/**/ Associazione Culturale e Sportiva "Giuseppe Garibaldi": gennaio 2014

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venerdì 31 gennaio 2014

Oudinot Nicolas-Charles-Victor

Bar-le-Duc, 1791 – Parigi, 1863
Duca di Reggio. Generale francese. Partecipò alle campagne di Russia (1812), di Germania (1813) e di Francia (1814). Al momento dell'abdicazione di Napoleone era capitano. Passato, come il padre, al servizio dei Borboni, ebbe da Luigi XVIII il grado di colonnello degli ussari. Ritiratosi a vita privata all'avvento della monarchia di luglio, fu da Luigi Filippo richiamato in servizio nel 1835 e inviato in Algeria, da dove tornò col grado di tenente generale. Prese parte diretta dal 1842 al 1848 alla vita politica del paese quale deputato di Saumur e quale delegato alla Costituente del dipartimento di Maine-et-Loire. Nel 1849 il principe presidente Luigi Napoleone gli affidò la missione di abbattere la Repubblica romana. Rientrato in Francia, riprese il suo posto nella vita politica attiva quale deputato, assumendo deciso atteggiamento avverso alla restaurazione dell'impero. Perciò, dopo il colpo di stato del 2 dicembre, l'Oudinot, mal visto da Napoleone III, si ritirò a vita privata.

martedì 28 gennaio 2014

Giuliano Iannotta

Il ritrovamento degli scritti del capitano della Legione Garibaldina del Matese Giuliano Iannotta ha riportato l’interesse sul ruolo che tale legione ebbe nella battaglia del Volturno e nella vittoria dei garibaldini sulle forze borboniche. Giuliano Iannotta di Sant’Andrea del Pizzone , che aveva partecipato ai moti rivoluzionari del 1848 a Napoli, fu sindaco di Francolise dopo l’Unità negli anni che vanno dal 1871 al 1876 e tre anni dopo scrisse un memoriale, rinvenuto solo dopo più di un secolo in un solaio, in cui ci dà informazioni riguardo alla Legione del Matese, scrivendo al direttore de La Verità , in tali termini :“Intanto per venire al filo del racconto delle mosse speciali della Legione del Matese, e per meglio chiarire certi fatti al cronista della Verità, dò un rapido cenno della creazione della nostra Legione e le operazioni da essa eseguite fino alla battaglia del 1° ottobre. Ricordo che io reduce dalla galera di Procida alla fine di giugno con altri amnistiati, il Comitato Supremo garibaldino di Napoli ne fece sentire che ci fossimo ritirati nelle rispettive provincie, per far parte dei Comitati provinciali, coll'incarico di promuovere l'insurrezione; come di fatti nei primi giorni di luglio il Comitato centrale di Terra di Lavoro, si era già costituito in S. Maria, sotto gli occhi dei regi, presieduto dal distinto Salvatore Pizzi. Contemporaneamente il Comitato supremo di Napoli nominava nove cittadini di Terra di Lavoro fra i più conosciuti liberali ed addetti alle armi, col nome di Capi di Brigata, e questi furono a quanto ricordo i Signori Torti e Stocchetti di Piedimonte d'Alife, Campagnano, Zona, io ed altri che non ne rammento i nomi. Ognun di noi si pose all'opera per l'arrolamento di volontari. Poscia nel mese di agosto, il Comitato di Napoli ordinava a quello di S. Maria che, fra i nove Capi di Brigata della provincia ne avesse eletti due col nome di capi di spedizione; e fattasi la votazione risultò il Sig.r Campagnano ed io, e che il nome del Corpo che andavamo a costituire avesse preso il nome di Legione del Matese”Nel testo del capitano Iannotta si fa riferimento al patriota Salvatore Pizzi, capuano di adozione, anche se nato