/**/ Associazione Culturale e Sportiva "Giuseppe Garibaldi": Il Brigante Franceschiello

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domenica 9 ottobre 2011

Il Brigante Franceschiello

L’illustrazione riproduce la caricatura di Francesco II di Borbone, ex re di Napoli travestito da brigante. In questo modo l’infame propaganda del Nord cercava di far apparire il sovrano borbonico.

A tal proposito, voglio fare una mia considerazione: gli austriaci scacciati dall’Italia e vinti in diverse battaglia dai cosiddetti “Cacciatori delle Alpi”, nutrono un grande odio verso Garibaldi e quindi è logico che l’abbiano chiamato “Il Brigante Garibaldi”.
Facendo adesso il confronto con la caricatura di Francesco II, è logico che i suoi nemici piemontesi lo abbiano definito “Il Brigante Franceschiello”. Il vincitore cerca sempre di denigrare il vinto, con tutti i mezzi leciti e illeciti possibili. I piemontesi devono ringraziare il Signore che Ferdinando II sia morto nel 1859, altrimenti, forse …-
“A’ bon entendeur salut!”
Il brigante Caprariello di Nola
Il brigante Caprariello di Nola torturato, ucciso e tenuto per i capelli da un bersagliere per reclamare la taglia, ma anche come esibizione di un trofeo di guerra, monito per le future generazioni. Queste macabre esecuzioni su gente innocente del Sud avvenivano di continuo.
Scontro tra briganti e piemontesi
Briganti (in realtà meridionali fedeli al re Borbone) sorpresi dalle forze di repressione piemontesi e trucidati senza pietà.
Scontro a Monticelli tra piemontesi e briganti
Venivano definiti briganti, ma in realtà erano civili inermi senza alcuna colpa o eroi della resistenza borbonica che cercavano di difendere le loro terre e le loro famiglie dai soprusi e dalle sevizie delle truppe piemontesi.
A Gaeta Cialdini sperimentò la prima guerra batteriologica moderna infettando l’acquedotto di Monte Conca con carcasse di animali morti e provocando quella tremenda epidemia di tifo petecchiale che forse fu la vera causa che indusse il giovanissimo re Francesco II a porre fine all’assedio. La medesima tattica fu adottata durante la rivolta siciliana del 1866, per costringere alla resa quella Palermo che aveva osato ribellarsi alla nuova Italia.
Hanno scritto:
“Finiamola di definirci i “buoni” d’Europa, e nessuno dei nostri fratelli del Nord venga a lamentarsi delle stragi naziste. Le SS del 1860 e degli anni successivi si chiamarono, almeno per gli abitanti dell’ex Regno delle Due Sicilie, Piemontesi. Perciò smettiamo di sbarrare gli occhi, di spalancare all’urlo le bocche, a deprecare violenze altrui in questo e in altri continenti. Ci bastano le nostre, per sentire un solo briciolo di pudore. Noi abbiamo saputo fare di più e di peggio.” L’antica Fortezza di Fenestrelle, un autentico inferno per gli internati meridionali sottoposti ad una sconosciuta rigidità del clima, costretti in luoghi angusti, bui e alle torture sistematiche delle guardie carcerarie. Le sofferenze e le agonie di quelli rimasti fedeli al Regno delle Due Sicilie furono inaudite: deportati in massa peggio delle bestie, seviziati, massacrati e murati vivi. Tutto avveniva in un assurdo e incomprensibile silenzio che si vorrebbe far durare tutt’ora.
“Lo Stato italiano è stato una dittatura feroce che ha messo a ferro e a fuoco l’Italia meridionale e le isole, squartando, fucilando, seppellendo vivi i contadini poveri che scrittori salariati tentarono di infamare col nome di briganti.”

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