/**/ Associazione Culturale e Sportiva "Giuseppe Garibaldi": Le origini della Carboneria

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lunedì 21 dicembre 2009

Le origini della Carboneria




Perché sorsero le società segrete? Durante il periodo della Restaurazione, liberali e patrioti erano impossibilitati a riunirsi in forma pubblica, costretti quindi a farlo in segreto e dando così vita a delle società, appunto segrete, atte a preparare la rivoluzione contro i sovrani. Tra queste, le più famose, la massoneria , la carboneria, i patrioti europei e i filadelfi. La massoneria fu ritenuta la madre delle altre sette, dal cui scioglimento primeggiò la carboneria.
Non fu possibile stabilire le origini della carboneria, vi furono infatti più versioni: la prima ci propone la fondazione attuata da un certo Teobaldo, nato in Francia. Costui dopo aver preso i voti in Italia si trasferì in Svezia ove si crede abbia origine tale associazione. I buoni cugini avevano il dovere di ospitare chiunque avesse chiesto loro aiuto per le avversità della sorte. Questi componenti avevano la facoltà di riunirsi in delle assemblee denominate vendite purchè vi aderissero almeno tre carbonari; in caso di undici membri la vendita era considerata perfetta. A questo carattere filantropico si sostituì, a seguito della rivoluzione francese, un profilo politico. Riguardo questo mutamento è nota anche la tesi di infiltrazioni all’interno dei vari organi. Si tratta di personaggi favorevoli alla monarchia o di sovrani stessi, ad esempio Ferdinando IV, che andavano a creare disagio e disturbo intestino alla setta. Altra possibile origine è da ricercare in Francia, nelle compagnie del carbone, nei charbonniers. Resta comunque molto gettonata la nascita della carboneria in Italia. Data la grande rapidità con cui si propagò nel Mezzogiorno, si suppone sia una setta campana e di illuminati a Napoli non ne mancavano. Durante il blocco continentale, anche gli Inglesi “usufruirono” di questi organi: ove non trovavano supporto di regnanti, interagivano col popolo mediante le società segrete.
La tesi più attendibile
Le origini della carboneria vanno ricercate in Francia nella seconda metà del ‘700. Si formò un modello organizzativo piramidale che purtroppo non seppe darsi un ben definito progetto: esistevano all’interno di questi organi due tipi di comunicazione, quella orizzontale e quella verticale; data la segretezza della setta, il progetto veniva esposto ad un affiliato solo parzialmente, integrandolo ogni volta che aumentava il suo grado all’interno del suo gruppo (comunicazione verticale). Questo impediva una buona organizzazione già di per sé, ma considerando che mancava comunicazione anche all’interno dello stesso livello di grado (comunicazione orizzontale) era impensabile il successo. Tornando comunque alle origini della società carbonara, molti storici attribuiscono questa setta al nome di Bebeuf. Fu una società molto importante perché meglio rispondeva agli interessi borghesi. Era composta di ufficiali, nobili, membri della borghesia illuminata e liberale, possidenti, commercianti, soldati , artigiani e intellettuali di ogni tipo che auspicavano a regimi liberali. Nel QUARAGESIMALE ITALIANO n10 del 16 marzo 1819 sono riportate le riforme alle quali auspicavano ad esempio i carbonari romagnoli.
Queste società segrete trovarono però opposizione nel papa Leone XII che dapprima con la “Bolla Quo gravioria” scomunica la Massoneria, in seguito con la “Ecclesiam a Jesu Christo fundatam” condanna e perseguita la Carboneria.

