Il Complesso di San Pietro è una struttura articolata e funzionale, un vero gioiello di recupero storico, oggi adibito alle attività sociali e culturali della città, accoglie il Centro Internazionale di studi Risorgimentali e Garibaldini, l'associazione Nazionale delle Città garibaldine ed in Centro Internazionale di studi Fenici, Punici e Romani.Accoglie inoltre la Sala conferenze di 160 posti che fa da Auditorium e da spazio Cinema ed un atrio attrezzato a cinema estivo.Il Monastero benedettino del ‘500, protetto dalla Specola, struttura a torre quadrata, ospita al posto delle antiche celle e dei refettori, oggi adibiti a museo, la sede della Biblioteca Comunale Struppa ed il Museo Civico di Marsala, suddiviso in tre sezioni:
- Museo Civico, Sezione Risorgimentale e Garibaldina: fondato da Giacomo Giustolisi.Sono esposte stampe d’epoca, documenti originali, quadri e ritratti, uniformi e divise, armi e sciabole, insieme a revolver a spillo, fucili e baionette, foto, medaglie, camicie rosse, ed una ricca iconografia relativa all’impresa dei Mille, oltre alla famosa poltrona in damasco su cui sembra che Garibaldi riposò dopo lo sbarco.
- Museo Civico, Sezione Archeologica: Gli oggetti esposti sono tutti di fabbricazione lilibetana e sono in gran parte costituiti da vasellame d’uso comune, brocche, anforette, coppette. I materali esposti in tre sale abbracciano l’arco di tempo che va tra il IV secolo a.C. ed il II secolo d.C.
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martedì 26 luglio 2016
Museo di Catanzaro
Il Museo è allestito nella Caserma Florestano Pepe e documenta le vicende del Risorgimento italiano, delle Guerre d'Africa e di Spagna, attraverso l'esposizione di uniformi, fotografie, cimeli, armi, documenti di vario genere. Una curiosità è la stampa del Generale borbonico Vito, governatore delle Calabrie, che nel 1815 presiedette all'esecuzione di Gioacchino Murat a Pizzo Calabro Museo del Risorgimento di Catanzaro
Museo del Risorgimento "Vittorio Emanuele Orlando
Museo del Risorgimento "Vittorio Emanuele Orlando
Durante la grande guerra del 1915-18, a cura di Alfonso Sansone, presidente della Società del tempo, fu raccolto il materiale che costituì il Museo inaugurato il 1918. Questa prima raccolta, pressoché informe, dalla segreteria generale venne una prima volta rimaneggiata, con eliminazioni, con nuovi apporti e con razionale sistemazione, nel 1932, quando si dovette procedere a urgenti riparazioni al pavimento del salone soprastente. Lo stato attuale presenta un nuovo ordinamento che è stato imposto dai gravi danni arrecati dall'ultima guerra sia al locale che al materiale. Questo, recuperato e accortamente restaurato, è stato disposto, a cura della segreteria generale della Società,ne grande salone in modo da presentare, aggruppati secondo le varie fasi della rivoluzione risorgimentale siciliana, e cioè 1820 e 1821, 1836-1837, 1848-1849, i ricordi storici che la riguardano, ai quali fanno seguito rari cimeli e documenti della spedizione garibaldina. Di essi, parte erano stati presentati alla Esposizione Nazionale di Palermo del 1891-92, altri sono stati offerti da enti e privati cittadini. Vi sono armi di varie epoche, notevoli le spade artistiche donate a Garibaldi, la bandiera che sventolò sul Lombardo durante il viaggio dei Mille, cimeli, uniformi garibaldine e della Guardia Nazionale, busti in marmo e bronzo dovuti allo scalpello dei maggiori scultori dell'ottocento e del primo novecento: B. Civiletti, B. Delisi, E. Ximenes, A.Ugo, ritratti ad olio tra i quali di sommo pregio artistico quello del Marchese di Rudinì del Boldini, stampe clandestine, documenti preziosi dell'attività parlamentare e giornalistica della rivoluzionenel 48-49, la lettera di rinunzia da parte di Alberto Amedeo di Savoia, al trono di Sicilia, ecc. La sala dedicata a Francesco Crispi, sulla parte orientale del chiostro, è riservata ai ricordi di quel grande Siciliano donati in parte dalla Figlia Principessa di Linguaglossa. Vi è il suo scanno parlamentare, il tavolo di lavoro, suoi busti e ritratti, fotografie con dedica autografa di Garibaldi, di Verdi, di Carducci, di Pilo, di Mazzini, di Gustavo Modena, di Mameli, della Famiglia Cairoli, di Bismark, di di Gladstone. La guerra con la sua furia devastatrice aveva arrecato gravi danni a questa magnifica sede. Le incursioni aeree del 1942-43 fecero crollare un vano del Museo, colpirono il salone, mandarono in frantumi le