a Procida nel 1816 e trasferitosi giovanissimo a Capua. Salvatore Pizzi aveva aderito alla "Giovane Italia" diventando un fervente mazziniano. Era profondamente convinto che , oltre alla libertà politica , la cultura e l'educazione potessero promuovere lo sviluppo della società civile. Uomo di pensiero e di azione, aveva affrontato il carcere e l'esilio e partecipò alla Legione del Matese diventando, nel 1860, all'epoca della Spedizione dei Mille, pro-dittatore per Garibaldi in Terra di Lavoro. Gli ideali che animarono gli uomini della Legione del Matese furono libertà, la libertà dello spirito e per tali ideali essi non smisero mai, nel corso della loro operosa esistenza, di prodigarsi nell'interesse del popolo.Colui che riuscì a tessere una rete sinergica di rapporti tra i vari patrioti della Legione del Matese ,tutti uomini di Terra di Lavoro, fu Beniamino Caso insieme allo stesso Salvatore Pizzi. E’ da rimarcare che la maggior parte dei liberali, al fianco di Beniamino Caso e Salvatore Pizzi, aveva partecipato alle lotte politiche che avevano portato al Parlamento napoletano del 1848, ma,a causa delle tante sconfitte dei movimenti rivoluzionari mazziniani, ultimo quello di Carlo Pisacane assassinato dagli stessi contadini che voleva liberare, essi sacrificarono l'antica fede mazziniana in favore delle più moderate posizioni di Cavour e, dunque, di un'idea dell'unità italiana sotto il regno di Vittorio Emanuele.Della Legione facevano parte, tra i tanti, anche il giovane pittore Gioacchino Toma, che un anno prima era stato confinato per motivi politici sul Matese, ed era stato protetto proprio da Beniamino Caso, che ne aveva promosso la vendita di alcuni quadri. Ad Alvignano c'era Domenico Bencivenga, suo parente, Ercole Raimondi a S.Pietro Infine, Felice Stocchetti a S.Angelo d'Alife, Francesco Fevola a Teano, Paolo Zito a Grazzanise ed altri ancora i quali riconosceranno in Beniamino Caso e Salvatore Pizzi i capi del movimento insurrezionale in Terra di LavoroLa notte del 24 agosto Beniamino Caso e Giuseppe De Blasiis arrivarono a Piedimonte con le armi e la bandiera; il mattino seguente la Legione viene ufficialmente costituita. De Blasiis era l'uomo del Comitato dell'Ordine inviato da Napoli per comandare la Legione col grado di maggiore.Intanto nel beneventano già da tempo stava operando Giuseppe De Marco, un liberale che appartiene al Comitato d'Azione, e la sua sfera di influenza copre paesi della valle telesina e del Fortone, dove ha dato vita a 21 comitati insurrezionali, dai quali si è presto formato un vero corpo armato, analogo alla Legione del Matese, chiamato "Cacciatori Irpini".Proprio il 25 agosto Giuseppe De Marco informa gli uomini del Comitato di Piedimonte che da Avellino il colonnello Materazzo, capo delle forze armate insurrezionali di quella provincia, ha dato ordine di stare pronti a marciare lungo il fiume Calore, verso Benevento. Sono momenti dei grande agitazione in quanto arriva la notizia che Garibaldi stia per sbarcare a Salerno ed è ormai chiaro che il Comitato Centrale di Napoli ha deciso di puntare su Benevento, che da sette secoli è rimasta un'isola del potere pontificio entro il Regno di Napoli. Essi reputano l'Azione militare più efficace se confortata anche dalla presenza della Legione del Matese, così da mostrare a Garibaldi la capacità operativa di questa nuova Legione pronta a battersi per la libertà e l’unità nella celebre battaglia del Volturno


