Nacque a Briana, nel Cadore, il 17 febbraio 1817. Frequentata l'accademia militare degli ingegneri di Vienna, ne uscì con il grado di alfiere e, in breve, conseguì quello di capitano, e fu di guarnigione a Venezia, dove entrò in contatto con molti patrioti, insieme con i quali divenne uno dei più accesi sostenitori della guerra contro l'Austria. La polizia austriaca non tardò ad avere sentore dei propositi del giovane ufficiale e, per allontanarlo dall'ambiente che influiva su di lui e per poterlo meglio sorvegliare, lo trasferì nella città austriaca di Graz. All'inizio delle insurrezioni del 1848 il capitano Calvi lasciò in segreto Graz e si diresse dapprima a Trieste e poi a Venezia, e venne nominato primo tenente nelle truppe che il governo provvisorio stava organizzando. Gli venne affidata la resistenza nel Cadore, e il Calvi si coprì di gloria a Venas e a Oltrechiusa, dove combatté contro duemila Austriaci, e poi ancora nei pressi di Longarone; sconfisse i nemici a Rovalgo, al Boite, in Val di Rendimera.
Ma la mancanza di armi, di munizioni e di viveri lo costrinse ad abbandonare il Cadore, e il Calvi, con la generosità consueta, corse a difendere Venezia. Caduta la città, andò in esilio in Grecia e, successivamente, in Piemonte. Nel 1852 il Mazzini gli affidò la carica di «commissario organizzatore delle province del Cadore e del Friuli», nella speranza del Successo di un moto rivoluzionario che avrebbe dovuto Sollevare l'Italia settentrionale e propagarsi in tutta la Penisola. Dopo affannosi tentativi di organizzare altre insurrezioni, sempre per ordine del Mazzini penetrò in Lombardia.
Mentre il Calvi si trovava a Cogolo, in Val di Sole, venne, con alcuni amici, arrestato.
Il 17 maggio 1855 fu condannato a morte ed egli affrontò con estremo coraggio e grande dignità la prova, dichiarando «di incontrare lieto la morte, proclamando i n faccia al patibolo che quello che aveva fatto l'aveva fatto di sua certa scienza e coscienza». Venne impiccato a Mantova il 4 Luglio 1855.
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