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venerdì 15 febbraio 2013
SARA LEVI NATHAN
Una donna dell’800 che ebbe un rilevante ruolo della storia della democrazia italiana di quell’epoca fu SARA LEVI NATHAN, nata a Pesaro il 7 dicembre 1819 nel “getto grande” , da Angelo Levi di Senigallia e da Enrichetta Rosselli di Livorno.Ella a 17 anni sposò l’agente di borsa Meyer Moses Nathan e lo seguì in Inghilterra; dal matrimonio nacquero dodici figli: David, Enrico, Jenet, Adolfo, Ernesto, Enrichetta, Joe (Giuseppe), Filippo, Walter, Alfredo, Adah, Beniamino.A Londra Sara Levi Nathan (quasi sempre chiamata Sarina), tramite i parenti Rosselli conobbe Giuseppe Mazzini e incominciò a interessarsi alle iniziative delle donne inglesi a favore della causa italiana per cui si batteva Giuseppe Mazzini.Negli anni cinquanta dell’800 la casa di Sarina diventò luogo d’incontro degli esuli italiani: Mazzini, Saffi, Quadrio, Campanella.Alla morte del marito, nell’estate del 1859, Sarina ritornò in Italia soggiornando a Roma, Firenze e Milano accolta con amicizia dai democratici che aveva frequentato a Londra e che erano rientrati in patria ove erano in atto i processi di unificazione del Paese, in particolare Maurizio Quadrio, Carlo Cattaneo, Giuseppe Garibaldi.Nell’ottobre del 1862 affittò una villa a Cornegliano per i bagni, mentre Mazzini era sotto falso nome a Genova e Sarina sorvegliata dalla polizia rischiò l’arresto, per cui si trasferì a Lugano e la sua casa divenne luogo di soggiorno abituale di Mazzini, e meta di molti visitatori da Manzoni e Cattaneo, da Bertani a Mario, mentre Maurizio Quadrio, che scriveva per i giornali mazziniani, fu precettore ai tanti figli di Sarina, che impiegò il cospicuo patrimonio ereditato dal marito per sostenere le iniziative repubblicane.
Sara Levi Nathan, insieme ai suoi figli, dedicò le sue energie alla diffusione del le idee mazziniane, e alla raccolta dei suoi manoscritti e alla documentazione dell’opera politica di Giuseppe Mazzini che, poi, il figlio Ernesto Nathan, diventato sindaco di Roma dal 1907 al 1913, donò allo stato italiano nel 1900.
A Roma Sarina aprì la Sala Mazzini dove dal 1873 al 1882, la domenica, si tenevano conferenze per spiegare “I doveri dell’uomo” scritti da Mazzini; inaugurò a Trastevere una scuola femminile, gratuita, finanziò la stampa mazziniana, ecc.. Sara morì a Londra il 19 febbraio 1882, sola, non informando nessuno della sua imminente scomparsa.Il figlio Ernesto Nathan, quale sindaco di Roma, moltiplicò il numero delle scuole, dei giardini d’infanzia, municipalizzò le linee tranviarie, costruì case popolari, tassò le aree fabbricabili, varò un piano regolatore.Giuseppe Mazzini morì a Pisa in casa della figlia di Sarina che l’accudì fino all’ultimo respiro, come aveva fatto tre anni prima con Carlo Cattaneo che morì a Lugano in casa Nathan.
On. Giuseppe Righetti
martedì 5 febbraio 2013
Petruccelli Della Gattina Ferdinando Moliterno
1815 – Parigi, 1890
Scrittore e uomo politico. Rivoluzionario napoletano del 1848, fu costretto all'esilio. A Genova pubblicò La rivoluzione di Napoli del 1848 (1850). Andò poi a Parigi, che dovette lasciare per aver combattuto sulle barricate durante il colpo di Stato bonapartista (1851), e a Londra. Ritornato in Italia nel 1860, fu deputato. Autore di opere storiche e memorialistiche (I moribondi del palazzo Carignano, 1862; Pio IX, 1866; Il Concilio, 1869; Storia d'Italia dal 1866 al 1880, 1881), fu anche fecondo romanziere: Malina di Taranto (1843); Memorie di Giuda (1870); I pinzoccheri (2 voll., postumo, 1892).
lunedì 28 gennaio 2013
Nasari Luigi
Savigliano, 1808 – Milano, 1892
Prelato. Fu elemosiniere privato di Carlo Alberto (1847), vescovo di Casale, senatore del Regno sabaudo e poi arcivescovo di Milano (1867). Fu contro la definizione dogmatica dell'infallibilità papale nel Concilio Vaticano I. Nel 1887 fu insignito del collare della SS. Annunziata.
Da lui prende nome la cosiddetta crisi Calabiana: il 28 novembre 1854 Cavour aveva presentato un progetto di legge per la soppressione delle corporazioni religiose e l'abolizione della manomorta. La violenta opposizione dei clericali piemontesi, appoggiati da Vittorio Emanuele II, condusse alla promessa di Calabiana, a nome di tutto l'episcopato, di versare la somma che si sarebbe ricavata dall'esecuzione della legge, se il progetto fosse stato ritirato.