vecchie vetrate istorate, alcune colonnine del chiostro furono infrante, oggetti e carte dispersi o distrutti, tutti i locali resi inabitabili, ingombri di calcinacci e rottami. Passata la bufera, si provvide a ricostruire e rifare i locali, restaurare le opere d'arte con l'aiuto del governo alleato prima, poi con quello assai più vistoso della Regione Siciliana e del Governo Centrale a mezzo dell'Ufficio del Genio Civile. Nel rinato fervore della ricostruzione, il Museo ricevette nuovo incremento con il miglioramento dei locali che richiedevano consolidamento e rifiniture. Nel 1961 si ebbe, quindi, un riordinamento totale e il 15 aprile dello stesso anno la sua riapertura ufficiale.Nei primi mesi del 2006 iniziano i lavori di ristrutturazione e di riconfigurazione espositiva del Museo con la conseguente chiusura fino al 29 maggio 2010, giorno in cui, contestualmente alla riapertura, si svolge il convegno "Garibaldi in Sicilia - 150 anni dopo". Alla presenza del presidente della Società Giovanni Puglisi, del direttore del Museo Nino Aquila, dell'assessore regionale ai Beni Culturali e all'Identita' Siciliana Gaetano Armao e del Rettore dell'Universita' degli Studi di Palermo Roberto Lagalla, si inaugura ufficialmente il Museo del Risorgimento "Vittorio Emanuele Orlando".
mercoledì 20 luglio 2016
La rivoluzione del 1821 in Piemonte
- Nella notte tra il 9 e il 10 marzo 1821 alcuni “federati” (una setta rivoluzionaria liberale diffusa in Lombardia e Piemonte), guidati tra gli altri dal colonnello Guglielmo Ansaldi e dal capitano Isidoro Palma, si impadronirono della cittadella di Alessandria e fecero insorgere il reggimento Dragoni del re e la brigata Genova; nella stessa notte fu costituita una Giunta provvisoria di governo della quale fu presidente Ansaldi stesso.Nel giro di due giorni la rivolta si propagò a Torino, dove il 12 marzo un gruppo di ufficiali fece insorgere il reggimento Aosta e si impadronì della cittadella: vi fu innalzata la bandiera con i tre colori della carboneria e fu proclamata la Costituzione di Spagna. Incapace di fronteggiare la situazione, Vittorio Emanuele I decise allora di abdicare e, dato che suo fratello Carlo Felice si trovava a Modena, nominò reggente il cugino Carlo Alberto.Disorientati dagli ultimi avvenimenti, i capi della cospirazione, animati da sincero lealismo dinastico, non riuscirono a frenare l'insurrezione che si era nel frattempo estesa ad Asti, Ivrea, Vercelli, Casale e ad altre città di provincia.La sera del 13 marzo, dopo aver ascoltato il parere del consiglio dei Decurioni di Torino e di alcuni ufficiali superiori che comandavano i reparti di guarnigione nella capitale, Carlo Alberto si convinse a concedere la Costituzione di Spagna, su cui giurò poi due giorni dopo. Il 16 marzo però il fratello di Vittorio Emanuele I, Carlo Felice, assunse da Modena la pienezza del potere regio e dichiarò illegittima la reggenza di Carlo Alberto e la Costituzione. Dopo aver tenuto per alcuni giorni un comportamento ambiguo ed aver nominato reggente del ministero della Guerra Santorre di Santarosa – capo assieme a Guglielmo Moffa di Lisio, Giacinto Provana di Collegno, e Carlo Asinari di San Marzano di una cospirazione che era stata scoperta a Torino i primi di marzo – Carlo Alberto partì quindi per Novara secondo gli ordini che gli erano stati precedentemente impartiti da Carlo Felice, e si unì alle forze controrivoluzionarie.A partire dal 21 marzo, mentre a Genova si formava un'amministrazione provvisoria favorevole al regime costituzionale, la Giunta di governo di Torino assunse temporaneamente tutti i poteri.In quest'ultima fase della rivoluzione l'anima del governo provvisorio divenne Santorre di Santarosa: nonostante i suoi enormi sforzi per riorganizzare l'esercito e per mobilitare la guardia nazionale in vista dell'imminente scontro con le forze fedeli a Carlo Felice e con il corpo di quindicimila austriaci accordato al re dalla Santa alleanza, la maggior parte della popolazione rimase indifferente, mentre molti, nell'esercito e nella burocrazia, temettero le future rappresaglie del re L'8 aprile si svolse quindi presso Novara un breve combattimento nel quale le truppe costituzionali furono vinte. Il giorno successivo gli austriaci occuparono Alessandria, mentre il 10 aprile, ad un mese esatto dall'inizio dell'insurrezione, le truppe fedeli a Carlo Felice poterono entrate a Torino.
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