/**/ Associazione Culturale e Sportiva "Giuseppe Garibaldi": La battaglia di Tolentino

Visualizzazioni totali

venerdì 24 febbraio 2012

La battaglia di Tolentino


Gioacchino Murat, re di Napoli, nel marzo del 1815 occupò la Toscana, Marche e Romagna. Il 30 marzo 1815 rese pubblico il Proclama di Rimini, con cui intendeva scatenare la sollevazione popolare contro gli Austriaci. Il proclama non ebbe però seguito, anche perché gli Italiani ben sapevano che Murat stesso era uno straniero, per di più imposto a suo tempo da Napoleone con la forza delle armi e dopo una sanguinosissima invasione.Le forze austriache costrinsero, dopo i primi scontri, i murattiani a ritirarsi verso sud. L'armata murattiana, forte di circa 15.000 uomini, 3.800 cavalli e 28 cannoni, si riunì quindi a Macerata, dove la sera del 30 aprile giunse re Gioacchino. Il suo esercito aveva problemi di rifornimenti,  e i soldati erano estenuanti dalla lunga campagna.Intanto, lo stesso 30 aprile, l'armata austriaca di Bianchi, forte di circa 12.000 uomini, 1.500 cavalli e 48 cannoni, si accampò in località Cisterna di Tolentino.Fu Murat a scegliere Tolentino come campo di battaglia, nel tentativo di dividere le due armate austriache, quella del maresciallo Bianchi e quella del generale Neipperg.All'alba del 2 maggio Murat prende l’iniziativa e mosse all’attacco lungo la vallata che porta a Sforzacosta. I murattiani sembrano prevalere e lo stesso maresciallo Bianchi venne accerchiato, finché intervenne a spezzare l’assedio uno squadrone di Ussari. Intanto il grosso dell'esercito murattiano, dopo vari combattimenti, prese possesso di Monte Milone (l'attuale Pollenza).Duri combattimenti, che si protrassero fino a notte inoltrata, si ebbero anche presso il fosso di Cantagallo ed il Castello della Rancia.  La prima giornata di battaglia si concluse quindi a favore di Murat, e indusse il maresciallo Bianchi ad assumere una tattica difensiva, ed a pensare addirittura ad un piano di ripiegamento su Serravalle.Il mattino del 3 maggio si presentò con una fitta nebbia che intralciò l’avanzata dell'esercito di Murat, che comunque riuscì a conquistare le alture di Cantagallo ed a far indietreggiare l'esercito austriaco. Lo scontro si concentrò presso il Castello della Rancia.Gli austriaci, situati sulle alture ed in assetto difensivo, attesero con fredda determinazione i francesi che avanzavano in formazione serrata, centrandoli quindi con un micidiale fuoco d'artiglieria. Ben presto gli assalitori  si videro costretti a ripiegare.Intanto giungevano a Murat dispacci sull'avvicinamento dell'altra armata austriaca, e dell’insurrezione filo-borbonica in Abruzzo. Rischiava di non poter raggiungere più Napoli. Ordinò quindi la ritirata generale, che ben presto si trasformò in un’irrimediabile rotta. Gli austriaci, nelle cui file militavano molti napoletani e meridionali, rimasero padroni del campo.


Nessun commento:

Posta un commento