Presentata tale proposta in Senato (26 aprile 1855), Cavour si dimise, lasciando ogni responsabilità al re. Ma la reazione delle forze liberali e dell'opinione pubblica costrinse Vittorio Emanuele a richiamare al governo Cavour (3 maggio) e a firmare la legge sulle corporazioni (29 maggio 1855).
giovedì 10 gennaio 2013
Lorenzo Pareto
Nasce a Genova il 14 dicembre 1800. Dopo aver compiuto i suoi studi al collegio Tolomei di Siena e all'istituto Miliare de La Flèche, in Francia, partecipa ai moti del 1821 e si avvicina agli ambienti mazziniani, fortemente presenti in Liguria. Nominato membro del consiglio decurionale di Genova nel 1830, rinuncia alla carica nel 1833 e si trasferisce per un breve periodo fuori dal Regno di Sardegna.A Genova promuove un'intensa attività sociale, con la fondazione di asili e scuole popolari, ed approfondisce lo studio della geologia, di cui diviene uno dei massimi cultori della sua epoca, tanto che nel 1841 gli è offerta una cattedra all'università di Pisa, che preferisce declinare. Partecipa, nel 1839, al primo congresso degli scienziati italiani, affermando, anche in quella sede, gli ideali di riforma ed unità nazionale. Eletto più volte presidente della sezione di geologia opererà in tal senso anche nelle successive riunioni del congresso, ed in particolare in quella del 1846, che si svolge a Genova nel clima di entusiasmo patriottico creato dall'elezione di Pio IX.
Su un piano strettamente scientifico, gli studi di Pareto, pubblicati sulle principali riviste dell'epoca, vertono soprattutto sulla geologia dell'Italia centro-settentrionale, della Liguria e dell'arcipelago toscano. Notevole è in particolare il suo contributo alla cartografia geologica.
Nel gennaio del 1848 è membro della deputazione genovese che chiede a Carlo Alberto di procedere sulla strada delle riforme costituzionali e, in marzo, è Ministro degli esteri del primo Gabinetto costituzionale presieduto da Cesare Balbo (marzo-luglio 1848), carica che gli verrà confermata anche nel Governo Casati (luglio-agosto 1848). Nelle elezioni politiche generali dell'aprile 1848 è eletto deputato del VII collegio di Genova. Sarà rieletto ininterrottamente dalla I alla VII legislatura (1848-1860).Nella sua attività alla Camera ed al Governo, Pareto sostiene inizialmente la necessità di un'assemblea costituente per la fusione della Lombardia col Piemonte, ma in seguito si schiera anch'egli per l'accettazione incondizionata dell'unione al Regno di Sardegna della Lombardia e dei ducati di Parma e Modena. Dimessosi da ministro dopo l'armistizio Salasco, assume il comando della guardia nazionale di Genova, che tiene sino al gennaio del 1849.Nella II legislatura (febbraio-marzo 1849) è rieletto deputato e, il 9 febbraio 1849, è eletto Presidente della Camera. Dopo la disfatta di Novara (23 marzo), accorre a Genova, ribellatasi al governo sabaudo, e si schiera con le forze repubblicane. Sedato il moto dal generale Alfonso La Marmora, Pareto è amnistiato per volontà di Vittorio Emanuele II e, ancora deputato nella III legislatura, viene eletto, il 13 agosto 1849, per la seconda volta Presidente della Camera. La sua elezione costituisce una vittoria delle forze democratiche e progressiste, che si oppongono alla pace con l'Austria propugnata dal Governo D'Azeglio, e contribuisce ad accelerare la decisione di Vittorio Emanuele II di sciogliere la Camera e di lanciare agli elettori il "proclama di Moncalieri", allo scopo di promuovere l'elezione di una maggioranza moderata (novembre 1849).Nella IV legislatura (1849-1853) è rieletto deputato del VII collegio di Genova che, tranne un breve intervallo, continuerà a rappresentare negli anni successivi, pur avendo ormai una parte secondaria nei successivi eventi politici. Nel febbraio 1855 si schiera alla Camera contro il trattato di alleanza con la Francia e l'Inghilterra per la guerra in Crimea e nel 1860 fa parte della commissione di cittadini promotrice del dono nazionale al generale Garibaldi, che unifica gli sforzi di molteplici associazioni locali di area democratica.Il 23 gennaio 1861 è nominato senatore. Nel dibattito sul disegno di legge relativo all'assunzione da parte di Vittorio Emanuele II del titolo di Re d'Italia, torna ad esprimere le sue posizioni di ispirazione democratica, chiedendo di utilizzare la titolatura di "Re degli italiani". Ma nel contesto dell'Italia unita, la sua posizione risulta relativamente marginale ed egli si dedica ad un'attività politica prevalentemente locale, rivestendo, tra l'altro, la carica di presidente del consiglio provinciale di Genova (1862-1863).
Muore a Genova il 19 giugno 1865.
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