/**/ Associazione Culturale e Sportiva "Giuseppe Garibaldi": Dio e popolo: la rivoluzione di Giuseppe Mazzini

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martedì 21 febbraio 2012

Dio e popolo: la rivoluzione di Giuseppe Mazzini


«E un popol morto dietro a lui si mise. Esule antico, al ciel mite e severo. Leva ora il volto che giammai non rise, Tu sol – pensando – o ideal, sei vero».
Sono le parole con cui Giosuè Carducci immortala la figura di Giuseppe Mazzini, uno dei personaggi più controversi, discussi e ammirati del Risorgimento.Il padre voleva che diventasse medico ma il giovane Giuseppe, nato a Genova nel 1805, svenne quando si trovò di fronte a un cadavere da sezionare. Intraprese quindi gli studi giuridici e divenne avvocato. Ma la sua vera passione era il giornalismo.Conoscitore profondo di letteratura, i suoi primi articoli sull’«Indicatore genovese» erano recensioni di libri patriottici.Colpito dalla censura del Regno sardo (di cui Genova era entrata a far parte dopo il Congresso di Vienna), Mazzini si affiliò alla Carboneria. Ma i fallimenti dell’attività carbonara, che peraltro lo portarono a espatriare a Marsiglia, lo indussero a lanciare un innovativo programma rivoluzionario, quello della Giovine Italia.L’attività di Mazzini, che era un repubblicano convinto, fu animata, per tutta la vita, da una profonda fede nell’inevitabilità dell’unità nazionale. Questa, infatti, era garantita da una missione che Dio stesso aveva assegnato al popolo italiano.Accanto a Dio, proprio il popolo è l’elemento che caratterizza l’attività patriottica di Mazzini. Soltanto il popolo, infatti, avrebbe potuto realizzare quel piano provvidenziale garantito e voluto da Dio. Non stupisce,quindi, che sui primi tricolori della Repubblica romana, di cui Mazzini fu uno dei maggiori esponenti, campeggiasse il motto “Dio e Popolo”.Ardua resta l’interpretazione della religiosità di Mazzini. Credeva certo in una divinità trascendente, ma è difficile pensare che questa si identificasse con una religione rivelata. Basti pensare, a titolo d’esempio, all’ostilità più volte dimostrata da Mazzini nei confronti del papato, definito «la base d’ogni autorità tirannica».Mazzini fu certo uomo d’azione, ma fu anche un fine pensatore politico che restò sempre fedele ai dettami della propria coscienza e alle convinzioni della propria ragione. Ad esempio, pur essendo eletto al Parlamento del Regno d’Italia, rifiutò la carica per non dover giurare fedeltà al re. Questa coerenza fu però pagata, spesso, con una grande sofferenza. Come nel caso della celebre “tempesta del dubbio”, periodo nel quale, durante gli anni Trenta e dopo i primi fallimenti della Giovine Italia, rimise in discussione la propria opera insurrezionale.Nonostante il Risorgimento non si sia compiuto come auspicato da Mazzini, egli fino agli ultimi anni rimase una spina nel fianco per avversari e nemici. Morì in clandestinità, a Pisa, nel 1872. La sua salma riposa nel cimitero di Staglieno, nella città natale.


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