Osservando all’interno della setta si nota la direzione delle azioni proveniente dall’alto, con regole di massima segretezza, tra cui l’utilizzo di un gergo particolare e cifrato. A loro vantaggio stava anche il misero mestiere che camuffava bene la cospirazione. Ogni affiliato doveva possedere un fucile, una baionetta e 25 cartucce e aveva l’obbligo della tassa di una lira mensile.
La società era fondata su un preciso statuto di cui sono state esposte in alcuni musei delle parti.
L’iniziazione avveniva tramite dei riti che sono ripresi da quelli massonici.
Il calendario utilizzato vede come principio dell’anno il I di marzo detto il primo sole della prima luna e via seguendo gli altri, il secondo, il terzo, ecc…
La struttura gerarchica prevedeva un sistema graduato e il programma era svelato all’adepto solo quando i superiori ritenevano di poterlo iniziare gradualmente ai segreti. I gradi erano quattro: apprendista, maestro, gran maestro, grande eletto (termini derivanti dalla associazione massonica speculativa di liberi muratori). In seguito vi furono delle riforme nei riti e nei gradi, che arrivarono a nove. Nelle riunioni partecipavano i vari gradi contemporaneamente. (Vd. Diapositiva)

I gradi carbonari.

I grado: apprendista: il novizio “pagano” viene accolto con diffidenza, spogliato dei metalli e accompagnato in un gabinetto di riflessione ove viene interrogato sul perché della sua affiliazione. In seguito viene condotto a fare tre viaggi simbolici, sottoposto a prove intimidatorie e in ultimo condotto al giuramento. A quel punto il nuovo affiliato può scegliere uno pseudo nome derivante dalla tradizione greco-romana. Con questo rituale di morte, rinascita e affratellamento simbolico si abbattono le barriere della differenza spirituale, nonostante che le cerimonie all’interno del primo grado mostrino l’egemonia simbolica cattolica. In questo grado si professavano genericamente principi umanitari e filantropici impostati sulla morale.
II grado: maestro: questo grado è detto pitagorico. Promulgando la lotta al dispotismo si parla di costituzione, libertà e indipendenza. Il rituale per entrare in questo status riprende quello del XVIII grado massonico che si impronta sul sacrificio di Cristo. Alla simbologia del sacrificio cristiano si sovrappone quella del ciclo vitale delle piante e questa sfera naturalistica va a influenzare anche quelli che sono i caratteri generali di questo grado, le parole di passo diventano infatti felce e ortica. Il rituale fa uso di simboli ripresi dalla massoneria come il gomitolo di filo rappresentante la catena d’unione che può esser anche di diritti naturali, oppure simbolo di vendetta per legare il tiranno.
III grado: gran maestro: inizialmente nato come amministrativo, il terzo grado prende forma come grado operativo del progetto finale col quale si aspirava a creare un regime di eguaglianza sociale nella forma della repubblica che portasse anche alla spartizione delle terre e alla promulgazione della legge agraria. Valori come “libertà e uguaglianza” diventano i valori del cittadino che ama la patria e lotta per la costituzione. In sostanza nella carboneria vanno a coesistere i tre grandi filoni politici dell’Europa moderna: liberalismo, comunismo e cristianesimo sociale.
IV grado: grande eletto: la figura del grande eletto va a presiedere alla vendita centrale ossia una vendita formata da rappresentati di venti vendite. I rappresentanti di un certo numero di vendite centrali costituivano una alta vendita i cui rappresentanti andavano a formare la vendita suprema. Il giuramento dei grandi eletti recitava:

”Io giuro in presenza del Gran Maestro dell'Universo e del Grande Eletto, buon cugino, di impiegare tutti i momenti della mia esistenza a far trionfare i principi di libertà, di uguaglianza e di odio alla tirannia, che sono anima di tutte le azioni segrete e pubbliche della rispettabile Carboneria. Io prometto, se non è possibile di ristabilire il regime della libertà senza combattere, di farlo fino alla morte”.

Tra gli affiliati alle vendite comparivano preti, frati e donne dette sorelle giardiniere con la funzione di diffondere gli ordini eludendo i controlli della polizia; delle volte erano affidati loro compiti politici di grande delicatezza.

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