/**/ Associazione Culturale e Sportiva "Giuseppe Garibaldi"

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domenica 9 ottobre 2016

Salfi Francesco Saverio

Cosenza, 1759 – Parigi, 1832
 Letterato e patriota. Sacerdote. Lasciata la condizione ecclesiastica, partecipò al governo della Repubblica partenopea del 1799. Nel 1815 fu segretario di Murat. Visse i suoi ultimi anni a Parigi. La sua opera di poeta, giurista, economista s'ispira a ideali di libertà, di laicità, di nazionalità; il fine politico costituisce il precipuo interesse delle sue tragedie, di derivazione alfieriana. Degni di nota sono i discorsi Dell'uso dell'istoria (1807) e Dell'influenza della storia (1815), e assai pregevole è il quadro che egli traccia del risorgimento spirituale d'Italia dalla fine del Seicento ai suoi giorni nel libro L'Italie au dix-neuvième siècle.

giovedì 6 ottobre 2016

Acton Minghetti Laura

«Essa canta, dipinge, ricama, suona il piano, legge, conversa, filosofeggia, scherza, si diverte di tutto quello che si dice o si scrive, s'interessa a tutto, insomma vive, sembra quasi giovane».Così Romain Rolland in una lettera alla madre datata 10 marzo 1890 descrive, tra l'impressionato e l'ammirato, l'esuberante vitalità dell'allora più che sessantenne Laura Acton, di cui è assiduo frequentatore. Laura rappresenta il prototipo della signora dell'Ottocento che nella gestione di un salon realizza non solo l'educazione all'usage du monde propria delle donne della sua classe, ma anche straordinarie capacità organizzative e di attivo intervento politico, coniugando l'amabilità mondana del secolo precedente ad una spigliata consuetudine con uomini di partito.Nata a Napoli nella nobile famiglia degli Acton, essa sposa a diciotto anni il principe Domenico di Camporeale, seguendolo poi nella sua attività di diplomatico a Parigi e Londra. Rimasta vedova nel 1863, si stabilisce a Torino dove conosce Marco Minghetti sposandolo l'anno successivo. Comincia a tenere salotto nelle diverse città in cui la porta la carriera del marito, uomo tra i più rappresentativi della Destra storica (tra l'altro, presidente del consiglio due volte): Torino prima, poi, dal ‘65 al ‘70 Firenze capitale, infine Roma.Il suo circolo ha un forte carattere politico, coinvolgendo i parlamentari e compagni di partito del consorte, ma mantiene nello stesso tempo il timbro della leggerezza mondana connaturata alla personalità di Laura, eclettica, spumeggiante, inguaribilmente portata a considerare l'arte di ricevere come un piacevole dovere. È difficile rendere conto puntualmente dei frequentatori delle conversazioni della Minghetti: aperte più o meno a tutta l'élite liberale, esse sono l'esempio di un modello di salotto ottocentesco che diventa luogo di costruzione delle carriere politiche nell'Italia postunitaria.Dopo il 1870, in seguito al trasferimento a Roma dove Laura continua a ricevere ben oltre la morte del marito (1886), il carattere dei suoi incontri si fa più eclettico. Si mescolano infatti ai parlamentari i molti stranieri presenti in città e le conversazioni prendono spesso il tono del ricevimento aprendosi a intrattenimenti musicali. Nella Roma “bizantina“ della fine del secolo il suo circolo sembra perciò occupare uno spazio intermedio tra i ritrovi delle signore mogli di parlamentari (come Amalia Depretis e Lina Crispi) e i più variopinti ed anticonformisti salotti culturali di alcune signore straniere che vivono stabilmente nella capitale, come Nadina Helbig e Malwida von Meysenbug di cui essa è amica. Attivissima anche nei pranzi e nei ricevimenti di corte, Laura è riconosciuta come una sorta di grande dama della politica e della mondanità cittadine: sembra rappresentare «l'anello di congiunzione tra il passato e il presente» (così la definisce Emma Perodi nei suoi profili di signore romane), coniugando l'antica arte della conversazione con quella nuova delle mene di partito. Muore emblematicamente nel 1915, quando è da poco iniziato il conflitto mondiale che segnerà la fine del «lungo» Ottocento.

