/**/ Associazione Culturale e Sportiva "Giuseppe Garibaldi"

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venerdì 26 dicembre 2014

Benvenuto nel Compendio Garibaldino di Caprera


Benvenuti nella dimora dell'Eroe dei Due Mondi, suo Eden, ove visse venticinque anni rasserenando l'animo occupandosi della coltivazione dei campi e coltivando il frutteto, il vigneto e l'aranceto. Il Compendio Garibaldino di Caprera è un sito di forte emozione e di sentimenti atti a rivalutare aspetti della vita spesso trascurati ai nostri giorni. Questa dimora è segno della sua vita frugale, del piacere di godere della natura dell'isola di Caprera. In questa pace egli ebbe modo di riflettere e preparare le grandi imprese che cambiarono il profilo della Nazione; il suo spirito concepì quanto fattivamente portò il Generale ad essere uno degli uomini determinanti del nostro Risorgimento. In questo ambito, lontano dal frastuono della città, accanto ai suoi animali e sempre accompagnato dalla zappa egli si sentì felice e volle essere sepolto nel piccolo cimitero di famiglia, che aveva creato nel cuore stesso della fattoria.

domenica 14 dicembre 2014

Carlo Lorenzini

Carlo Lorenzini è conosciuto principalmente per essere soltanto il "padre" di Pinocchio, nonostante la sua vita sia stata caratterizzata da un impegno patriottico (che lo portò a partecipare alla prima e alla seconda guerra d'indipendenza) e da una ricca attività giornalistica. Tra i vari periodici dell'epoca, particolare attenzione viene riservata al suo lavoro presso "Il Lampione", foglio di cui fu collaboratore e direttore nel biennio 1848-1849 e nel 1860-1861, ovvero in concomitanza di momenti storici particolarmente importanti per la nazione italiana. L'attività in questo ed altri giornali dell'epoca viene dunque indagata alla luce di quella passione politica che fu tratto maggiormente caratteristico di Carlo Lorenzini e che lo portò infine all'approdo all'ambito pedagogico.

domenica 30 novembre 2014

La spedizione dei Savoia

A partire dal giugno 1833, Mazzini, esule a Ginevra, riprese i preparativi per un'azione dall'esterno contro il Regno sardo, progettando una spedizione in Savoia e un colpo di mano insurrezionale a Genova. Ottenuti fondi da alcuni ricchi esuli lombardi, egli cominciò a reclutare forze tra gli italiani, i polacchi e i tedeschi residenti in Francia e in Svizzera, e scelse di affidare il comando militare della spedizione a Gerolamo Ramorino, generale nell'esercito piemontese, esule dal 1821.Mazzini scongiura il generale Ramorino di guidare la spedizione in Savoia. Ramorino non voleva partire perché aveva trovato solo poche decine di patrioti - Museo del Risorgimento - Torino Accettato l'incarico nell'ottobre, con l'impegno di organizzare una legione di un migliaio di uomini, Ramorino partì però per Parigi, tornando a Genova senza alcuna legione il 31 gennaio 1834, a pochi giorni dalla data stabilita per l'avvio della spedizione, e dopo aver sperperato al tavolo da gioco tutto il denaro messo a sua disposizione.Benché Mazzini avesse nel frattempo raccolto alcune centinaia di uomini e svolto un lavoro preparatorio in Savoia, il governo piemontese, insospettito dai movimenti degli esuli ai confini sabaudi, aveva preso le necessarie misure di sicurezza.Proprio al momento di dare il via alla spedizione, poi, i governi cantonali di Ginevra e di Vaud, preoccupati che un'eccessiva tolleranza potesse avere ripercussioni sul piano internazionale, disarmarono la colonna costituita da polacchi e tedeschi.Al luogo di concentramento della spedizione non si trovarono così più di duecento uomini. Nonostante le insistenze di Mazzini, Ramorino si rifiutò allora di procedere oltre e la spedizione si sciolse il 3 febbraio 1834; un secondo gruppo di patrioti, penetrato in Savoia da Grenoble, fu quindi respinto dai carabinieri.Fallita miseramente la spedizione in Savoia, svaniva anche il progetto del moto di Genova, alla cui preparazione aveva, peraltro, partecipato Giuseppe Garibaldi.Mazzini scongiura il generale Ramorino di guidare la spedizione in Savoia  Ramorino non voleva partire perché aveva trovato solo poche decine di patrioti

venerdì 14 novembre 2014

Zurlo Francesco

Baranello (Campobasso), 1757 – Napoli, 1828
 Conte. Uomo politico. Allievo di Filangieri, fu giudice della Gran corte della Vicaria, avvocato fiscale del Reale patrimonio, direttore della Finanza (1798); al ritorno dei Borboni, resse il ministero delle Finanze (1800-03). Durante il decennio francese fu consigliere di Stato (1808), ministro della Giustizia (1809) e infine ministro dell'Interno fino al 1815. Esiliato al ritorno di Ferdinando IV, poi riammesso nel Regno, nel 1820 fu nominato ministro dell'Interno del governo costituzionale. Studioso di problemi economici, nel 1790 aveva pubblicato un'opera sulla Sila, nella quale aveva cercato di determinare le ragioni che rendevano passivo quel vasto territorio della Corona.