ad agevolarla ed a procurare il ritiro delle truppe Borboniche concorse una nave da guerra Francese. I patti della resa semplici: le truppe uscirebbero disarmate. Agli ufficiali la sciabola. Solo il Generale Bosco, particolarmente compromesso per aver mancato alla parola data a Palermo, fu fatto uscire a piedi e disarmato. Il suo cavallo (un bel cavallo bianco!) divenne preda bellica non so di chi [2]. E' ventura che in una lotta così sanguinaria, combattuta con accanimento incredibile, non abbiansi a deplorare perdite gravi all'infuori del povero Migliavacca, ma solo leggere ferite; e torna a lode del nostro paese che giovani soldati, molti dei quali nuovi affatto alle armi come alla milizia ed alla vita faticosa del campo, abbiano operato valorose gesta e tali da affidarci possa l'Italia fra breve ricuperare piena ed intera la propria indipendenza integrandosi a Trento, a Trieste, a Pola a Fiume ed a Zara! Furono posti all'ordine del giorno Luigi Cingia ed Antonio Scotti (promossi ben presto capitani) il Sergente Sommariva Bassano, Torniamenti Virgilio, Pigna Arrigo, Baccigaluppi Gaetano, Messa, Bulloni, Moro, De Stefani, che tutti erano nell'avanguardia comandata da Cingia. Così avvenne che, arresasi la piazza di Milazzo, Garibaldi poté entrare in Messina, ove il Vacchieri divenne Colonnello del II Reggimento Brigata Simonetta, Divisione Medici. Ivi il primo battaglione del II Reggimento poté essere armato di una carabina inglese di fattura elegante, e quantunque molto delicata di grilletto, di una mirabile euritmia di forme da fare innamorare!