venerdì 23 settembre 2016

Inaugurato il 5 maggio 1915 in Palazzo Bianco, dal 1934 ha sede nella casa natale di Giuseppe Mazzini in via Lomellini 11.  Il Museo del Risorgimento conserva ed espone un ricco patrimonio storico e artistico (documenti,dipinti, stampe, armi, uniformi, fotografie, cimeli), attraverso il quale rivivono le figure simbolo del Risorgimento: Mazzini e il movimento repubblicano e democratico, Garibaldi e le Camicie Rosse, Goffredo Mameli e l’Inno d’Italia. Il percorso espositivo,  arricchito da installazioni multimediali, ripercorre le vicende storiche che hanno portato all’Unità d’Italia, dalla rivolta genovese antiaustriaca del 1746 sino all’inaugurazione del Monumento ai Mille di Quarto nel 1915.Una collocazione di rilievo è dedicata al manoscritto recante la prima stesura autografa dell’Inno d’Italia di Goffredo Mameli, cantato per la prima volta in pubblico a Genova il 10 dicembre 1847, e alle testimonianze relative alla figura di Giuseppe Mazzini, tra cui la chitarra a lui appartenuta e suonata nel lungo esilio londinese, suonata ancora oggi in occasione di speciali ricorrenze. 

domenica 4 settembre 2016

Museo Civico del Risorgimento

Nel 1884, nell'ambito dell'Esposizione nazionale di Torino, fu realizzata una mostra dedicata al Risorgimento nazionale, alla quale Bologna partecipò con numerosi oggetti e documenti. In quell'occasione, si iniziò a pensare alla istituzione di un Museo del Risorgimento nella città.Qualche anno dopo, all'interno della Esposizione Emiliana del 1888,  fu istituito un "Tempio del Risorgimento", che esponeva anche molte delle memorie già viste a Torino. L'esposizione ottenne un grande successo tanto che, alla sua chiusura, il Consiglio Comunale deliberò liistituzione di un Museo permanente, che venne inaugurato il 12 giugno 1893 in una sala al pian terreno del Museo Civico, con materiali in massima parte giunti attraverso donazioni.Come gli altri Musei del Risorgimento, anche quello di Bologna sorse con un duplice intento: da una parte educare il popolo - e particolarmente le giovani generazioni - agli ideali  patriottici, dall'altra favorire la ricerca storica sul recente passato e fornire strumenti per il lavoro degli studiosi; la sala espositiva del Museo fu destinata ad adempiere alla prima funzione, mentre la Biblioteca era rivolta prevalentemente agli studiosi.Nel 1915 ai Musei del Risorgimento venne affidato il compito di raccogliere documentazione di quella che veniva definita la "Quarta Guerra di Indipendenza". Analogamente, durante il fascismo, che si proponeva come prosecutore ideale del Risorgimento, vennero raccolti, sebbene con minore determinazione, materiali dell'impresa fiumana, delle guerre coloniali, della guerra di Spagna e della seconda Guerra Mondiale.Chiuso nel 1943, il Museo fu riaperto al pubblico nel 1954; il suo ambito di interesse si estese alla Resistenza, assumendo la nuova denominazione di "Museo civico del primo e secondo Risorgimento".Nel 1962 fu nuovamente chiuso. Nel 1975 venne di nuovo riaperto, con un diverso assetto espositivo: al "museo-sacrario", affastellato di reliquie, destinato a suscitare "commozione e reverenza" nel visitatore, si sostituì un Museo rivolto particolarmente alle scolarescheNel 1990 il Museo, affiancato dai depositi dei materiali museali, dalle strutture didattiche e dal laboratorio di restauro, venne trasferito alla nuova - ed attuale - sede di Casa Carducci. Nell'occasione, venne realizzato un nuovo percorso espositivo che partendo dalla Rivoluzione Francese giunge alla prima Guerra mondiale, tornando in tal modo alle origini, e stesso tempo alla denominazione di "Museo Civico del Risorgimento".