lunedì 27 gennaio 2014

Zini Luigi

Modena, 1821 – ivi, 1894
Dopo aver seguito la famiglia esule in Francia per i moti del 1831, fu segretario del governo provvisorio di Modena nel 1848. Rifugiatosi in Piemonte fu professore di storia. Pubblicò un Sommario della storia d'Italia che per l'ispirazione ghibellina fu contrapposto all'opera di Cesare Balbo. Nel 1859 fu inviato alla frontiera del Ducato estense per prepararvi l'insurrezione e assunse vari incarichi politico-amministrativi. Fu prefetto e deputato. Nel 1865, segretario del ministero dell'Interno passò poi al Consiglio di Stato e nel 1876, con l'avvento della Sinistra divenne senatore.

lunedì 20 gennaio 2014

Thaon di Revel Genova Giovanni

Famiglia della nobiltà originaria della Nizza marittima e piemontese, che ha dato al Regno di Sardegna e al Regno d'Italia militari e uomini politici. Il ramo dei Thaon si stabilisce nel nizzardo, nel 1500 e da lì in Piemonte.
Il capostipite è Filippo Thaon (1530-1623), capitano delle milizie di Lantosca e Belvedere, che ottenne lettera di nobiltà da Carlo Emanuele I di Savoia il 16 gennaio 1617. Il figlio di Filippo, Pietro Thaon, sposa Camilla Doria Michelotti di Claudio che eredità la signoria di St. André. Carlo Antonio Thaon (1611-1643) come erede della madre diventa il primo signore di St. André. Il figlio, Pietro Thaon (1639-1711) acquista una parte di Revel e ottine che il feudo, unito alla signoria di St. André, sia eretto in contea e diventa il primo Conte di Revel e di St. André (1687). In seguito; signori di Castelnuovo (1790), Marchesi (1796) e Conti di Pralungo (1814).
I Thaon di Revel sono una famiglia con cinque secoli di storia alle spalle. Molti suoi membri si sono adoperati per il bene pubblico, dedicandosi all’interesse nazionale. I Thaon di Revel hanno avuto, negli ultimi tre secoli di vita:
Due Viceré di Sardegna: il marchese Carlo Francesco (1725-1807), il Conte Ignazio Isidoro (1760-1835)
Tre Luogotenenti Generali del Regno: il marchese Carlo Francesco (1725-1807), il conte Ignazio Isidoro (1769-1835) e il marchese Carlo Ippolito (1798-1849)
Cinque Cavalieri del Supremo Ordine della Santissima Annunziata, la massima onorificenza del Regno; mediante il collare della Annunziata si diventa “cugini” del sovrano: il marchese Carlo Francesco (1725-1807), i suoi due figli il marchese Giuseppe Alessandro (1756-1820) e il conte Ignazio Isidoro (1760-1835), il conte Genova Giovanni (1817-1910) e il duca Paolo Camillo (1859-1948)
Due Ministri di Stato: il conte Ignazio Isidoro (1760-1835) e il conte Ottavio (1803-1868)
Due Ministri delle Finanze: il conte Ottavio (1803-1868) e il nipote Paolo Ignazio Maria (1888-1973)
Un Ministro della Guerra: il conte Genova Giovanni (1817-1910)
Un Ministro della Marina: il duca Paolo Camillo (1859-1948)
Cinque Senatori del Regno: il conte Genova Giovanni (1817-1910), il conte Ottavio (1803-1868), il marchese Ignazio (1839-1908), il duca Paolo Camillo (1859-1948) e il conte Paolo Ignazio
Tre Governatori di Torino: il marchese Carlo Francesco (1725-1807) e i suoi due figli, Giuseppe Alessandro (1756-1820) e Ignazio Isidoro (1760-1835)
Un Governatore di Tortona: il marchese Carlo Francesco (1725-1807)
Uno di Sassari: il marchese Giuseppe Alessandro (1756-1820)
Uno di Genova: il conte Ignazio Isidoro (1760-1835)

mercoledì 15 gennaio 2014

Salvagnoli Vincenzo

Corniola (Empoli), 1802 – Pisa, 1861
Uomo politico e giurista. Frequentò il circolo di Vieusseux. Fu uno dei principali esponenti del liberalismo toscano. Fondatore, con Ricasoli e Lambruschini, del periodico «La Patria» (1847), nel 1848 fu eletto deputato al primo Parlamento toscano. Avversario di Ridolfi e sostenitore di Capponi, Salvagnoli lasciò la Toscana con l'avvento al potere del governo democratico di Guerrazzi. Nel 1859 pubblicò l'opuscolo Della indipendenza italiana ed entrò a far parte, come ministro per gli Affari ecclesiastici, del governo provvisorio presieduto da Ricasoli, distinguendosi come uno dei più convinti sostenitori dell'annessione al Piemonte. Nel 1860 fu nominato

martedì 7 gennaio 2014

Scalvini, Giovita

Botticino, Brescia, 1791 - ivi 1843
Letterato. Conobbe, giovanissimo, Ugo Foscolo, con il quale ebbe poi frequenti contatti; fu in relazione con Vincenzo Monti. Redattore e segretario della Biblioteca italiana (1818), fu incarcerato in seguito ai moti del 1821.L'anno dopo andò esule in Svizzera e a Londra; nel 1824 passò a Parigi, quindi, fu ospite dei coniugi Arconati nel castello di Gaesbeek in Belgio; tornò a Brescia nel 1838. I suoi saggi (Dei Promessi Sposi di Alessandro Manzoni, 1831; Considerazioni morali sull'Ortis, pubblicato postumo negli Scritti, a cura di Nicolò Tommaseo, 1860) lo pongono tra i maggiori critici italiani del primo Ottocento.Tradusse il Faust di Goethe (1835) e lasciò due poemetti incompiuti, L'esule e Ultimo carme, ispirati alla sua vicenda umana e politica (anch'essi pubblicati postumi da Tommaseo negli Scritti).

venerdì 3 gennaio 2014

Rossetti Gabriele

Vasto, 1783 – Londra, 1854
Patriota, poeta e dantista. Prese parte attiva agli avvenimenti del 1820 a Napoli.
Esule a Londra, nell'aprile 1826 sposò Francesca Polidori, figlia di Gaetano, già segretario di Alfieri, e ne ebbe 4 figli, tutti noti nella storia dell'arte e della letteratura inglese, soprattutto Dante Gabriele e Christina.
Professore d'italiano al King's College di Londra, nella sua opera più che le sue composizioni poetiche contano gli studi danteschi: in particolare il Commento analitico alla Divina Commedia (in 6 volumi) e il volume Sullo spirito antipapale che produsse la Riforma, in cui appare l'abbozzo di un'interpretazione esoterica di Dante, poi ampliata nei 6 volumi del Mistero dell'amor platonico.